L’ex centrocampista del Napoli Alemao ha rilasciato un’intervista al Corriere dello Sport. Ecco quanto dichiarato:
Alemao, si può fare?
«Certo che sì, lo dice la classifica, ma anche la natura del gioco d’una squadra che piace, sempre».
Cosa le ispira, il Napoli?
«Allegria, spensieratezza ma anche tanta organizzazione: mai un movimento sbagliato, sempre la ricerca delle perfezione. Un gran bel vedere».
Comanda Jorginho…
«Non lo conoscevo così bene, guardando le partite in tv ho avuto modo di approfondire: ha tecnica notevolissima, direi che ha in sé anche una leadership che si nota. I compagni lo cercano e lo trovano sempre».
Differenze ne esistono, ovviamente, con lei; però pure le analogie non mancano.
«La nostra inclinazione è diversa, pure nei movimenti che appartenevano ieri a me e adesso sono suoi. Ma se c’era chiarezza in me, in quello che serviva al mio Napoli, ce n’è altrettanta in lui, in quello che torna utile a questo gioco. Tu osservi lo sviluppo della partita, arriva la palla a Jorginho e percepisci immediatamente che ha studiato la distribuzione nel modo più appropriato».
La somiglianza è nella centralità del gioco.
«Era l’uomo che mancava e forse si sapeva. Non ho mai smesso di seguire il Napoli e ogni stagione mi ponevo sempre la stessa domanda: ma esisterà un calciatore che abbia queste caratteristiche? L’hanno trovato e sono stati bravi, perché è arrivato ragazzino ed è ancora giovanissimo. E’ servito per svoltare o per far fare a tutti, a se stesso compreso, quel salto di qualità».
A nove giornate dalla fine, cosa può succedere?
«Previsioni non è possibile avanzarne, ma la lotta esiste e durerà forse fino alla fine. Però ci sono i margini. Io ci credo».
La Juventus non perde mai.
«Loro avranno certezze e possono dire ciò che vogliono; ma noi ci siamo, tre punti dietro però con un bel calcio spettacolare. Basta rallentare anche una sola partita, per avvicinarli o affiancarli».
Il Napoli ha l’obbligo di vincerne almeno una in più.
«Non si può azzardare il pronostico, perché l’incertezza è raccontata dall’intera stagione: se stanno così vicino, vuol dire che c’è equilibrio. E in campionato difficile come quello italiano, in assoluto il più complicato al mondo, il valore si sposta pure con un dettaglio».
Gli occhi d’un brasiliano su di noi...
«Ammirati. C’è una disciplina tattica che al Brasile sfugge: sappiamo giocare, eccome, però ci manca l’ordine. L’avessimo, sarebbe quasi impossibile batterci, persino adesso che non c’è l’abbondanza del passato e che è un periodo di transizione».
Ha parlato di ordine ed è «lecito» ricollegarsi a Jorginho.
«Lui ne dà, ha libertà nella testa, ha scioltezza, sa costruire e anche inventare, come in qualche assist delizioso che ho notato di recente».
Conosce la città, inutile dire di cosa si cibi – calcisticamente – in questo momento.
«Posso immaginarlo: lo scudetto è la conquista più bella. Manco a Napoli da sette anni: tornerei volentieri a metà maggio».
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