Marco Capparella è stato uno dei protagonisti della rinascita azzurra. L’ex attaccante ha contribuito, sin dal primo anno, alla scalata del Napoli dalla C alla A, collezionando 51 presenze e siglando reti importanti. Ed è per questo che ieri era alla presentazione del “Romanzo sul grande Napoli” di Sarnataro e Materazzo.
Marco che effetto fa essere presenti a questo evento
Sicuramente per me è molto significativo questo invito ricevuto. Ho sfogliato il libro e non nascondo che la mia attenzione è caduta sulle nostre annate. Quelli per me sono stati anni fondamentali e gratificanti. Per me è un onore far parte della storia di un club come il Napoli.
I primi tempi non sono stati semplici: si trattava di una società tutta nuova e senza strutture
Già, i primi tempi sono stati duri. Non avevamo una sede fissa per gli allenamenti, ad esempio. Ma il nostro gruppo era speciale ed abbiamo affrontato le avversità generali con la giusta determinazione.
Un momento da ricordare?
Ridurre tutto ad un solo momento non mi sembra il caso. In azzurro ho vissuto attimi indimenticabili. Già dal mio arrivo che fu davvero speciale. Eravamo a Gricignano d’Aversa ad allenarci e quel giorno c’era un mare di gente ad accoglierci.
Un aneddoto che ti lega ai tifosi azzurri?
Certo! Ero in giro per Napoli, dovevo comprare delle scarpe. Entrai nel negozio e l’addetto alle vendite mi disse: “Hai visto cosa hai combinato?”. Io non mi ero accorto di nulla, giuro, ma fuori al negozio c’erano decine e decine di persone a scattare foto e ad aspettarmi per un autografo.
Prima dicevi che hai vissuto tanti momenti importanti, uno è l’esordio in A con l’azzurro a San Siro.
Quella fu una serata speciale per me. Mister Reja mi diede la possibilità di subentrare a partita in corso nello stadio che sognavo da bambino. Fu un’emozione incredibile, anche se poi alla fine non andò bene quella partita.
Nella tua esperienza a Napoli, però, ci sono anche brutti ricordi
Sì, purtroppo ci sono stati momenti bui. Su tutti c’è sicuramente quella partita maledetta di Avellino, che ci condannò ad un altro anno di Serie C. In quell’occasione la delusione era un po’ il sentimento di tutti, di giocatori, tifosi, società. Però col senno di poi, probabilmente è stato meglio così: abbiamo avuto modo di formarci e di crescere come società e come squadra ancora in Serie C.
Insigne o Mertens?
Sono due attaccanti che per caratteristiche mi somigliano. Stiamo parlando di due calciatori fantastici che il Napoli può vantarsi di avere per sè. Ma direi che tutto l’organico a disposizione di mister Sarri sia di grande livello.
Ecco l’assist per l’ultima domanda: il Napoli può farcela quest’anno?
So che da queste parti la scaramanzia regna su tutto, ma il Napoli non può nascondersi. L’allenatore ha trovato la giusta quadratura di un gruppo che quest’anno pare si diverta di più. C’è da dire comunque che quest’anno la Serie A è davvero competitiva. Il Napoli concorrerà con le altre per la lotta al titolo fino alla fine.
A cura di Stefano D’Angelo
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