Crescere per sentirsi sempre un bambino. Questa è la storia di Christian Maggio. Una carriera tutta di corsa per un ragazzo che ha appena compiuto 38 anni. Lo chiamano “superbike”, da una vita macina chilometri sulla fascia destra. Nato a Montecchio Maggiore, piccolo paesino del Veneto, ma adottato da Napoli. Un diploma in elettromeccanica. Ama smontare e montare auto e moto. Christian si siede di fronte a noi. Sorride e si confessa a gianlucadimarzio.com: “Da bambino volevo fare il pompiere”. Un lavoro che gli tocca fare adesso per smorzare l’entusiasmo di una piazza che non vede l’ora di festeggiare. Capitano del Benevento primo nel campionato di Serie B con 19 punti sulla terza e una Serie A ad un passo: “Siamo vicini al nostro obiettivo, ma la strada è ancora lunga”. Una storia nata per caso quella con i giallorossi: “Gli ultimi anni a Napoli non sono stati facili. Avevo perso fiducia e voglia. Volevo tornare in Veneto e trovare una piccola squadra con cui divertirmi”. Poi la chiamata di Pasquale Foggia e l’incontro con Oreste Vigorito: “Il direttore mi ha fatto tornare il fuoco dentro. Il presidente mi ha permesso di tornare ad amare il calcio. L’ambizione di questa società ha fatto la differenza nella mia scelta finale”. Ma riavvolgiamo il nastro, quando tutto ebbe inizio. Christian ha 17 anni e la sua vita cambia: “E’ venuto a mancare mio padre. E’ cambiato tutto. Da quel giorno è stato lui a darmi la forza per raggiungere la Serie A”.
Christian Maggio ha 18 anni quando esordisce in massima Serie A contro il Milan: “Il giorno prima ero in campo con la Primavera e venni sostituito. Mi dissero che sarei andato a Milano con la prima squadra. Poche ore più tardi mi ritrovai a giocare a San Siro”. La storia con il Vicenza però non prosegue nel migliore dei modi: “Ebbi una grave pubalgia. Rimasi quasi due settimane sulla carrozzina, non riuscivo a camminare”. Maggio deve trovare un’altra sistemazione: “Andai a Parma un mese in prova. Ma anche lì non erano convinti. Pensai di lasciare il calcio”. Inaspettatamente, però, arriva la Fiorentina: “Scelsi la piazza più che la categoria”. Dalla Serie C alla Serie A, in dieci mesi: “Ad agosto ci informarono che saremmo stati ripescati in B. Dieci mesi dopo festeggiavamo la massima serie”. Due anni e mezzo a Firenze, prima dell’approdo alla Sampdoria: “L’occasione giusta”. Maggio si consacra come calciatore: “Trovai l’ambiente perfetto”. E un allenatore che gli ha cambiato la vita: “Walter Mazzarri è stato un allenatore speciale per me. In tutte le sue squadre cerca di proporre il suo calcio. Un difetto? Fuma troppo. Entrare nel suo ufficio era una vera sfida”. Nella seconda stagione con la Sampdoria centra l’Europa League e segna 9 reti: “Indimenticabile il gol vittoria nel derby”. A Genova incontra anche Cassano: “Antonio è un ragazzo fantastico. E’ una persona estremamente sincera. Gli ho visto fare in allenamento cose incredibili. Bastava dargli la palla per stare al sicuro”.
NAPOLI: LA MIA SECONDA CASA
Dalla Sampdoria al Napoli, una vera sorpresa: “Non volevo andare via da Genova e non mi aspettavo di andare al Sud”. Tutto nacque per caso: “Ero in vacanza e lessi della trattativa su un giornale. Chiamai il direttore Marotta che mi confermò tutto. Inizialmente ero titubante. Io e la mia compagna eravamo intimoriti”. Ma a più di dieci anni di distanza Maggio confessa: “Napoli è una città unica al mondo. Devi imparare a sentirla, conoscerla. E’ diventata la mia seconda casa”. Dieci anni, 308 presenze con la maglia azzurra. Maggio diventa uno dei simboli del Napoli. Anni ricchi di emozioni, successi, trofei e rimpianti. Così Christian ci apre il suo virtuale album dei ricordi: “Le prime due persone fondamentali sono state Pierpaolo Marino e Paolo Cannavaro”. Poi Marek Hamsik: “Era molto simile a me. Per tanti anni abbiamo condiviso la stessa camera. E’ un amico vero. Insigne? Come un fratello minore. Ama Napoli in modo viscerale”. Anni importanti per lui e per gli azzurri: “Siamo cresciuti mano nella mano. Più passava il tempo, più cambiava la nostra mentalità”. Così come gli allenatori. Da Benitez a Sarri: “Rafael è un vero manager. A me piaceva tantissimo. Crede molto nella famiglia e spesso ci lasciava giorni liberi per stare con i nostri cari. E’ lontano dall’idea di calcio che si ha in Italia”. Poi gli anni con Sarri: “Era l’opposto. Un vero maniaco del lavoro. Tutto deve avere un senso e una logica. Era complicato stragli dietro. Ha stravolto il nostro metodo di allenamento e il modo di giocare”. Il ricordo più bello in maglia azzurra? “La vittoria in Coppa Italia contro la Juventus. Quella sera avremmo vinto contro chiunque”. Nell’album dei ricordi di Christian Maggio, un capitolo è sicuramente riservato ai rimpianti. Il primo porta a Napoli-Chelsea, ottavo di Champions del 2012: “Furono due partite incredibili. All’andata Terry negò la quarta rete. Al ritorno se non mi fossi infortunato sarebbe andata in modo diverso”. Dalla Champions League all’Europa League. Semifinale Napoli-Dnipro: “Quella competizione avremmo potuto vincerla. Ricordo che nello spogliatoio c’era tantissima delusione”. Infine il rimpianto più grande, lo scudetto svanito nella stagione 2017-2018: “Per un momento ci siamo sentiti lo scudetto cucito addosso”. Fiorentina-Napoli? “E’ stato detto che a Firenze successe qualcosa di strano, ma non è così. Fu una giornata storta. Ne accadono tante nel calcio. Quel giorno eravamo spenti. C’era qualcosa che non andava. La squadra non riusciva a rispondere positivamente agli eventi”. Sull’addio: “A Napoli ho lasciato il cuore”.
Un inizio non semplice con i colori giallorossi: “Sono arrivato a Benevento in punta di piedi. Avevo staccato la spina e riattaccarla non è stato semplice”. Poi ci confessa: “Il primo è stato un anno molto complicato. La Serie B è un calcio totalmente diverso. Ci sono stati infortuni che hanno bloccato il mio inserimento e la perdita di mia madre che mi ha tolto serenità”. Una stagione terminata con la sconfitta in semifinale playoff contro il Cittadella. Quest’anno, però, tutto è cambiato: “Grande merito va dato alla società. Il presidente Vigorito vede il Benevento come una sua creatura. Qui è il papà di tutti. E’ sensibile e premuroso. Fa stare bene ogni singola componente di questa società”. Fondamentale però nel rendimento attuale l’arrivo in panchina di Pippo Inzaghi: “Decisiva è stata una sua chiamata questa estate. Io riflettevo sul mio futuro, lui subito mi ha fatto sentire importante”. Maggio descrive Superpippo come un allenatore moderno: “Mi piace moltissimo. E’ estremamente pignolo ma ha una grande qualità, riesce a capire i momenti di una squadra. La nostra mentalità è figlia del suo allenatore. Noi vogliamo vincere sempre, ogni partita”. E’ così che Benevento sogna il ritorno in massima serie.
Salutiamo Maggio. Persona umile ed educata, ma prima gli chiediamo cosa voglia fare da grande: “Mi sento ancora un calciatore a tutti gli effetti. Spesso lo chiedo a mio figlio cosa vuole che io faccia da grande. C’è ancora tempo per pensarci”. Il futuro può attendere, per ora Christian ha solo voglia di continuare a correre verso la Serie A, proprio come faceva da bambino.
Fonte: Gianlucadimarzio.com
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