La guardia di finanza ha portato a termine un’operazione importante contro le piattaforme di streaming pirata, soprattutto correlate a sport e calcio. A seguito di un’attenta analisi e indagine sono stati chiusi oltre 5mila siti che si occupavano della trasmissione di segnali pirata per consentire l’accesso ad eventi e partite in modo gratuito.
Secondo una prima stima pare che gli utenti che hanno usufruito di questi servizi di streaming calcio sul territorio italiano siano ben 5 milioni di persone, una cifra importante soprattutto se comparata al dato di 50 milioni di utenti in tutta Europa. Oltre ad aver chiuso i siti, sono stati anche identificati oltre 300 conti PayPal con cui venivano gestiti i pagamenti e denunciate 23 persone dalla Procura di Napoli coinvolte nella gestione di contenuti e partite di calcio pirata.
Il metodo utilizzato per intercettare e trovare i responsabili è decisamente all’avanguardia dato che è stato usato un software di intelligenza artificiale per analizzare milioni di dati, individuano i vari rivenditori. Una delle falle principali è stata proprio quella dei pagamenti. Dato che molti servizi erano disponibili tramite carta di credito, PayPal e bonifico bancario, è stato facile rintracciare i destinatari di queste operazioni. Per ora si parla di un giro d’affari di 10 milioni di euro, già sequestrati, motivo per cui gli indagati hanno rischiato questa attività.
I gestori dei siti pirata sono stati accusati di violazione del copyright e potrebbero dover scontare diversi anni in carcere a seconda delle aggravanti che verranno aggiunte durante la sentenza. Anche gli utenti dei siti non possono stare tranquilli dato che sono previste sanzioni di alcune centinaia di euro nel caso in cui questi venissero rilevati. Certo, i dati a disposizione sono davvero tanti per cui è difficile che la guardia di finanzia denuncerà ogni utente che ha usufruito del servizio nell’immediato, tuttavia, stanno scattando le prime sanzioni anche per loro. Attualmente, 3 utenti sono stati denunciati per aver fatto uso di questa tipologia di servizio.
Perché è difficile chiudere i siti di streaming pirata?
Nonostante molti siti siano stati identificati e chiusi, la lotta contro la pirateria è tutt’altro che terminata. Il problema è che per ogni piattaforma che viene chiusa, ne vengono aperte altre due identiche con gli stessi contenuti a disposizione. Solitamente, gli sviluppatori utilizzano server situati in nazioni che non presentano delle leggi a tutela del copyright sufficientemente avanzate per consentire indagini e chiusura degli stessi.
In molti casi, inoltre, vengono adottati sistemi per far “rimbalzare” la connessione tra un server all’altro, rendendo ancora più difficile intercettare il segnale originale. Per questo motivo, le autorità italiane hanno chiamato in causa alcune società che forniscono servizi di connessione tramite server, come Cloudflare, cercando di delineare delle nuove regole che consentano di bloccare le trasmissioni pirata quando identificate.
Dalle indagini, infatti, è emerso che Cloudflare sia uno dei servizi preferiti dalle piattaforme di streaming pirata perché consente di trasmettere contenuti in modo più efficiente. Fino ad oggi, Cloudflare non è mai stata tenuta a bloccare questo tipo di trasmissioni perché, di fatto, non è responsabile per i contenuti che vengono diffusi tramite il suo servizio. Le autorità stanno cercando di modificare proprio questo aspetto in modo da rendere più facile il blocco di eventuali server su cui passano contenuti pirata.
Cloudflare ha cercato di opporsi a queste richieste, tuttavia, pare che sarà obbligata a seguire le decisioni delle autorità. Anche altre società come TIM, Vodafone, Wind e Tiscali hanno ricevuto richieste di blocco di IP e domini ritenuti promotori di contenuti pirata. Anche se questi blocchi hanno effetto solo sul territorio italiano e per gli utenti connessi dall’Italia si tratta di un passo avanti per contrastare la pirateria.
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