La discreta vocazione alla manovra del Napoli di Ancelotti non viene meno nemmeno in questa strana serata dove la squadra scende in campo ben sapendo di avere la Juve in orbita in un’altra galassia. Poco importa. È una corsa a sé, come il ciclista che si stacca dal gruppo ma sa che davanti l’uomo in fuga solitaria è irraggiungibile. D’altronde, c’è il secondo posto da blindare, e bisogna farlo il prima possibile, perché l’Europa League sta entrando nel vivo e i prossimi avversari non saranno più gli ingenui giovanotti svizzeri dello Zurigo. Insomma, per un bel po’ di sani motivi, il Napoli mette il Toro al centro dell’arena e comincia a stuzzicarlo. Ma nel primo tempo quello che viene meno è la concretezza. Perché gli azzurri hanno dimostrato una imperdonabile tenerezza nell’area avversaria. Ancora una volta. Ancelotti deve guarire questo vizio, ora che la stagione europea non darà più prove d’appello (e dopo aver pagato a caro prezzo le amnesie offensive dei suoi in Champions). Milik è il principe del gol che è diventato ranocchio: è incredibile quello che riesce a sbagliare sotto porta, a due passi da Sirigu.
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