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Ciro Esposito, il padre: “Sconvolto dal video, ho tante domande da fare allo Stato”

«Lo Stato quel giorno non ha funzionato, altrimenti mio figlio adesso sarebbe qua»

Lunga intervista di Giovanni Esposito, padre di Ciro a Il Mattino:

Cosa capisce da queste immagini? «Più che altro non capisco. Non capisco perché quell’agente di polizia che scende dall’auto non si precipiti subito ad aiutare mio figlio. Non lo ha nemmeno guardato, ha girato intorno alla vettura a cercare qualcuno ma non a dare una mano al mio ragazzo che era lì a terra. Neppure uno sguardo gli hanno degnato. Ma non capisco anche altro».

Cosa? «Perché con la stessa rapidità non è intervenuta un’ambulanza? Io sono sicuro che con dei soccorsi più tempestivi mio figlio si sarebbe potuto salvare». 

Lei è molto amareggiato. Con chi ce l’ha? «Lo Stato quel giorno non ha funzionato, altrimenti mio figlio adesso sarebbe qua».

Che domande vorrebbe fare? «Vorrei chiedere a quell’agente perchè non ha preso da terra mio figlio, non se lo è caricato a bordo e portato velocemente in un pronto soccorso? Invece è passata un’ora fino all’arrivo dell’ambulanza».

Ma i suoi interrogativi non finiscono qui, immaginiamo? «Certo. Vorrei sapere perché quando sono arrivati i soccorsi il primo ad essere trasportato in ospedale è stato De Santis anche se le sue condizioni non erano chiaramente così gravi come quelle di mio figlio? E poi perché De Santis al Gemelli e mio figlio al San Pietro dove non c’è una sala di rianimazione. E si è così perso altro tempo». 

Se avesse davanti a sé De Santis, cosa gli direbbe? «Direi a Gastone che fino ad adesso ha fatto la testa di legno, meglio che dica chi c’era con lui e perché lo hanno fatto. Perché quello che è successo a Tor di Quinto era chiaramente un attentato per uccidere qualcuno, non c’è nulla di ultras in questa vicenda. Un gruppo di tifosi romanisti che assale i bus di tifosi napoletani nel giorno di Napoli-Fiorentina? Non ne vedo il nesso. Perché non c’è un nesso».

Cosa si aspetta adesso? «Che lo Stato venga da me, a Scampia, e mi spieghi quello che è successo quella sera. Fino ad adesso mi sarei aspettato un qualcuno delle istituzioni, magari anche il sindaco di Roma, venisse da me, per scusarsi. Nessuno ne ha avuto la decenza. Quando saranno pronti, io li accoglierò a braccia aperte. A Scampia».

Le indagini a che punto sono? «I miei avvocati, Angelo e Sergio Pisani, non fanno che raccogliere testimonianze e documenti per ricostruire quello che è successo. Mi hanno promesso che non smetteranno mai di cercare la verità. Perchè questa vicenda non deve mai essere dimenticata, neppure per un secondo. In qualche momento invece penso che già sia stata archiviata».

Fonte: Il Mattino.

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