Anche il secondo atto della rassegna carioca è stato scritto, chi si aspettava la solita sceneggiatura spesso è rimasto deluso, non pochi sono caduti troppo fiduciosi delle proprie armi, convinti che bastasse chiamarsi Brasile, Italia o Germania per far paura ad avversari meno quotati e chiudere il discorso qualificazione e godersi un fine settimana in salsa di sole e samba; il ritorno di eroi dall’orgoglio ferito non è andato in scena, i graffi dell’esordio eran troppo profondi, le cicatrici ancora aperte e lo saranno per un bel po’ per Spagna e Inghilterra, il calcio secondo loro, tra Champion’s League, Premier e Liga, il “calcio secondo noi” direbbero Chile, Colombia e Costarica, perché le vere sorprese distano un oceano, ma non ditelo a Sampaoli, Pekerman e Pinto, loro ci credevano prima che lo facessero tutti…
“Giorni di un futuro passato”, alla ricerca del vero Brasile
Bene tutto sommato la prima, così e così la seconda, vero è che ci si mette anche la sfortuna, che stavolta porta i guanti e ricci nel vento di Ochoa, ma il gioco ancora non decolla e il Brasile vive tra i dubbi e le speranze del popolo carioca. Neymar non delude, è la rosa nel deserto tecnico che improvvisamente impoverisce il Brasile, muscoli e voglia di vincere, ma delle volte non basta quando le idee sono solo firmate dal numero 10. Per il passaggio del turno non dovrebbero esserci particolari problemi, c’è lo spento Camerun di Finke che spera in un ultimo ruggito d’orgoglio dei suoi Leoni, ma la coppa chiede altro, il Brasile intero chiama altro, dei giorni di un futuro che guardano al passato, allo Joga Bonito dei giorni migliori.
“Delitto Perfetto” la disfatta di Spagna e Inghilterra
Neanche il tempo di cominciare che siamo già ai titoli di coda per qualche interprete e fino a che parli di Camerun o Bosnia il rumore c’è ma è solo quello delle speranze ma è un rumore già ascoltato in passato che finisci poi per abituarti, diverso è se il suono ha note latine e britanniche, se a cadere sono Spagna e Inghilterra.
Vero, giocavano contro la storia, mai a nessuno era riuscito di concludere un ciclo che prevedesse due campionati europei e due campionati del mondo vinti consecutivamente ma i presupposti c’erano, vincitori sia in Europa League che in Champions League con Siviglia e Real Madrid, gli uomini anche, quel tanto discusso Diego Costa, leader carismatico dell’Atletico Madrid del Cholo Simeone, un Principe… Abusivo, conquistadores di una terra che lo ha visto nascere e che lui ha rinnegato, scegliendo l’Invincible Armada di Del Bosque, affondata in un vortice di scelte e idee sbagliate sotto i colpi roboanti dell’Olandese Volante e dei pirati cileni d’oltre oceano guidati da Sampaoli, che plasma le idee del calcio latino di Bielsa dando vita ad un’arma letale per gli spagnoli.
Gli inventori del calcio, o perlomeno i teorizzatori, dal sistema di Chapman fino ad oggi, progressi? Pochi, un solo successo, con tante ombre, nel mondiale di casa del 1966, poi tante speranze cadute nel vuoto. Scrivi Inghilterra e leggi Hodgson con retrogusto Anfield, della Liverpool che ha incantato ma non ha vinto, scioltasi nei momenti decisivi come i The Three Lions, storditi e colpiti dal pistolero della The Kop, Luìs Suarez. Se ne riparlerà in Russia, con le solite speranze e magari qualche concreta realtà.
“La ricerca della Felicità”
Il tema della felicità è molto caro al continente americano, è nella speranza della sua ricerca che non va negata a nessun uomo, né a quelli di Klinsmann, battezzati da Mourinho, che stendono il Ghana e portano a scuola i portoghesi fino al lampo di Ronaldo. Rifondazione con tanti dubbi, l’esclusione di Donovan su tutti, leggenda della MLS, e ora assecondata da tante speranze e le certezze di un gioco in crescita e di un condottiero deciso a cui solo il Colpo… Grosso azzurro di Dortmund gli tolse la gioia della finale di Berlino contro Zidane, con il futuro che si intreccia con il passato, contro il muro tedesco che divide l’ultimo passo prima degli ottavi di finale.
La rivendicazione del Rosso, del Rojo furente dei ragazzi di Sampaoli che con due stoccate decisive affondano la flotta di Del Bosque. E’ del Chile il Rosso in questo mondiale, dalla scuola di Bielsa che ha aperto la strada con un tiki taka molto più verticale, due punte veloci come Sanchez e Vargas, tutto un altro giocatore con la 11 della sua nazionale, e un mediano come Medel, alla Mascherano, in difesa per spezzare e ritessere la trama offensiva Roja, illuminata dal mago Valdivia, numero 10 di una generazione passata, numero 10 di quelli che non esistono più.
Ora non sono più solo simpatici, i Cafeteros di Pekerman, fanno anche paura, e tanta. Nelle spumeggianti trame offensive, spinte dalle ali di Cuadrado, Zuniga e Ibarbo e dalla lucida genialità di James Rodriguez, leader eletto dopo la resa di Radamel Falcao. E’ la Costa d’Avorio la nuova vittima, dove luccica una nuova stella, quella di Quintero, solo conferme dopo la tripletta ai greci e con la difesa che via via trova stabilità sarà un’impresa fermare la formazione di Pekerman.
Il maledetto… Costarica, incubo delle notti insonni uruguagie, da un po’ anche di quelle italiane. La squadra di Pinto che doveva essere la vittima sacrificale scelta nel girone dantesco con Italia, Uruguay e Inghilterra si è rivelata la più continua nei rendimenti e la vera rivelazione del mondiale, con un 5-4-1 solido, la linea difensiva molto alta che spesso ha intrappolato in fuorigioco le punte italiane, e velocità in contropiede con la nuova stella del futuro targata Arsenal, Joel Campbell.
“Sotto una buona… Stella”
E’ L’Argentina di Lionel Messi, due orribili partite dalla Pulga d’Argentina che abbandona però i panni del brutto anatroccolo con due giocate da fenomeno, riscrivendo con il sinistro traiettorie impreviste per la squadra di Sabella che solo un altro 10 prima di lui aveva sperimentato, il paragone è ancora troppo azzardato ma la storia sembra aver scelto il suo eroe, un argentino al Maracanà, unica goccia albiceleste in un oceano verdeoro e unica speranza reale di un’Argentina ancora troppo lontana da quella prevista negli immaginari collettivi ma le spalle di Messi, per il momento, sembrano tenere.
Nella mente dell’assassino, nella mente di Luìs Suarez, la stella più attesa della formazione di Tabarez, torna, fa due goal e restituisce le speranze ad un paese intero, gelato nella miserabile notte del trionfo costaricano e ripreso a bruciare nell’ardore della fiamma del pistolero, che adesso ha contro l’Italia. L’eroe dei due mondi, Liverpool e Uruguay, carica le munizioni, serviranno le notti migliori per colpire Buffon e gli azzurri.
Il Diavolo veste… Eden, Wilmots lo tiene in campo e Hazard regala al Belgio i tre punti, con 5 minuti da fenomeno dopo una partita che aveva visto brillare l’altra stellina, il partenopeo Mertens. Ma i campioni si vedono nel momento del bisogno e quando lo Zar Capello sembrava aver trovato le giuste pedine per colpire Courtois ecco il piccolo Eden far breccia nella difesa russa e trovare l’assist decisivo per Origi che ringrazia e non perdona. 1 a 0 e 3 punti in cassaforte, 6 per la classifica del Belgio ad un passo dalla vittoria del girone.
“Italian Movies”
E’ un film tutto italiano, la commedia e il dramma, l’esaltazione e la delusione, il tutto passa per la sconfitta inattesa, contro la Costarica che da sorpresa diviene solida certezza. Balotelli spreca, Ruiz no. Il resto è una ricerca disperata nel caldo di Recife di un goal per riappropriarsi del trono, ma le idee sono offuscate e gli ingressi di Cassano, Insigne e Cerci non danno i risultati sperati. Ora le cose si complicano, c’è da superare l’ostacolo Uruguay con Cavani e Suarez in prima linea, predatori assetati contro una difesa insicura, Prandelli è avvisato. Si cercheranno solide certezze, nella difesa a 3 e nel blocco Juventus, col ritorno di Bonucci a guidare la prima linea e all’occasione di una vita nei piedi di Ciro Immobile, in duetto con Balotelli, per tornare da Natal con gli ottavi di finale.
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