Urna Champions clemente per il Napoli che, come squadre di prima fascia, evita le big Barcellona, Real e Bayern e pesca un più abbordabile Benfica. Una sfida, quella contro il team portoghese, che non è un inedito in Europa. Gli azzurri hanno infatti già affrontato il Benfica nella Coppa Uefa 2008/09, dove uscirono sconfitti nel doppio confronto del Primo Turno. Diversi anni sono passati da quella sfida, con entrambe le squadre che sono molto cambiate. Andiamo quindi a scoprire nel dettaglio Le Aquile di Lisbona.
LA STORIA – Club più titolato di Portogallo e tra i più titolati in Europa, il Benfica, o meglio lo Sport Lisboa e Benfica, nasce nel 1908 dalla fusione tra la squadra calcistica dello Sport Lisboa e la società polisportiva, attiva soprattutto nel ciclismo, del Grupo Benfica. Il connubio tra queste due realtà è ancora ben visibile nello stemma societario che incorpora sia l’aquila simbolo dello Sport Lisboa sia la ruota di bicicletta che rimanda alle origini ciclistiche del Grupo Benfica.
La nuova società diventa immediatamente tra le più vincenti di Lisbona prima e del Portogallo poi. Il periodo d’oro del club risale comunque agli inizi degli anni ’60 quando il connubio tra l’allenatore ungherese Bela Guttman e il calciatore monzambicano Eusebio consente al Benfica di diventare uno dei club più forti d’Europa. In quegli anni arrivano svariati titoli nazionali, ma soprattutto le due Coppa Campioni. Dopo il secondo successo avviene quella che è conosciuta come la “maledizione di Bela Guttman”. L’allenatore artefice dei successi europei chiese alla società un sostanzioso premio per la conquista del trofeo e, vistoselo rifiutare, se ne andò sbattendo la porta. Non prima di aver lanciato una “maledizione” sulle Aquile. “Non vincerete mai più in Europa”. Da allora il Benfica, nonostante abbia continuato a vincere in patria, ha collezionato una sequela impressionante di finali perse (ben 8 in poco più di cinquant’anni). Addirittura nel ’90, prima della finale persa contro il Milan, Eusebio andò sulla tomba di Bela Guttman a chiedere la fine della maledizione. Inutilmente
LA ROSA – Una rosa ben amalgamata, con l’età media non troppo alta, composta da diversi giocatori nel giro delle nazionali. Questo è in sintesi il parco giocatori del Benfica. Tra i pali l’ex Inter Julio Cesar guida la difesa composta dal connazionale Jardel e dallo svedese Lindelof. Subito dietro, pronto a far valere la sua esperienza partendo dalla panchina, il capitano Luisao. A completare la linea a quattro nel 4-4-2 di Rui Vitoria ci pensano i terzini Grimaldo e Semedo. Centrocampo composto invece dal mediano serbo Fejsa e dal giovane trequartista recentemente acquistato dal Vitoria Setubal Andrè Horta. Le fasce sono invece presidiate dall’altro pezzo pregiato della campagna acquisti del Benfica Cervi e da Pizzi, considerato uno dei giocatori più talentuosi delle Aquile. Pronti a subentrare altri due nuovi acquisti di questo mercato, l’argentino Oscar Benitez e il peruviano Andrè Carrillo. In avanti la coppia titolare dovrebbe essere Jonas-Mitroglu. Il primo però al momento è infortunato e quindi il compito di affiancare l’attaccante greco spetto o Jimenez o al giovane Guedes.
L’ALLENATORE – Una carriera da calciatore spesa a battagliare nelle serie minori. Così si può riassumere il percorso di Rui Vitoria prima di sedersi sulla panchina del Benfica. Una carriera da allenatore iniziata al Villafranquense, ma ha avuto una svolta quando proprio il Benfica decise di affidargli la guida delle giovanili. Poi Fatima, Pacos de Ferreira, ma soprattuto la Coppa del Portogallo vinta con il Vitoria Guimaraes, vera e propria sliding doors della carriera di Rui Vitoria. È stato quello infatti il successo che ha permesso al tecnico di venir notata dalla sua ex squadra che ha deciso di riportarlo a casa. Primo anno concluso con la vittoria del campionato, della Coppa di Lega e della Supercoppa, grazie ad un 4-4-2 alle volte pragmatico, alle volte scoppiettante che vede nei suoi terminali offensivi (Jonas e Mitroglu) i punti di forza.
LA STELLA – Nonostante attualmente risulti ancora infortunato, con i tempi di recupero sconosciuti, la stella della formazione lusitana non può che essere il brasiliano Jonas Goncalves de Oliveira, uno in grado di battagliare lo scorso anno con Higuain e Suarez per la Scarpa d’Oro. Per lui parlano i numeri 68 reti in 82 presenze con la maglia del Benfica. Numeri impressionanti per uno che anche nelle esperienze precedenti (al Valencia e al Gremio) è raramente andato sotto la doppia cifra in campionato. La sua momentanea assenza (colmata al momento dall’acquisto di Mitroglu) è un duro fardello per il Benfica, pronto ad accogliere a braccia aperte il suo ritorno.
LO STADIO – Chiamato dai tifosi A Catedral l’Esadio da Luz è, con i suoi 65mila posti il principale impianto sportivo della città di Lisbona. Inaugurato nel 2003 in sostituzione dell’omonimo vecchio impianto il da Luz ha ospitato la finale degli Europei del 2004 oltre alla finale di Champions League del 2013/14 tra Real e Atletico.
I TIFOSI – Essendo una delle tre grandi di Portogallo il Benfica è, assieme a Porto e Sporting, una delle squadre più tifate della nazione. Un tifo trasversale, che non si limita alla sola città di Lisbona. Tra questi tre club esistono accese rivalità con il match tra Porto e Benfica che è definito O Clasico in quanto match simbolo tra le due squadre portoghesi più tifate. Esiste anche uno stretto rapporto di amicizia tra i tifosi del Benfica e quelli del Torino, nato a seguito della tragedia di Superga, dove i giocatori del Grande Torino trovarono la morte al ritorno da un’amichevole proprio contro il Benfica.
Servizio a cura di Giancarlo Di Stadio
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