Studiare una delle lauree sanitarie in Spagna anche nel 2024 potrebbe essere una ottima alternativa al tanto temuto test di ingresso nostrano.
Vediamo come funziona, se conviene oppure no.
Molti potrebbero tuttavia pensare di studiare Medicina all’estero e uno dei Paesi più gettonati in Europa è la Spagna.
Studiare Medicina in Spagna potrebbe essere un’ottima alternativa al test di ingresso dal momento che nella penisola iberica non è previsto il numero chiuso.
L’università in Spagna inoltre viene giudicata positivamente dagli studenti perché l’approccio alla Medicina è anche molto più pratico durante il corso di studi rispetto all’Italia.
Medicina in Spagna
Per chi non passa il test di Medicina in Italia, studiare medicina in Spagna potrebbe essere la scelta giusta. La formazione universitaria spagnola è di buon livello ed esistono 70 università, di cui 50 sono atenei pubblici.
Qui l’accesso alle facoltà di Medicina funziona in maniera diversa e la laurea conseguita è spendibile anche in Italia.
Come nelle università italiane anche il corso di laurea in Medicina in Spagna prevede un percorso di 6 anni a frequenza obbligatoria, e il raggiungimento di 360 CFU formativi.
Anche se è considerato meno difficile rispetto all’Italia il percorso di accesso a Medicina in Spagna prevede comunque dei piccoli scogli da superare per lo studente straniero.
Chi sceglie di studiare Medicina in Spagna deve:
- presentare il diploma di Maturità con voto finale e le votazioni curriculari degli ultimi 3 anni;
- dimostrare una conoscenza della lingua spagnola pari al B2;
- superare il test d’ammissione per essere collocato in una graduatoria nazionale.
In generale chi sceglie di studiare Medicina all’estero, in Spagna o in un altro Paese, ha la possibilità di aggirare in modo legale il test d’accesso italiano senza perdere anni di studio.
Nel frattempo inoltre è possibile imparare una lingua straniera studiando in un ambiente internazionale.
Validità in Italia del Titolo di lauree medica conseguito in Spagna
Il titolo conseguito in un Paese dell’UE è spendibile anche in patria, si hanno migliori opportunità d’inserimento lavorativo e l’offerta didattica è molto meno teorica e tradizionale; in Spagna è prassi comune per la facoltà di Medicina studiare anatomia dissezionando i cadaveri, cosa invece illegale nel nostro Paese.
Uno dei dubbi maggiori per chi pensa di iscriversi al primo anno di Medicina all’estero, come ad esempio in Spagna, è: “Posso poi tornare in Italia e iscrivermi al secondo anno senza fare il test d’ammissione?”.
La risposta definitiva è stata data dai giudici amministrativi ed è sì, gli studenti di Medicina iscritti nelle Università straniere possono trasferirsi di nuovo in Italia senza dover superare il test.
Grazie ad una stretta collaborazione con le Università spagnole, EISAF è una delle agenzie leader in Spagna sui riconoscimenti titoli in tutta Europa permettendo per esempio di seguire un corso triennale in igienista dentale in Spagna per essere abilitati a svolgere la professione in Italia, senza nessuna misura compensativa, in quanto dà modo di conseguire gli stessi 180 CFU.
EISAF offre la sua esperienza nell’ambito della formazione supportando lo studente in diversi ambiti, come il reperimento della documentazione necessaria, l’omologazione del titolo italiano, la legalizzazione degli atti e l’istanza in Italia per ottenere il riconoscimento del titolo conseguito in Spagna, possibile secondo la normativa 2005/36/CE.
L’intero percorso in questo modo risulta essere facilmente gestibile e può essere portato a termine con successo in tempi limitati, anche per quanto riguarda l’obiettivo finale, ovvero la presentazione di istanza al Ministero della Salute italiano. Questa procedura è infatti ormai rodata e in molti casi l’attesa per il riconoscimento è minore di 3 mesi, in modo da permettere un rapido accesso al mondo del lavoro.
Quali lauree triennali sanitarie fanno lavorare prima e guadagnare di più?
Per chi sceglie una delle 22 professioni sanitarie le porte del mercato del lavoro sono quasi spalancate: a un anno dal titolo, oltre 7 su 10 (il 73,4%) ha già un’occupazione stabile e ha scelto di non proseguire con la laurea di specializzazione biennale; cosa questa che però ha deciso comunque di fare il 5,2% dei laureati-lavoratori.
Alla fine, dunque, è circa l’80% (il 78,5%) dei laureati triennali di area sanitaria a poter mettere subito in pratica le conoscenze acquisite.
Come sottolinea Skuola.net, che ha evidenziato i tratti salienti del report, per capire il tipo di vantaggio che hanno questi laureati, basterebbe dire che, prendendo tutti i triennalisti di tutte le facoltà, la media dell’occupazione precipita al 40,6%; con solo un quarto dei laureati (25,2%) che può permettersi di fermarsi, mentre il 15,4% prosegue in direzione della magistrale parallelamente al lavoro.
Più o meno tutte le “Professioni Sanitarie”, inoltre, danno soddisfazioni simili.
Se proprio dovessimo trovare le più performanti, si possono indicare l’Assistente Sanitario, il Terapista della Neuro e Psicomotricità dell’età evolutiva, l’ Igienista dentale, l’Infermiere, il Tecnico di radiologia, il Terapista occupazionale: superano tutte un tasso di occupazione dell’80%, la laurea triennale in tecniche audioprotesiche ha il tasso piú alto del 95%.
Ma, in tutte le altre professioni sanitarie, difficilmente si scende sotto il 70%. Giusto un paio di percorsi – Tecnico fisio-cardiocircolatorio e Dietista “occupano” poco più del 50% dei laureati triennali.
Se guardiamo poi ai compensi, si riflette grossomodo la stessa tendenza.
Bisogna però osservare che non si tratta di grosse cifre, o perlomeno non lo sono a un anno dal titolo. Ma in alcuni casi sono superiori alla retribuzione mensile netta media per tutti i laureati di primo livello, pari a 1.332 euro, nonché a quella per i laureati di secondo livello, pari a 1.366 euro. In cima alla lista per stipendio medio mensile netto, con 1.559 euro, sono proprio i professionisti sanitari, seguiti questa volta dagli informatici e IT che percepiscono mediamente 1.426 euro al mese.
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