Umberto Calcagno, vicepresidente dell’AIC, ha rilasciato alcune dichiarazioni a Radio Punto Nuovo delle criticità del protocollo proposto dal CTS per la ripartenza della Serie A:
“Non abbiamo cambiato idea sui ritiri, i giocatori sono disposti ad andarci. Le due settimane concordate, se necessarie, si faranno. Il problema è la quarantena, è impensabile che con circa 1000 persone che girano in Serie A, non ne esca neppure uno positivo. Ci sono problemi organizzativi oggettivamente e bisogna risolverli. Il primo su tutti è come trattare un contagiato perché è impensabile che prima o poi non si verifichi. Parole di Spadafora? Oggi l’unica certezza che abbiamo è l’unità d’intenti a voler riprendere, ma non si può riprendere ad ogni costo. Sperando che la curva epidemiologica migliori, ci auguriamo che i protocolli possano essere differenti. Non c’è uno scarico di responsabilità, ma ci sono competenze diverse ed alcune di queste sono affidate al Governo. Si avrebbe una ripresa a singhiozzo mettendo in quarantena una squadra intera se solo uno di loro risulti positivo. Abbiamo un Paese che dovrà imparare a convivere con il virus, dobbiamo capire cosa vuol dire. La soluzione al problema della quarantena collettiva può darci un’ottica differente, non solo al calcio, ma a tutti gli sport di squadra. Sono sport di contatto, è possibile che un calciatore si infetti, bisogna ragionare serenamente e trovare una soluzione. Italia fanalino di coda? Far ripartire il calcio ha un indotto esterno, un fatturato, ma anche un indotto interno: Serie B, Serie C, il mondo dilettantistico. Tutti vorremmo ripartire, oggi ci siamo molto vicini secondo me. Lo scalino più grande è la questione del contagiato, ma penso si possa risolvere. L’importante è che passi il messaggio che nessuno chiede forzature. Noi interloquiamo costantemente con la Federazione, muovendoci ognuno per conto proprio si crea confusione. Ci potrebbe essere la possibilità di trattare campionati che non riescono a finire, quindi può nascere qualche contenzioso, ma escluderei riforme. Sono contrario alla diminuzione di squadre di Serie C, la riforma dei campionati non è riforma dei format con più o meno squadre. Significa distribuire le risorse in maniera differente, se i soldi restano gli stessi, alla lunga restiamo con gli stessi problemi. Come associazione, insieme alla LegaPro speriamo per qualche sgravo fiscale.”
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