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Conte: “Congiunti? Parenti, non amici. Fase della convivenza, non libertà”

l presidente del Consiglio Giuseppe Conte, arrivato nelle scorse ore a Milano e attualmente in prefettura per incontrare il governatore Fontana ed il sindaco Sala, ha parlato ai cronisti presenti per alcune precisazioni sul DPCM approvato nella giornata di ieri: “Molti cittadini non sono rimasti contenti delle nuove misure. Lo vediamo ed è anche comprensibile, molti volevano tornare alla normalità. Ma non ci sono le condizioni per farlo, ancora. Stiamo attraversando la fase 2, quella della convivenza col virus. Non quella della liberazione dal virus. Un solo paziente, il paziente zero, ha portato l’Italia a questa situazione e oggi siamo a 105mila contagiati. Se affrontassimo questa fase 2 senza prudenza e responsabilità, avremmo la conseguenza di comportamenti imprudenti e irresponsabili e la curva epidemiologica sfuggirebbe di mano. Con questo provvedimento, noi manderemo a lavoro 4,5 milioni di lavoratori e lavoratrici che andranno ad aggiungersi a quelli che già lo stavano facendo. Poi il 18 maggio ci sarà un altro blocco, poi altri a giugno. Secondo voi sarebbe possibile affrontare la fase 2, dopo i tanti sacrifici fatti, diversamente? Non credo, lo dobbiamo alle famiglie delle persone morte e a tutti i cittadini. Noi non cerchiamo consenso, cerchiamo di fare le cose giuste anche se questo dovesse scontentare tante persone. Le nostre sono decisioni fatte nell’interesse di tutti. Prepariamoci e rispettiamo le misure. Abbiamo introdotto qualche allenamento, ma ancora non possiamo mollare. Dal 4 maggio saranno possibili le attività sportive purché si rispetti la distanza. Stessa cosa per l’attività motoria. Cerchiamo di alleviare anche le sofferenze psicologiche che tutti stiamo provando. Ma non buttiamo a mare tutti i sacrifici, dobbiamo continuare ad agire in modo responsabile”.

Perché a Milano solo dopo che la fase calda è passata? “Vorrei essere nelle prossime ore anche nelle altre zone calde: Brescia, Bergamo, Piacenza, Codogno… Adesso posso essere meno d’intralcio a forze sanitarie e dell’ordine, diversamente a quanto sarebbe successo durante la fase 1”.

I dubbi sulle visite ai congiunti? “E’ una formula ampia, generica. Poi lo preciseremo. Non significa che si può andare in giro a casa di altri, a fare feste o cose del genere. Si può andare a trovare i parenti, ma non gli amici. Ricordo che 1/4 dei contagiati arriva da ambienti familiari.

La Cei rammaricata per le mancate riaperture delle chiese? “Non vorrei creare rammarico nella Cei e nella chiesa italiana. Ci siamo sentiti col presidente Bassetti, non c’è un atteggiamento materialista o di insensibilità dietro le nostre scelte. Ma anche nella letteratura scientifica, la pratica religiosa è una statistica dei focolai epidemiologici. Lavoreremo per definire un protocollo di massima sicurezza per garantire ai fedeli di partecipare alle celebrazioni liturgiche in sicurezza. Intanto c’è stata apertura per le cerimonie funebri, poi con collaborazione definiremo un percorso per garantire, anche nell’interesse dei parroci, la massima sicurezza”.

Possibilità di istituire zone rosse circoscritte? “Siamo predisposti per misure territorialmente circoscritte. L’idea è avere un piano nazionale, altrimenti non possiamo controllare. Ci deve essere un principio che ci consenta di governare, poi se dovessimo vedere dopo le prime ripartenze che la curva di contagio sfugge dal controllo allora interverremo a chiudere il singolo rubinetto. E’ un piano dettagliato che ci permette di tener conto delle varie realtà territoriali”.

Visti i focolai in ambienti familiari, tenere bambini a casa non è rischioso? “Abbiamo avuto 2 videoconferenze: con osservatorio per famiglie e con i parlamentari per le misure per l’infanzia. Stiamo studiando altre misure, ci rendiamo conto che avere figli in casa crea disagi a cui non eravamo pronti. Cercheremo di dare sostegno, affronteremo la questione anche in vista dell’estate”.

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