Marten De Roon, centrocampista dell’Atalanta, è stato intervistato dal Corriere dello Sport. Ecco quanto dichiarato:
De Roon, iniziamo dall’interessamento del Napoli per lei. Lusingato?
«Sì, è bello sapere che il mio lavoro è apprezzato, ma io non ho parlato con nessuno del Napoli. Di questo interessamento ho letto sui giornali e mi hanno informato gli amici via sms».
E dell’opzione morale che gli azzurri hanno per lei cosa ci dice?
«Non penso molto al mercato e dovete credermi se vi dico che in questo momento ho in testa solo il desiderio di finire bene la stagione e di conquistare prima possibile la salvezza».
D’accordo, però il Napoli è… il Napoli.
«Crescere professionalmente è quello a cui tutti i calciatori aspirano e il Napoli è una grande società che sta lottando per lo scudetto con la Juventus. Io però all’Atalanta sto bene e so di avere tante cose da imparare. Qui a Bergamo posso farlo più in fretta perché questo è il club giusto per me. Sono convinto che la soluzione migliore sia rimanere un’altra stagione».
Non si starà per caso togliendo dal mercato a fine marzo?
«No, queste decisioni spettano alla società. Io devo solo far bene in campo».
Finora ha fatto così bene che De Laurentiis e Sarri sono rimasti impressionati.
«Il Napoli è forte e ha il miglior giocatore del campionato, Higuain. Anche in mezzo al campo, però, non scherza: Allan, Jorginho e poi Hamsik, una leggenda… Da qualche settimana c’è anche il mio amico Alberto (Grassi, ndr) con cui mi sono trovato bene a Bergamo».
L’Atalanta la scorsa estate ha pagato il suo cartellino poco più di un milione e adesso lei vale tra i 10 e i 15 milioni. Che effetto le fa?
«Un po’ strano. Quando sono arrivato a Bergamo dall’Heerenveen la notizia è stata data in poche righe, quasi è passata inosservata perché nessuno mi conosceva. Otto mesi più tardi, invece, è cambiato tutto e sento più attenzione e considerazione intorno a me».
Come giudica finora la sua prima stagione italiana?
«Positiva anche se poteva essere migliore. Fino a dicembre eravamo tra le prime 6-7 in classifica e c’era più felicità rispetto a ora che siamo costretti a lottare per salvarci».
Cosa è successo negli ultimi 3 mesi?
«Bella domanda… Di certo siamo stati un po’ sfortunati perché non abbiamo vinto alcune partite in cui meritavamo i tre punti: abbiamo iniziato ad accumulare pareggi e sconfitte e la classifica è diventata bruttina. Purtroppo prima del successo con il Bologna giocavamo 45-60 minuti come a inizio stagione, ma poi subivamo sempre gol o non riuscivamo più a segnare».
Adesso quanto è lontana la salvezza?
«Ci sarà da lottare. Abbiamo 5 lunghezze di vantaggio sulla terz’ultima, ma non siamo al sicuro perché 8 giornate sono tante e perché Carpi, Frosinone e Palermo non molleranno. Una cosa che ho imparato subito in Italia è che nessun incontro è facile. Neppure per la prima in classifica contro l’ultima».
Che differenze ha trovato tra il calcio olandese e quello italiano?
«In Serie A la tattica è fondamentale: da voi prima di tutto vengono l’attenzione difensiva e il non concedere spazi agli avversari, poi la fase offensiva e il giocare bene. Prima conta vincere, poi il calcio-spettacolo, mentre in Olanda se vinci e giochi male la gente non è contenta e magari ti fischia».
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