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Napoli, serve chiarezza!

Gli intrighi Donadel ed Aronica, titoli di coda di un mercato vissuto in prospettiva

Al “Ferraris” pensavo alle contraddizioni di una stagione particolare, strana, incredibile. Il Napoli va in semifinale di Coppa Italia, raggiunge gli ottavi di finale di Champions League mandando nell’“Europa minore” il Manchester City, ma in campionato non trova la continuità delle prime posizioni.

La società non ha mai parlato di obiettivi, De Laurentiis muta continuamente le sue priorità: prima dichiara ai microfoni di Radio Marte di preferire il terzo posto alla Champions, poi, dopo la vittoria contro l’Inter in Coppa Italia, ribadisce di aspettare la sfida contro il Chelsea.

“Il Napoli va in finale di Coppa Italia e conquista così l’accesso all’Europa League, può guardare con più tranquillità al campionato”, questo messaggio circolato insistentemente non deve assolutamente passare dalle parti di Castelvolturno. Il Napoli fa del ritmo, dell’intensità e della determinazione le sue qualità più importanti, non può permettersi cali di concentrazione. L’approccio alla sfida contro il Genoa è stato preoccupante su questo versante; i rossoblù, animati anche dallo spirito di vendetta sportiva dopo il 6-1 del San Paolo, hanno stravinto nel primo tempo riguardo al profilo dell’aggressività e della corsa, le qualità storicamente attribuite alla “Mazzarri band”. Kucka, criticato dalle parti di Marassi per il suo atteggiamento da “separato in casa” (dovrebbe approdare all’Inter proprio nelle ultime ore di mercato), ha dominato nettamente su Gargano e Dzemaili. Qualche settimana fa scrivevo che lo svizzero non ha né il dinamismo dell’uruguagio né la qualità di Inler; il Genoa si è aggiudicato il match dal punto di vista tattico proprio approfittando dell’assenza del filtro davanti alla difesa. Sculli dalla destra e Jankovic dalla sinistra tagliavano continuamente verso l’area di rigore, creando superiorità numerica ed acquisendo pericolosità con i movimenti di Gilardino e Palacio, che hanno fatto venire l’emicrania a Britos e Cannavaro. Ai problemi sulle vie centrali s’aggiungevano le sofferenze di Dossena sulla corsia sinistra, nonostante Mesto, preoccupato dalle sgroppate di Lavezzi, rimanesse stabilmente collocato in fase difensiva. Il primo tempo al “Ferraris” è finito 2-0 per il Genoa, che ha avuto anche altre occasioni da gol, mentre il Napoli può vantare solo un insidioso colpo di testa di Pandev sul risultato di 0-0. Mazzarri nell’intervallo si sarà fatto sentire perché nella ripresa si vede in campo un altro Napoli dal punto di vista dell’intensità e della convinzione. Sono i cambi tattici compiuti dal tecnico ad aver fatto la differenza; è un dato di fatto che la difesa a quattro dà maggiori garanzie. Con questo modulo gli azzurri hanno recuperato le sfide di Bergamo, Novara e Siena. “E’ la fase difensiva a subire di più la stanchezza per i tanti impegni, non è possibile essere sempre al 100% ogni tre giorni”- così si è espresso in conferenza stampa Mazzarri, incalzato dalle domande sulle condizioni della difesa. Il modulo a quattro chiede un minore dispendio non solo a tutti gli uomini impiegati nella fase di non possesso, garantendo dei miglioramenti riguardo alla lucidità ed alla condizione atletica. La domanda da fare al mister è: perché non partire dal primo minuto con questo schieramento? Piuttosto che sul turn-over di uomini, bisogna concentrarsi su innovazioni tattiche che diano la possibilità ad uomini come Campagnaro, Inler, Maggio di faticare di meno e rendere di più. Mazzarri ha sempre puntato sul suo modulo ed, anche ai tempi delle sofferenze patite in campionato con la Sampdoria nella stagione della finale di Coppa Italia e del cammino in Europa League, non ha mai compiuto una svolta effettiva dal primo minuto. Un pizzico di umiltà in più sarebbe la risposta più appropriata alle difficoltà oggettive che non possono essere sempre celate dietro i grandi risultati compiuti ed il processo di crescita che avanza.

Va benissimo andare avanti in Coppa Italia, la doppia sfida contro il Siena non è ancora stata vinta e non sarà una passeggiata opporsi all’entusiasmo dei toscani alle prese con una sfida storica; tentare la “remuntada” in campionato è una mission da cui non ci si può tirare indietro.  Serve, però, la fame di vittorie, l’applicazione tattica che ha annichilito la compagine di Ranieri, portandola ad abbandonare le sue certezze post-derby prima al San Paolo e poi al “Via Del Mare” contro il Lecce. La chiarezza per affrontare gli impegni con serenità, ecco la filosofia da intraprendere. Perché dire di aver visto una buona prestazione di Britos, quando tutti hanno visto l’uruguagio in evidente difficoltà nei movimenti della difesa a tre? Perché non ammettere i problemi dovuti all’inserimento dell’ex Bologna dopo l’infortunio rimediato a Barcellona? Perché dire a Dicembre di voler provare nel 2012 la rimonta in campionato e limitarsi nella sessione di mercato invernale ad un solo acquisto, Vargas, definito dai protagonisti un colpo in prospettiva, preso a Gennaio per far bene a Giugno? Perché va in tribuna a due giorni dalla chiusura del mercato Aronica, uno dei difensori più impiegati finora da Mazzarri, che lo considera un suo fedelissimo? Non c’è ancora l’accordo per il rinnovo del difensore palermitano (la discordia è sul numero di presenze che può valere il rinnovo, 15 per l’agente del calciatore, 25 per la società) mentre si registrava l’inserimento di Genoa ed Atalanta. Ci sarebbe ancora da chiedersi: Perché?

Il gioco del “Porquè” potrebbe continuare ancora, ma ormai è 31 Gennaio, l’ultimo giorno di mercato. Tra Tevez, Nainggolan, Guarin, il Napoli è stato protagonista prima con la telenovela Vargas, poi l’intrigo Donadel. Manca il finale, lo racconteremo in base alle indiscrezioni, agli aggiornamenti che vi forniremo dall’Atahotel Executive. Comunque vada, c’è una lezione da accogliere con umiltà sui fallimenti del mercato estivo, sulle difficoltà nell’equilibrio da trovare tra monte ingaggi e rosa complessivamente all’altezza della dimensione attuale del Napoli, che prova a passare dal ruolo di outsider a quello di grande squadra. Si raggiunge quest’obiettivo alzando il livello qualitativo di tutto l’organico, soprattutto delle alternative.

Il presidente dichiara di voler tornare a vincere nel 2012, poi sul mercato nessun rinforzo per il presente, ma solo in prospettiva. Una politica proiettata verso il futuro, atteggiamento lodevole, ma con un direttore sportivo in scadenza di contratto. Napoli, serve chiarezza!

 

A cura di Ciro Troise

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