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Analisi Tattica Napoli Calcio

Benevento – Napoli, l’analisi tattica: sanniti rapidi e insidiosi in ripartenza, ma alla lunga gli azzurri gestiscono la gara

Dopo l'occasione di Insigne al 14', il Napoli cresce progressivamente in termini di circolazione di palla ed inserimenti

VERSO LA GARA – Al “Ciro Vigorito” di Benevento, i padroni di casa affrontano il Napoli di Sarri nel derby campano previsto per la ventitreesima giornata del campionato di Serie A: gli ospiti scendono in campo confermando la formazione dei titolarissimi, con Koulibaly e Albiol – che torna in campo dopo l’infortunio patito nelle scorse settimana – al centro della difesa e Mario Rui e Hysaj rispettivamente terzini di sinistra e destra; a centrocampo, Sarri conferma Jorginho in cabina di regia, con capitan Hamsik ed Allan al suo fianco, mentre in attacco si affida al collaudato tridente composto da Callejon, Insigne e Mertens nel ruolo di punta centrale. Roberto De Zerbi, tecnico del Benevento ed ex calciatore azzurro, imposta un 4-3-3 speculare e attinge al cospicuo gruppo dei nuovi innesti, schierando Costa e Djimsiti al centro della difesa, con Letizia e Venuti terzini rispettivamente di sinistra e di destra; a centrocampo, De Zerbi sceglie due volti nuovi, Sandro – obiettivo di mercato del Napoli qualche stagione fa – e Đuričić insieme a Cataldi, mentre in attacco lascia in panchina Coda, preferendogli un “falso nueve” come Guilhelme, che verrà supportato dal giovane Brignola e da D’Alessandro.

LE CHIAVI DEL MATCH – L’inizio di gara si rivela piuttosto dinamico per i padroni di casa, che pressano sul portatore di palla azzurro e provano a ripartire rapidamente in contropiede, sfuggendo a loro volta al pressing azzurro in fase di possesso in più occasioni. D’altra parte, il Napoli si proietta per la prima volta in avanti al 14’ e va vicinissimo al goal con Insigne, che prova a sorprendere Puggioni con un pallonetto dal limite dell’area, colpendo in pieno la traversa. Il Benevento sembra risentire immediatamente a livello mentale dell’occasione azzurra: i giallorossi infatti arretrano il proprio baricentro e consentono al Napoli di crescere progressivamente in termini di circolazione di palla ed inserimenti. Al 20’ il Napoli sblocca la gara con Mertens, che viene servito in area e deposita il pallone in rete con un delizioso quanto anomalo pallonetto che sorprende un po’ tutti. Gli azzurri controllano il match agevolmente dopo il goal del vantaggio, ma allo stesso tempo consentono ai sanniti di imbastire qualche ripartenza pericolosa, anche a causa dei difensori centrali (in particolare Albiol), che lasciano la propria posizione e salgono per provare ad interrompere l’azione del Benevento sul nascere, creando così un vuoto al centro della difesa e mettendo in difficoltà anche il compagno di reparto. Ad inizio ripresa, il Napoli raddoppia con Hamsik, che viene servito al centro dell’area da Callejon e spiazza Puggioni da posizione ravvicinata: in questa circostanza, il Napoli sfrutta un grave errore di Venuti in uscita, recupera palla e penetra in area. Nonostante il doppio vantaggio azzurro, il canovaccio del match non cambia rispetto ai primi quarantacinque minuti: il Napoli ha il pallino del gioco, ma consente più volte ai padroni di casa di ripartire e di proiettarsi rapidamente nella propria metà campo. Al 63’, De Zerbi manda in campo Coda al posto di Brignola per fornire maggior peso offensivo alla propria squadra, con Guilherme che viene dirottato a destra nel tridente d’attacco; successivamente, Memushaj va a rilevare Đuričić, mentre nel Napoli entra Zielinski al posto di Hamsik. Al 75’, Mertens è costretto a lasciare il campo dopo un’entrata dura di Djimsiti e al suo posto entra Rog, che lascia il centro dell’attacco a Callejon e va a posizionarsi a destra; dopo pochi minuti, Sarri spende l’ultimo cambio a sua disposizione per sostituire Jorginho – che è diffidato – con Diawara, mentre De Zerbi richiama in panchina Sandro e inserisce al suo posto Del Pinto. Nel finale di match, le due squadre si dimostrano inevitabilmente lunghe e dunque costruiscono azioni in modo altalenante, ma incidere sul risultato, fino al triplice fischio arbitrale che sancisce la fine del match.

 

A cura di Mariano Menna

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