Fabio Quagliarella è un uomo che finalmente è tornato a sorridere, un leader ritrovato, un attaccante che sta vivendo una seconda giovinezza, con 11 gol in qesto campionato. Domani incrocia ancora il suo Napoli, con la Sampdoria. Ecco uno stralcio delle sue dichiarazioni rilasciata ad “Il Mattino”:
Cosa è mancato al Napoli per vincere?
«Il Napoli sta consolidando un percorso: mentale, tecnico, tattico. Il tutto subito nel calcio può essere casuale, mentre è la costruzione nel tempo che porta al risultato. E il Napoli lo fa attraverso un gioco spettacolare».
Come si vedrebbe nella squadra di Maurizio Sarri?
«In panchina!» (ride di gusto, ndr).
Quagliarella, senza l’incubo di quello stalker, la sua carriera sarebbe stata diversa?
«Istintivamente mi viene da rispondere sì, e il punto di riferimento è il rapporto con Napoli, con il Napoli, con la gente della mia terra. Però sono orgoglioso di quello che ho saputo fare, non ho mai messo me stesso davanti agli interessi della squadra, adesso mi godo la stima dei colleghi e della gente, il rapporto sincero instaurato con la Samp e con i suoi tifosi».
Dopo la sentenza che ha condannato il suo stalker, ha sentito De Laurentiis?
«So che, prima o poi, capiterà l’occasione: succede sempre così, tra uomini».
L’incubo per la sua famiglia a Castellammare ore è finito?
«Papà e mamma sono i veri vincitori di questa brutta storia. Hanno dimostrato di essere più forti di tutto e di tutti. Sono orgoglioso di avere dei genitori così».
Il suo stalker le ha chiesto perdono?
«Raccontando ciò che è successo, ho voluto lanciare un messaggio, soprattutto per i ragazzi, per le donne, per tutti quelli che vivono una vita normale che può essere rovinata da altri e che magari non hanno, come ho avuto io, la fortuna di essere un calciatore professionista. Volevo dire alla gente che non bisogna mai abbassare la testa, che bisogna avere il coraggio di denunciare, di affidarsi agli organi di giustizia competenti».
Quale, tre le tante accuse, le faceva più male?
«La paura che si era insinuata nella vita di mio padre e di mia madre».
Hamsik è ancora uno degli uomini chiave?
«È diventato un centrocampista universale. Ha sempre rispettato la maglia del Napoli».
Vorrebbe indossare la maglia del Napoli anche solo per un’altra volta?
«Il 12 marzo, quando i tifosi hanno esposto quello striscione, è come se l’avessi indossata nuovamente. La sera prima avevo vinto il secondo derby stagionale a Genova, il giorno dopo ero seduto davanti alla tv ed è stato come ritornare in campo al San Paolo. Poi il futuro non posso mica prevederlo».
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