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Olimpiadi 2036, Le Ricadute Sul Medio Oriente

L’anno che si è appena aperto arriva carico di entusiasmanti novità per il pubblico degli sportivi di tutto il mondo. A parte competizioni locali, tornei, coppe e trofei per i quali sempre strenuamente lottare, il 2022 è l’anno da segnare in agenda per quanto riguarda l’inizio del periodo di presenzazione della candidatura come Paese ospitante dei Giochi Olimpici 2036.

Al Via La Sfida Alla Miglior Candidatura

Ospitare le Olimpiadi è un impegno decisamente non alla portata di qualunque nazione del mondo, se consideriamo che i costi per tutta l’organizzazione dei Giochi richiede addirittura anni di investimenti ed abbondanti capitali che siano immediatamente utilizzabili. Ecco perché i Paesi che vogliano farsi avanti con una candidatura devono anzitutto provare di essere all’altezza, economicamente parlando, dello sforzo necessario per provvedere all’apparato organizzativo dei Giochi: infrastrutture, strutture sportive, risorse umane, assetto commerciale, qualità delle location non sono che alcuni degli aspetti cruciali del business in vista delle Olimpiadi.

Non serve sottolineare che molti Paesi non prenderanno parte alla corsa ll’oro alla candidatura a causa di un’economia troppo debole. Tuttavia, la sfida è appena iniziata e tutto è ancora possibile.

Le attuali Olimpiadi 2022 hanno luogo a Pechino, in Cina, segno che il continente giallo sta guadagnando terreno nel mondo delle grandi competizioni sportive. Dunque, ci sarebbe da stupirsi più di tanto se da qui al 2036 le Olimpiadi potrebbero tenersi in una location mediorientale? Secondo indiscrezioni piuttosto credibili, il Paese ospitante delle Olimpiadi 2036 potrebbe, infatti, appartenere alla regione mediorientale. Il ministro dello sport egiziano Ashraf Sobhy ha di recente annunciato che l’Egitto non solo si farà avanti con la propria candidatura, ma che l’effetto delle Olimpiadi 2036 in Medio Oriente sono foriere di importanti ricadute sull’economia della regione, la quale ne gioverebbe anzitutto a livello turistico, commerciale e dei rapporti internazionali.

Diamo uno sguardo all’offerta egiziana: secondo quanto affermato da Sobhy, l’Egitto possiede stadi moderni ed equipaggiati all’ultima tecnologia in grado di ospitare fino a 90.000 spettatori insieme, più ippodromi, piscine olimpiche, campi da squash e di tiro con l’arco. Nulla da invidiare ai più rinomati Paesi occidentali che storicamente sono già stati sede dei Giochi. Dunque, la gara alla miglior candidatura si profila interessante più che mai.

Proiezione Delle Ricadute Economiche Sul Medio Oriente

Ma quale impatto potrebbe avere un’edizione delle Olimpiadi in Medio Oriente? Sicuramente, ospitare i Giochi non è cosa da poco, sia per i costi implicati sia per le conseguenze sul piano economico. E pare proprio che il discorso della candidatura per ospitare l’evento sia più economico che sportivo.

Economia egiziana: estrazione di petrolio

Se l’avventura egiziana dovesse andare a buon fine, l’Egitto marcherebbe la storia delle Olimpiadi e del Medio Oriente per essere la prima nazione di questa regione ad ospitare l’evento. Nel frattempo, però, deve rimboccarsi le maniche per bene se vuole scalzare la concorrenza. La Spagna, ad esempio, sembra non volersi lasciar sfuggire l’occasione portando Madrid in testa ad altre location europee. La sfida si fa sempre più intensa ed affollata di partecipanti di tutto il mondo.

Ma restiamo un attimo in area MENA. Qui, le ricadute di un’eventuale vittoria egiziana tra le numerose nazioni candidate si fanno già assaporare in termini di rilancio del ruolo economico dell’intera regione sul piano internazionale. Infatti, l’Egitto non sarà sola ad affrontare i preparativi per i Giochi: Marocco ed altre nazioni confinanti hanno già fatto sapere che collaboreranno con le autorità egiziane per permettere all’antica terra dei faraoni di dare il meglio di sé e della regione. Una specie di mano lava mano che esprime il livello di solidarietà tra i Paesi arabi.

Una Strategia A Doppio Senso

Tuttavia, la corsa alla medaglia olimpica da parte dell’Egitto svela anche dei punti deboli. Sempre secondo il ministro dello sport Ashraf Sobhy, l’impianto organizzativo va ancora perfezionato e di lavoro da fare ce n’è per tutti i settori coinvolti. In particolare, uno dei compiti più ardui sarà quello di verificare che tutti i punti in agenda siano rispettati nei tempi stabiliti e in linea con le misure di sicurezza previste.

D’accordo, il gioco val bene la candela. Si tratta di tirare avanti col fiato sospeso fino a stringere tra le mani la sperata lauta ricompensa in termini di profitto economico. Eppure, il discorso di Sobhy pare concentrarsi sull’aspetto dei costi che, ad oggi, sono indubbiamente alti persino per una nazione potente come l’Egitto. Tra le varie ed eventuali, è prevista la costruzione di un complesso multi sportivo alle porte de Il Cairo, a circa una cinquantina di chilometri dalla città: dovrà presentarsi con una capacità da 80.000 a 93.000 posti, oltre ad ambienti interni dedicati ai vari sport e ad una piscina olimpica.

Ed ecco che avanza la tesi della strategia a doppio senso. Se, nonostante tutti gli sforzi organizzativi ed economici diligentemente profusi nell’impresa, l’Egitto non dovesse venir selezionato come Paese ospitante le Olimpiadi 2036, le strutture realizzate di fresco saranno sicuramente un utile biglietto da visita da spendere alla prossima candidatura per le Olimpiadi 2040. Secondo quest’ottica, l’Egitto si starebbe anzitutto portando avanti anticipando la concorrenza.

E nel frattempo, gli addetti ai lavori avranno modo di implementare il progetto organizzativo includendo un maggior numero di strutture che, per ora, potrebbero esistere solo sulla carta. Se così dovesse andare, alla prossima corsa alla candidatura, l’Egitto emergerà senz’altro più forte di quanto non sia allo stato attuale. E, da non dimenticare, assieme al Paese delle Piramidi a trarre sicuro beneficio economico dall’ardua impresa di accogliere un’edizione delle Olimpiadi sarà l’intera regione mediorientale.

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