Il nome di Arsène Wenger è indissolubilmente legato a quello dell’Arsenal. E’ come quando si nomina il Manchester United, il Santos o i Chicago Bulls. Non si può non pensare, immediatamente, a Sir Alex Ferguson, Pelé e Michael Jordan. E’ uno di quei casi in cui un club, che sia di calcio o di un altro sport, si lega a una persona e diventano misticamente tutt’uno. Ha allenato l’Arsenal per ventidue anni, portandolo alla vittoria della Premier League per tre volte, è l’allenatore che ha alzato più volte l’FA Cup (sette) e ha portato in casa Gunners sette Community Shield. Sono in totale diciassette trofei vinti in ventidue stagioni. Successi importanti. Tuttavia, oltre che per i trofei -memorabile la Premier League vinta dall’Arsenal da imbattuto: gli invicibili, appunto-, Wenger è anche ricordato per le finali perse nel corso della sua carriera. Soprattutto perché è l’unico allenatore della storia del calcio ad aver perso la finale delle tre maggiori competizioni europee.
Coppa delle Coppe 1991/92: Werder Brema-Monaco 2-0
Coppa UEFA 1999/00: Galatasaray-Arsenal 0-0 (4-1 d.c.r.)
Champions League 2005/06: Barcellona-Arsenal 2-1
Due di queste tre finali le ha perse con l’Arsenal, che non riesce a vincere in campo europeo dalla Coppa delle Coppe della stagione 1991/92, quando sconfisse il Parma di Nevio Scala in finale a Copenaghen grazie a un gol di Alan Smith. Per intenderci, quando l’Arsenal vinse il suo primo e finora ultimo trofeo in Europa: la Danimarca vinse il suo primo -e unico- Campionato europeo; Pablo Escobar evase da La Catedral per paura di ricevere l’estradizione negli USA; la Microsoft rilasciò Windows 3.1 in tutti i negozi. Da allora, è come se fosse una squadra maledetta, destinata a compiere dei percorsi buoni nelle varie competizioni a cui è impegnata ogni anno, ma senza mai concretizzare il tutto nel momento decisivo. Senza mai certificare con un trofeo le tante belle partite giocate. Per risolvere questo problema, che sembra una specie di maledizione, nel nord di Londra, dopo essersi separati da Arsene Wenger, hanno deciso di chiamare Unai Emery. Il re di coppe, così viene soprannominato. Ha vinto tre volte l’Europa League con il Siviglia, tra l’altro per tre stagioni consecutive. In totale, il suo palmares attualmente conta nove coppe e solo un campionato. E’ chiaro, però, che l’esperienza al Paris Saint-Germain lo abbia aiutato parecchio a riempire la bacheca. L’allenatore spagnolo è stato chiamato a risolvere il problema che vede l’Arsenal perdere sempre nel momento decisivo. E no, non si è presentato come il signor Wolf in Pulp Fiction: “Sono il signor Wolf, risolvo problemi“. Perché alla fine a loro serviva questo. Uno che rimette le cose a posto e che sappia cosa fare, sempre. Emery ha portato il suo Arsenal in finale di Europa League, contro il Chelsea di Maurizio Sarri. Ma ha perso, per 4-1. Ha avuto la possibilità di portare i gunners alla vittoria di un trofeo, in Europa, il primo dal 1992. E non ci è riuscito. Lui, il re dell’Europa League, che per la prima volta dal 2011/12 è stato eliminato -anche se in finale- dalla competizione. Forse ha pagato i problemi di personalità di alcuni suoi calciatori, che negli anni sono venuti meno nel momento in cui venire meno non è contemplato. Come per esempio Mesut Ozil, che nonostante abbia vinto tantissimi trofei in carriera, ha segnato solo in tre finali: quella dell’Europeo under 21 nel 2009 con la maglia della Germania; ai tempi del Werder Brema, in finale di DFB Pokal contro il Bayer Leverkusen; contro il Barcellona, nell’andata della Supercoppa di Spagna del 2011 quand’era al Real Madrid. Un po’ pochino, per quelle che sono le sue potenzialità, ma purtroppo per lui -e per la sua squadra- è un calciatore che nelle partite importanti, scompare. E’ chiaro che la sconfitta non è da attribuire solo al trequartista tedesco, ma a tutta la squadra. Però, nel momento in cui si fallisce un obiettivo, si tende di più a notare un potenziale campione che sparisce nel momento del bisogno, piuttosto che uno qualunque. Per l’Arsenal, cambiare completamente registro dopo ventidue stagioni è complicato, soprattutto nel momento in cui sono state costellate da tante batoste, sia in Champions, sia in Europa League. Emery avrà il tempo invertire la rotta e, magari, portare all’Emirates la vittoria di un titolo importante, che manca da tanti, troppi anni.
A cura di Nico Bastone
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