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Mazzarri: “Il Napoli è un club importante, tornerebbero tutti volentieri, ma non ho sentito nessuno!

Walter Mazzarri, ex allenatore, tra le altre, di Napoli, Inter e Cagliari, ha rilasciatoun’intervista al Corriere dello Sport:

 

Superati i 60 si riesce a maturare ulteriomente?

 

“Sono partito da meno di zero. Ho pensato esclusivamente al campo, tutto il resto lo consideravo, più che accessorio, inutile. Pensavo che dovesse bastare il campo e ho sbagliato. L’età e le soste volute o forzate mi hanno aiutato, sono cambiato, un cambiamento naturale”.

 

Ho letto che ti saresti proposto al Napoli.

 

“Il Napoli che mi piaceva tanto l’anno scorso con Spalletti me lo sono studiato a memoria. Conosco tutti i movimenti che facevano, questo fa parte di me. Ma finisce qui. Non ho sentito nessuno del Napoli. Sono balle”.

 

I quattro anni a Napoli restano indimenticabili.

 

“Da quando è presidente De Laurentiis sono quello che c’è stato più a lungo. Voglio solo dire che con lui ho avuto un rapporto stupendo. E se fosse stato per De Laurentiis sarei rimasto tanti anni ancora, come si usa in Inghilterra. Però, lo dissi anche a suo tempo, dopo quattro anni se non cambi tutti i giocatori o non ne cambi tanti, diventi troppo prevedibile. È anche una questione di linguaggio. Pensai che fosse quello il momento di andar via”.

 

De Laurentiis non è esattamente un presidente facile.

 

“Sai cosa ti dico? Io sono uno stakanovista, quando lavoro sono un martello, anche per questo mi sono concesso delle pause. Lui mi chiamava, almeno i primi tempi, alle 6 del mattino, massimo le 6.30, e mi faceva un favore. Alle 9 ero già al campo per l’allenamento e il confronto era stato pieno, completo. Con lui avevo un rapporto diretto, gli spiegavo cosa avrei fatto, insomma trovammo una sinergia importante”.

 

Occhio, Walter. Un giorno confessasti che ogni volta che compariva “presidente” sul display del cellulare ti veniva l’ansia.

 

“Questo sinceramente non lo ricordo, però può anche essere che nei momenti di maggiore pressione… Ogni tanto è necessario fermarsi. Per riflettere, aggiornarsi, analizzare i cambiamenti del calcio. “Stai attento”, ripeteva Ulivieri all’inizio. “Ti sembra che il calcio sia sempre uguale, ma se non stai sveglio ogni quattro o cinque anni c’è sempre qualcosa di nuovo”. Devo dire che aveva ragione. Quindi è possibile che a Napoli avvertissi uno stress particolare, in fondo venivo da esperienze minori, avevo fatto Acireale, Pistoiese, Livorno, Reggina, Sampdoria. Non avevo vent’anni di carriera in grado di sostenermi. Non ero abituato alla pressione di una piazza così. Anni fantastici, però: sono arrivato e subito il record di Bigon. Se non sbaglio, 16 risultati utili con una squadra che avevo preso al sestultimo posto. Una cavalcata incredibile, il primo anno, poi il secondo, poi il terzo, poi il quarto, crescevamo sempre e siamo arrivati in Champions”.

 

Oggi qual è il calcio più vicino al tuo ideale?

 

“Il Napoli di Spalletti, beh, quello piace a tutti, io il 4-3-3 non ho mai potuto farlo perché non avevo i giocatori adatti. L’anno scorso il Napoli ha trovato un’alchimia incredibile. Ha fatto un calcio bello, bellissimo. Il 4-3-3, con tutti i movimenti delle catene di destra e di sinistra, i terzini che, a volte, invece di allargarsi costruivano da dentro. Insomma, tante novità e il Napoli le ha assimilate meglio di altri. Sia chiaro, anche Pioli col Milan ha mostrato cose nuove: faceva impostare i terzini da dentro e allargava le mezzali, gli esterni”.

 

A Napoli torneresti.

 

“A Napoli vorrebbero tornare tutti perché è una squadra forte, il club è diventato importante. Napoli è un posto affascinante. Se dovessi avere, come ho avuto, delle chance di rientrare, mi piacerebbe trovare gente disposta a capire il calcio che intendo fare. Mi piace insegnare, migliorare i giocatori, impostare un lavoro serio. Programmare: chiedo troppo?”.

 

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