Nel primo giorno di ritiro dell’Italia a Coverciano ed in vista del delicato doppio confronto con la Svezia ha parlato così il ct azzurro Giampiero Ventura. Ecco le sue parole, riportate da Tuttomercatoweb:
Jorginho? “Avevo detto che non veniva chiamato perché ci schieravamo in campo in un modulo che non prevedeva il suo ruolo. Siamo di fronte a una doppia sfida importantissima, in 72 ore ci giochiamo i mondiali e abbiamo la possibilità di fare delle scelte. Poi il suo ruolo nel Napoli è arrivato dopo un anno e mezzo di lavoro”.
Ritorno al 3-5-2? “Il modulo è secondario, conta come giochiamo a livello di approccio e motivazione. Loro sono reduci da due infortuni, uno più grave, mentre Immobile per fortuna ieri non ha giocato. Sono cose che fanno parte del nostro lavoro, però è una partita troppo delicata per porsi questi problemi”.
Sulla vigilia da dentro o fuori.
“È un momento importante, per me in assoluto e per la mia storia. Ma anche per i giocatori: alcuni possono iniziare un ciclo e altri finirlo. È importante per tutti, poi tutto il resto è figlio del nostro lavoro. C’è determinazione, e anche la convinzione di poter fare bene, dovuta alla grande disponibilità e voglia dei calciatori, tutti compresi. E poi l’affetto dei tifosi: li ringrazio, l’Italia risponde al momento di bisogno”.
Dove poter migliorare la Nazionale.
“Aspettiamo queste due partite e poi riflettiamo. Prima della Spagna eravamo reduci da tante vittorie consecutive con diverse buone partite. Dopo quella gara, per come è arrivata la sconfitta, sono arrivate tante critiche, da accettare soprattutto se costruttive, che hanno tolto qualche piccola certezza che stava crescendo. Ci possono stare, credo che fossero figlie di quel momento. Però sono cose alle spalle, oggi c’e la voglia di fare queste due gare. Andremo ai Mondiali, poi risponderemo alle critiche”.
Sulla possibilità di stupire e sugli attaccanti.
“Non c’è da stupire, ma da andare ai Mondiali. Zaza ha avuto un percorso: l’abbiamo recuperato quando era ai margini in Inghilterra, ora sta facendo bene in Spagna. Credo che questi passaggi abbiano contribuito a una sua ulteriore maturazione, penso che sia un giocatore migliore rispetto all’europeo, a livello mentale”.
Oggi ha pranzato con Tavecchio. Siete tutti sulla stessa barca?
“Non ho mai preso in considerazione l’idea di non andare ai Mondiali. Io non ho mai avuto neanche la sensazione di essere lontano dalla federazione, la ringrazio perché in questi miei due anni mi sono stati vicini, non posso che ringraziarli. È evidente che abbiamo l’obiettivo da centrare, una volta fatto penso che ci siano i presupposti per fare qualcosa di più importante. Io non penso a non andare ai Mondiali, ma agli stage, alla Russia, ora soprattutto alla Svezia”.
Quanto conta l’esperienza in queste partite. E come preparare una finale da 180 minuti.
“Conta. Abbiamo fatto esordire tanti giocatori, ma in due partite come queste l’esperienza incide. Le due partite in 72 ore spiegano anche come mai siamo in 27. A parte gli acciaccati, abbiamo quattro diffidati e dobbiamo essere pronti. Abbiamo 72 per andare ai Mondiali, ci andiamo con questo gruppo”.
Avverte il supporto del Paese?
“Beh, penso che l’Italia non abbia mai deluso e noi non dobbiamo deluderla ora”.
Cosa temere di più della gara di andata in trasferta.
“Sono le solite cose che si dicono, non conta giocare prima o dopo fuori. Conta fare bene, non penso che giocare in casa o trasferta cambi, anche perché la Svezia ha un atteggiamento che esula dal giocare in trasferta o in casa. Sono molto organizzati, sappiamo cosa fanno e c’è la possibilità di replicare”.
L’esclusione di Pellegrini.
“È una valutazione fatta in questo momento, viste le condizioni. Pellegrini fa parte del gruppo, è come se fosse qui con noi. Dovevamo fare una scelta finalizzata alla possibilità di muoversi su più fronti”.
Torna El Shaarawy.
“Sono contento, magari ora Il Mattino mi chiederà di Insigne. Sono contento per lui, non è una sorpresa per me. La prima volta che è venuto qui con noi non attraversa un bel momento, ci siamo guardati dentro per capire qual era la strada per migliorare. Sono felice per lui, per la Roma e per la Nazionale”.
Sulla crescita del calcio italiano.
“C’è da fare una premessa. Il Napoli gioca con due italiani al massimo. Una volta c’erano i blocchi, qui oggi quando va bene ce ne sono tre. Stiamo parlando di un momento del calcio italiano un po’ particolare. Ne prendiamo atto, e per questo abbiamo iniziato un discorso molto più ampio con le varie convocazioni costruite in casa tipo Verdi o Pellegrini”.
Come ha trovato il gruppo.
“Dovrei fare un gesto scaramantico ma ho trovato un gruppo molto voglioso e motivato. La Svezia è quella, non credo cambi molto. Non c’e Ibra ma Toivonen, giocano in un modo che risponde al loro dna. Non conta la Svezia, conta quello che faremo noi”.
Che Italia dovrà essere.
“Se posso, l’Italia. Quella che quando si gioca qualcosa di importante c’e sempre stata”.
Cosa vi siete detti con Tavecchio?
“Mi sento spesso con lui, non c’era bisogno di dirsi qualcosa di specifico, è venuto per i giocatori che avevano voglia di incontrarlo. C’e una grande compattezza di gruppo, siamo nella normalità”.
Meglio giocare bene e perdere o giocare male e vincere?
“Sarri ha detto che vorrebbe vincere lo scudetto fumando. L’ideale sarebbe vincere giocando bene. In Spagna se vinci giocando male ti esonerano. In Italia contano i risultati, il resto viene dopo. Chiesta così è antipatica, è un discorso molto astratto secondo me”.
Jorginho chiamato anche per evitare il rischio Brasile? Romagnoli escluso?
“Su Jorginho non c’ è politica, sta solo facendo bene. Romagnoli lo stiamo aspettando, viene da un momento complicato a livello fisico, adesso sta giocando e quindi è evidente che lo stiamo aspettando, è il futuro della Nazionale e lo sa”.
Ha detto andiamo al Mondiale e poi faremo cose più grandi. Fin dove si può sognare?
“In questo momento non dobbiamo sognare, ma preparare la partita con lucidità e determinazione. Poi ho un sogno, quello di allenare la squadra per venti giorni. Per far sì che succeda dobbiamo andare ai Mondiali”.
Ha già una squadra in testa?
“Beh, sennò non farei l’allenatore. 4-2-4 non è un’ossessione, abbiamo giocato con altri moduli negli ultimi anni. Senza entrare in merito a numeri e moduli, guardiamo al futuro: se c’e stato un periodo senza esterni non si poteva giocare con gli esterni. Se il calcio italiano produce esterni, giochi con gli esterni. Svezia a parte, il lavoro dipende dal materiale che hai”.
Su Insigne.
“Non possiamo prescindere da nessuno, se sono qui possono dare un contributo importante. Non ci avventuriamo in discorsi che non hanno senso, se avessi la certezza di vincere con Donnarumma centravanti giocherei con Donnarumma centravanti”.
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