E’ una domenica tranquilla, il Napoli assimila un pareggio raggiunto a Bergamo al 93’. L’analisi di cosa ha funzionato e cosa meno nella trasferta all’”Atleti Azzurri d’Italia” viene deviata dalla rapina a Yanina Screpante, compagna del Pocho, e soprattutto dal suo post su Twitter a cui poi sono seguite delle scuse. «E poi dicono che in Argentina c’è insicurezza. Napoli città di mer… Mi hanno rubato l’orologio a mano armata»., “j’accuse” rilanciato poi da un colpo nel cuore dei tifosi: «Se mi succede qualcosa, il mio fidanzato va via da qui». Da persona che ha subito dei furti naturalmente capisco la rabbia e la frustrazione al cospetto di tali episodi, ma l’eterna missione dei napoletani di doversi sempre difendere comincia a diventare fastidiosa. Rapine a mano armata, come subita da Lady Lavezzi, avvengono quotidianamente ed ovunque, ma nessuno pensa a gettare fango su un’intera città, come se si fosse violato un sacro ordine sociale altrove rispettato in maniera rigida. Succede a Napoli ed allora un episodio di cronaca diventa motivo di sondaggi, suggestioni di mercato, complotti ed analisi sociologiche che farebbero impallidire chi i problemi sociali vorrebbe studiarli seriamente. Nessuno sa se gli episodi che hanno coinvolto a distanza di poche settimane Edinson Cavani, Martina Franova, moglie di Hamsik e Yanina Screpante, compagna di Lavezzi, abbiano un filo comune da ricercare in qualche ragione criminale. Possiamo solo avere fiducia in chi compierà delle indagini su tali episodi. L’unico ragionamento serio è una sorta di consiglio che possiamo dare ai calciatori, soprattutto a quelli più amati dal pubblico. Napoli ha un pubblico meraviglioso, che ti sommerge d’affetto, in cui il calciatore non è solo uno strumento per raggiungere delle vittorie, ma un “nuovo concittadino” da accogliere tra le proprie braccia in cambio di un sogno, di una sensazione di riscatto che può derivare dalle sue gesta. Questa condizione probabilmente fa in modo che essi siano amati profondamente dai napoletani, però non scopriamo ora che la nostra città deve combattere disagi sociali profondi, trasformati spesso in delle emergenze. Napoli è una città dove la camorra non è solo un’organizzazione criminale che controlla il territorio, ma un “sistema” di valori, credenze, convinzioni ed atteggiamenti in continua lotta invece con i principi sani della cultura e del lavoro. Per stare bene a Napoli bisogna fare una scelta di campo, stando nettamente nel secondo fronte, senza nessuna zona grigia, indecisione o contatto con l’altro “schieramento”. La notorietà dei campioni spesso è una zavorra su quest’aspetto, ne sa qualcosa il più grande di tutti, Diego Armando Maradona, asfissiato sia dal troppo amore che soprattutto dalle miniere d’interessi che si scatenavano intorno alla sua figura. Diego è sempre uscito di casa, come lo fa anche Lavezzi, quindi si evitino le ipocrisie e si faccia quello che è nel proprio potere per evitare spiacevoli avvenimenti di ogni natura.
Torniamo a parlare squisitamente di calcio; il Napoli, reduce da un positivo pareggio a Bergamo, si appresta a sfidare la Juventus nel recupero della gara non disputata lo scorso 6 Novembre per la forte pioggia che colpì il capoluogo campano. Il Napoli di Bergamo non mi è dispiaciuto; riuscire a reggere sotto il profilo mentale e fisico contro l’Atalanta, una delle compagini più in forma del momento, dopo l’incontro giocato sovra-ritmo contro il Manchester City, indica che il gruppo è in crescita. I passi in avanti sotto il profilo della tenuta fisica e mentale della squadra evincono anche dal dato che nelle tre gare contro Lazio, Manchester City ed Atalanta gli azzurri hanno sempre tenuto bene il campo, tranne che nei primi venti minuti della ripresa a Bergamo. Paradossalmente poi il gol di Denis è frutto di un grande pasticcio difensivo sull’asse Lavezzi-Campagnaro e Gargano, proprio nel momento in cui il Napoli stava per uscire dal momento di affanno.
Riguardo alla crescita dei singoli, il bilancio invece presenta ancora aspetti negativi. Sono da registrare, infatti, i miglioramenti di Santana (la cura Primavera ha funzionato), che ha dato un grande contributo negli ultimi venti minuti propiziando anche il gol di Cavani, ma anche le difficoltà di Dzemaili e Pandev. Nella sfida contro l’Udinese, lo svizzero mi aveva impressionato positivamente, sembrava aver appreso i dettami del sistema di gioco di Mazzarri, che chiede ai centrocampisti di macinare chilometri alternando gli inserimenti in fase offensiva ed i ripiegamenti quando la propria squadra non è in possesso di palla.
Un lavoro molto dispendioso, ma che ha formato generazioni di mediani: da Palombo ad Hallfreddson, passando per Poli. Dopo la gara contro i friulani, lo svizzero è tornato quel “pesce fuor d’acqua” senza né la qualità d’Inler né il dinamismo di Gargano. Contro l’Atalanta è apparso sicuramente in condizioni migliori rispetto alla scialba prestazione contro la Lazio, ma il dominio di Cigarini e Carmona a centrocampo nella ripresa è un film a cui non vorremmo più assistere. Pandev continua a non convincere sotto il profilo atletico, dell’intensità. Il labiale del battibecco con Mazzarri poi chiarisce ogni dubbio sulla delusione dello staff tecnico partenopeo riguardo alle prestazioni del macedone, a prescindere dalle dichiarazioni rilasciate dal tecnico toscano nel post-partita. Santana sta superando con l’umiltà le sue difficoltà, Pandev prenda esempio dall’argentino. La svolta, però, è nelle mani della società. Lo ripetiamo da mesi e lo abbiamo detto sia dopo le vittorie che dopo le sconfitte: servono quattro acquisti. Un mediano, un esterno sinistro e due attaccanti come alternativa a Cavani e Lavezzi: è questa la mappa degli interventi da compiere a Gennaio per ridare fiato alla corsa verso le prime tre posizioni della classifica. “Anche senza i 30 milioni della prossima Champions League non finirebbe la nostra vita”, ha dichiarato De Laurentiis nella conferenza stampa post-City. Sicuramente, però, il progetto Napoli, con l’esclusione dall’Europa che conta nella prossima stagione, subirebbe un brusco stop. A Giugno vogliamo vedere il club di De Laurentiis che progetta il restyling per obiettivi sempre più importanti e per questo bisogna invertire la rotta subito, battendo la Juventus e programmando gli investimenti necessari nella sessione invernale di mercato. La sfida contro la Vecchia Signora è l’ennesima gara della svolta; infatti, le sconfitte con Catania, Chievo e Parma hanno tolto un po’ di respiro al Napoli in classifica, che così guarda alle partite interne con l’obbligo di vincere (era già successo con l’Udinese, speriamo finisca allo stesso modo). Non è assolutamente una partita decisiva, ma una vittoria rilancerebbe gli azzurri a pieno dovere in campionato, considerando che la strada è ancora lunga.
A cura di Ciro Troise
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