Quando ripartirà l’industria calcio cambieranno tantissime cose, una delle più importanti forse sono gli stipendi ed il valore del calciatori che inevitabilmente sarà più basso. I colleghi di Calciomercato.it(Mirko Calemme) hanno intervistato Alvaro Torres, direttore generale della sezione calcistica di una delle agenzie più importanti d’Europa, la YouFirst Sports, che conta tra i suoi rappresentati Fabian Ruiz , Luis Alberto, Berenguer e Jony, e che nel nostro paese opera attraverso la YouFirst Italia con Miguel Alfaro: “Viviamo la situazione con preoccupazione e dispiacere”, ha detto ai nostri microfoni, “non eravamo preparati a una pandemia di questo tipo”.
Come sta cambiando il lavoro di un agente in questo caos?
“Ovviamente, è tutto diverso. Il nostro quotidiano comprende viaggiare, visitare i giocatori, i club… Di norma, ad aprile stiamo già preparando tutto il mercato estivo scambiandoci informazioni e muovendoci sui campi. Ora, questo lavoro dobbiamo farlo da casa: grazie alla tecnologia non ci fermiamo, ma è tutto limitato rispetto alla nostra quotidianità”.
È d’accordo con l’idea di recuperare a tutti i costi le partite rinviate?
“Ci sono due prospettive per analizzare il tema. Da quella sportiva ed economica, siamo tutti d’accordo nel voler completare le competizioni. Interessa a tutti: giocatori, club, media, tifosi… Mi pare palese. Detto questo, ora come ora va privilegiata quella umana. Mi risulta difficile pensare che si possa tornare in campo prima che la situazione si sia normalizzata a livello sanitario. Bisogna essere responsabili: nella Liga si parla di un ‘miniritiro’ di due settimane, mi sembra pochissimo. Lo stop dei giocatori è più lungo e più inattivo rispetto a quello estivo, quando per ricominciare si ha a disposizione circa un mese e mezzo. Inoltre, si ha l’intenzione di giocare subito ogni tre giorni: vedo un enorme rischio di infortuni e va valutato dove ci si curerebbe in tal caso, visto che non c’è un’assistenza sanitaria in condizioni normali. Il personale degli ospedali sta facendo un lavoro magnifico, ma ci sono tanti contagi anche tra loro. Le squadre viaggerebbero in aerei, treni, si sposterebbero di hotel in hotel. Se si contagiassero vari calciatori della stessa squadra, cosa faremmo? Non c’è ancora un piano per tornare alla vita normale per le persone e per le imprese, ma sembra che i calciatori non siano persone normali”.
La crisi ci regalerà un calciomercato molto più povero?
“Se si riuscisse a terminare le competizioni, l’impatto economico sui club non sarebbe così devastante. L’incertezza attuale ci porta a pensare che sarà un mercato di scambi e prestiti: so che vari top-club spagnoli ne stanno già parlando con squadre straniere. Andranno equilibrati i bilanci con le perdite di quest’anno, ma insisto: terminando i campionati, le televisioni pagheranno e lo scenario non sarà così tragico.
Come si gestisce la questione stipendi?
“I calciatori avranno bisogno più che mai di buone consulenze per difendere i propri contratti o negoziarne di nuovi. È lecito e comprensibile che le squadre presentino questo scenario e i giocatori, in generale, sono disposti a fare la loro parte, senza dubbio. È anche vero, però, che i club devono optare per un taglio con giusta misura, senza abusarne. Non dimentichiamo che i calciatori, oltre ad essere lavoratori, sono anche parte attiva nel bilancio di un club. Alcune squadre hanno proposto termini molto ragionevoli, mentre quelli di altre li ritengo eccessivi. Faccio un esempio: nel 2010 e 2011 in Spagna la crisi portò a un concorso dei creditori per diverse squadre, che tagliarono il 50% degli stipendi, misura concessa dalla legge, e dilazionarono il restante 50% in 10 o 15 anni. Alcuni, per cattive gestioni, erano in fallimento ed ebbero bisogno di questo strumento legale, ma altri approfittarono della situazione, tagliarono gli stipendi e il peggio venne dopo, quando nel mercato successivo ricominciarono ad acquistare calciatori pagando milioni di euro come se nulla fosse accaduto. Ad alcuni giocatori restò la sensazione di esser stati truffati e quanto accade in questi giorni me lo sta ricordando, non deve ripetersi. Vogliamo dare una mano, ma non essere presi per stupidi”.
Un altro elemento da valutare è la questione contratti in scadenza al 30 giugno…
“È una situazione nuova, in evoluzione, è difficile averne certezze. La FIFA raccomanda di prolungarli, ma non può obbligare nessuno a farlo in quanto ciò dipende dalla legislazione di ogni paese. Pertanto, a fare la differenza sarà la volontà dei singoli giocatori e dei club, a meno che non intervengano i governi, cambiando le date di scadenza dei contratti in essere”.
La FIFA, però, ha fatto sapere che non aprirà le sessioni di calciomercato fino a quando non si completeranno le competizioni.
“Questo causerebbe un danno economico per i calciatori in scadenza al 30 giugno, che non potranno essere tesserati con una loro eventuale nuova squadra. La soluzione è trovare dei patti tra club e giocatori e, in caso di prestiti, tra le due squadre e il giocatore. Non è la soluzione perfetta, ma è la meno cattiva”.
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