Allegro, leggero, vanitoso. Eccolo il Diego versione 2017. E quella di ieri è la cronaca di un giornata degna del D10S. In cui fa pace anche con il suo eterno nemico, Corrado Ferlaino. «Domattina ho un aereo alle 9…». Non è neppure finita la cena di gala all’hotel Vesuvio, non ha ancora terminato la lunga chiacchiera con Aurelio De Laurentiis, che già con la testa è al giorno dopo. «Sì, andiamo». Ma no, non è possibile. Come fa? «Lui è Diego», risponde uno di quelli che vive nella sua ombra. Dove si va? A Firenze, Palazzo Vecchio, per l’Hall of Fame del calcio italiano. All’ultimo istante, secondo lo stile di Maradona. La Figc offre il volo privato, lui balza dentro l’aereo alla 9.15 precise. Con meno di 3 ore di sonno sulla spalle e una serata faticosa sul groppone. Un fenomeno. Il fenomeno. «Sono felice di essere qui tra di voi, una volta questi premi agli stranieri non li davano». Chissà a quali premi si riferiva, l’ex Pibe de oro. Ma lui è lì, a Firenze. E tutto il resto là attorno è poca roba. Anche se ci sono Falcao, Maldini, Antognoni, Paolo Rossi, Ranieri e così via: lui arriva e illumina qualsiasi cosa, rendendo gli altri corpi celesti nel giro di un migliaio di chilometri poca roba. Arriva scortato, a malapena riesce a salutarlo il padrone di casa, il sindaco Nardella. E altrettanto a malapena riesce ad allungargli la mano il suo vecchio presidente, Corrado Ferlaino, gli eterni duellanti in quei meravigliosi anni 80. I due però riescono a salutarsi. L’ingegnere è lì, perché poiché fa parte della Hall of Fame, è chiamato a tutte le manifestazioni. «Ho fatto in tempo a salutarlo, a chiedergli come sta. Siamo stati pochi secondi assieme ma è stato un bel momento. Come sempre era circondato da guardie del corpo, è entrato e uscito da una porta secondaria. È sempre il più grande di tutti». Ferlaino si tuffa nel passato. «Diego ha dato tanto a me e ha dato tanto a Napoli: prima di lui potevamo vincere lo scudetto almeno altre due o tre volte ma alla vigilia delle partite importanti ci dicevano: tanto le perdete. È arrivato lui e prima di ogni match decisivo ci dicevano: questa la vincete sicuro. Io voglio bene a Maradona. E gliene vorrò per sempre». Non una banalità. «Spero di incontrarlo prima o poi a cena da solo: indosseremo un bel paio di guantoni e finalmente ci diremo tutto quello che avremmo dovuto dirci trent’anni fa. Ma lo ringrazierò sempre: lui ha voluto Napoli e il Napoli per questo la gente lo ama ancora e per sempre. Lui è l’ambasciatore del Napoli con o senza incarico da parte della società. E lo sarà per sempre», conclude compiaciuto l’ex presidente dei due scudetti.
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