Tutti noi sappiamo che il calcio di oggi è soprattutto business ma, com’è facile immaginare, questo argomento si lega a doppio filo allo sport stesso. Il motivo? Una squadra con il bilancio in salute è un team che può investire nel rafforzamento della rosa. Il piazzamento finale in Serie A incide molto sulla salute finanziaria di un club, ed è un tema che merita di essere approfondito, proprio per via della sua importanza. Vediamo dunque di capire quanto valgono i vari piazzamenti in Serie A.
Come funziona la ripartizione dei proventi?
Per prima cosa, il principale guadagno derivante dal piazzamento di un club deriva dai diritti televisivi, se si escludono ovviamente i proventi della Champions e della nuova Supercoppa. I soldi dei diritti vengono infatti distribuiti in base alla posizione nella classifica finale delle varie squadre, secondo una percentuale che viene definita dalla Legge Melandri (successivamente modificata dalla riforma Lotti).
La distribuzione dei diritti televisivi
Uno degli aspetti fondamentali di tale sistema è il seguente: il 50% dei ricavi provenienti dai diritti televisivi viene distribuito in maniera equa tra tutti i club di Serie A. Questo principio di base assicura che ogni squadra, indipendentemente dalla sua posizione in classifica, riceva una porzione dei fondi totali, promuovendo così un certo livello di parità finanziaria tra i club.
Di contro, il restante 50% dei proventi viene distribuito seguendo dei criteri relativi alla competitività dei club. Di questa quota, il 30% è basato sui risultati sportivi dei team, con un’attenzione particolare ai piazzamenti raggiunti nella stagione corrente e nelle precedenti. Nello specifico, il 12% di questa porzione è determinato dalla posizione finale in classifica. In sintesi, le squadre che si posizionano meglio ricevono una percentuale maggiore dei fondi, stimolando così la competizione e premiando le prestazioni.
Questa regola vale ovviamente anche per i club provenienti dalla Serie B, senza eccezioni. Per capire esattamente le cifre in questione, è possibile leggere gli approfondimenti dei siti di scommesse Serie A, come questo che illustra nel dettaglio quanto guadagna una squadra promossa con statistiche ed esempio concreti. In caso di retrocessione, poi, si deve sommare anche la quota del cosiddetto “paracadute”, prevista appunto per i club che scendono in Serie B.
Le altre percentuali
Continuando con le regole sulla ripartizione, il 3% del totale si basa sui punti ottenuti nella stagione corrente, mentre un ulteriore 10% viene distribuito in considerazione dei risultati degli ultimi cinque campionati. Ciò significa che i buoni risultati sul lungo periodo sono fattori particolarmente rilevanti nel determinare i guadagni derivanti dai diritti televisivi.
Un ulteriore 5% dei proventi televisivi prende in considerazione i risultati sportivi realizzati dai club dal 1946/47 fino alla sesta stagione precedente l’attuale. Ha un ruolo importante anche il bacino d’utenza e l’audience televisiva, che influisce sul 20% degli introiti. Di questa percentuale, l’8% è basato sull’audience certificata da Auditel, mentre il 12% viene calcolato in base agli spettatori paganti. Questo criterio punta a riconoscere e a premiare i club che attraggono un grande seguito di fan, sia in termini di telespettatori che di presenze allo stadio, evidenziando l’importanza del sostegno dei tifosi per la salute finanziaria dei club.
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