A volte la realtà rimpicciolisce i sogni. Solo alle 16,10, quando varca il cancello di Castel Volturno, solo in quel preciso istante, Maradona può dire di essere tornato veramente a casa. Anche se qui non c’è mai stato, perché la sede del club azzurro, in quei tempi del suo regno, era a Soccavo. Ma dopo 4 giorni in giro per Napoli, ecco che Sua Maestà va a salutare i suoi piccoli eredi, quelli che adesso si spartiscono il cuore dei tifosi azzurri. Il cuore che è ancora tutto di Diego. Una intera squadra lo ha accolto con un urlo estasiato, interrompendo l’allenamento, mandando al diavolo schemi, dettami tattici e tutto il resto. «Ragazzi c’è Diego, andiamo ad abbracciare il nuovo acquisto», dice un Sarri che stranamente si lascia andare a un sorriso. Chi mai si può far amare così, come Maradona? Il Napoli lo ha accolto per quello è: un faraone, il Tutankamen del pallone. Sarà assurdo, irrazionale. Ma è tutto bellissimo. Perché Diego torna nel suo Napoli, nella sua casa: altro che Itaca, Penelope, Argo. «Oggi mi sono sentito di nuovo un giocatore del Napoli», ha sospirato l’ex Pibe. Ed è per questo che in alcuni momenti Diego appare un po’ spaesato, sorpreso da tutto questo delirio. Persino la corsa di Sarri verso di lui deve averlo quasi impaurito. Ma il tecnico è in uno slancio di affetto autentico. E fa persino il gesto dell’inchino: «Oggi si avvera un sogno, è arrivato il mio dio». E lo dice sul serio, il vecchio Maurizio. Maradona viene scortato da una ventina di ragazzi abituati a farsi fotografare in quanto idoli e non di essere loro quelli che fanno le foto. Jorginho prende il telefonino e scatta un selfie (che pubblica sul suo profilo twitter). Tutti si mettono in fila per il saluto: una fila disordinata e sconfusionata, da Hamsik ad Albiol, da Zielinski a Milik. Maradona va in giro per Castel Volturno «scortato» di volta in volta da uno dei campioni di adesso. Mertens sospira: non sto nella pella. È una processione che dura oltre trenta minuti. Ed è una visita che trasmette adrenalina, regala entusiasmo a un gruppo che va all’assalto dello scudetto in punta di piedi e senza nessun Maradona nel gruppo. «Non avete bisogno della mia carica, vi vedo belli carichi: la gente qui è unica al mondo, se dovesse vincere il campionato neppure potete immaginare che cosa sarà capace di regalarvi». È un vincente che non mette distanze, ma che nella vita si è sempre arrabbiato ogni volta che gli ricordano le regole. È una giornata particolare, di quelle che Sarri e tutto il Napoli ricorderanno a lungo: il quartier generale di Castel Volturno ospita i vari amici degli amici al suo interno. Quando Diego appare sul campo di gioco dalla pinetina che dà sul campo numero uno, dove il Napoli si allena, si alza il coro «Ho visto Maradona, ho visto Maradona, uè mammà innamorato sono»: sono i ragazzini delle giovanili che assistono alla scena da lontano.
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