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Lotito e De Laurentiis contro Marotta: la Serie A divisa in tre sul tornare a giocare

La discussione in Lega calcio non è più quando tornare a giocare, ma se farlo oppure no. E’ quanto riporta oggi il Corriere della Sera  spiegando che sull’argomento i club di Serie A sono quanto mai divisi.

Ormai esistono tre fronti, spiega il quotidiano milanese: chi vuole riprendere (Lazio, Napoli, Roma, Sassuolo, Cagliari), chi è più deciso nel voler congelare la classifica (Milan, Inter, Sampdoria, Genoa, Brescia) e chi ha posizioni più moderate, tra queste la Juventus.

Nella video riunione di Lega di ieri c’ è stato un nuovo scontro. Protagonista ancora il presidente della Lazio, Claudio Lotito, che aveva già discusso con Andrea Agnelli ed Enrico Preziosi.

Il patron biancoceleste e il presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis, hanno attaccato l’ ad dell’ Inter, Beppe Marotta, accusato di non voler ricominciare a giocare. «A te che te ne frega, tanto hai già mandato via tutta la squadra».

Il dirigente nerazzurro, pacato per indole, continua infatti a tenere la linea consigliata dai medici: non ricominciare gli allenamenti.mStavolta ha risposto a tono, sostenendo che le scelte in casa nerazzurra non sono di competenza altrui.

Nella bagarre si è inserito via social network anche il tifoso juventino Lapo Elkann, che via Twitter, ha attaccato in modo ironico il patron biancoceleste. «Lotito ha una laurea in virologia o in statistica? Ci illumini. L’ ottimista spesso non è altro che un pessimista male informato».

Il presidente della Juventus Agnelli (cugino di Elkann) si era già scontrato con Lotito e sembrava fermo nel non voler ripartire. Tendenzialmente è sempre su quella posizione, ma in modo meno netto, anche per il ruolo ricoperto nell’Eca (l’associazione europea dei club), non secondario rispetto all’ Uefa. Impossibile pensare di schierarsi contro la ripresa del campionato se poi l’ idea è terminare le coppe a luglio.

Oggi è in agenda un incontro tra le leghe europee su calendari, date del mercato e gare a porte aperte oppure chiuse.

In ogni caso non spetterà alla Lega decidere se ricominciare o meno, ma al governo prima e, in seconda battuta alla Figc. Il nodo principale restano i soldi legati ai diritti televisivi: se non si gioca il rischio è di non immettere liquidità nelle casse dei club e mandare il sistema in default.

Se poi dovesse davvero arrivare il congelamento della serie A bisognerà trovare una soluzione per la prossima stagione: l’ ipotesi di ripartire in A con 22 squadre e in B con 24 non è poi così remota.

Oggi la Figc incontrerà le componenti federali, tra cui giocatori, allenatori e arbitri, per fare il punto. Domani invece presenterà al governo le proposte per gli interventi da adottare per salvare il sistema calcio.

Del taglio degli stipendi se ne parlerà più avanti, l’ intenzione della Figc è però tutelare i più deboli. Al governo sarà chiesta la cassa integrazione per quei giocatori, in stragrande maggioranza di serie B e C, che hanno un reddito non superiore ai 50 mila euro.

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