Josè Maria Callejon si confessa ai taccuini dei colleghi spagnoli di El Pais. Ecco la traduzione integrale della lunga intervista rilasciata dal gioiello azzurro al principale quotidiano generalista spagnolo:
Per José Callejón non è stato facile imporsi nel mondo del calcio. Cresciuto nel filial del Real Madrid, ha giocato nell’Espanyol prima di debuttare in prima squadra con Mourinho. Dopo essere passato al Napoli, dove è l’attuale capocannoniere del campionato italiano, sabato scorso è riuscito a debuttare con La Roja. Oggi sarà uno dei possibili titolari contro la Germania.
Lei è un attaccante, una mezza punta o un esterno. Come si considera?
Mi considero un centrocampista che fa gol. All’inizio giocavo da attaccante centrale, poi mi hanno spostato sulla fascia ed ora mi trovo benissimo in questa posizione.
Lei è capocannoniere in serie A. Da quando vive di gol?
Io non vivo né di gol né per i gol. Vivo per il lavoro e per lo sforzo. Ho lavorato tantissimo per arrivare dove sono oggi, arrivare sin qui mi è costato sforzo e sacrificio. Sono migliorato sotto porta, se sono qui è perché me lo sono meritato e sono consapevole che un attaccante avrà più possibilità di vincere la classifica dei marcatori. Ma voglio continuare a segnare.
In Italia fare gol è più difficile che in Spagna?
Si, credo di si. E’ difficile per il tipo di gioco che si pratica. Tatticamente è dura giocare, le difese restano basse e si incontrano molte difficoltà, il calcio italiano è meno offensivo di quello spagnolo. Il Napoli, però, è differente. Benitez non è affatto un difensivista, gli piace tenere il pallone ed attaccare. Siamo la squadra più offensiva d’Italia. Il mister ha una filosofia chiara e ci trasmette l’idea di giocare il pallone a partire da dietro.
Nel Madrid ha giocato bene ma fu poi ceduto. Le resta il rammarico?
Si. Sono cresciuto nella cantera e, dopo tre bellissimi anni passati all’Espanyol, sono riuscito ad arrivare in prima squadra. Però non avevo la continuità che cercavo, volevo giocare sempre.
E’ solo apparenza ho con Mourinho c’era una buona intesa?
Si, assolutamente. Eravamo in sintonia. Mi ha inculcato la mentalità vincente e mi ha dato fiducia. E’ stato uno dei primi a complimentarsi per il debutto in nazionale.
Ha debuttato in nazionale a 27 anni. Ha pensato che il suo momento non sarebbe mai arrivato?
Arrivare qui era molto difficile ma ho realizzato un sogno. I miei amici mi chiedevano il perché della mancata convocazione. Il sogno e la speranza non sono mai venuti meno, ma alla fine il lavoro ricompensa sempre. Ho iniziato a segnare più gol perché dopo gli allenamenti mi fermo a provare le conclusioni e perché Benitez mi ha chiesto di essere più egoista. Ora sto provando a migliorare le conclusioni con il sinistro.
Qual è il suo più bel gol?
Magari quello che devo ancora segnare! Ma le assicuro che quello che mi ha fatto gridare più di tutti è quello segnato da Iniesta in Sudafrica. Sono un gran tifoso della seleccion e dei suoi calciatori, per questo mi fa un po’ strano essere qui.
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