Quello partenopeo è un popolo abituato a soffrire, nella quotidianità e nel calcio; perciò non pretende costantemente la vittoria, ma sa apprezzare il lavoro altrui, quando è condotto con impegno e professionalità. L’applauso ed i cori del San Paolo di ieri sera sono una cartolina spedita a chi giudica con tanta superficialità la città di Napoli e la sua tifoseria, come nel caso degli incidenti mai provati del 31 Agosto 2008, nel corso della trasferta a Roma.
Tutti i media nazionali tessono le lodi del pubblico partenopeo, dimenticandosi che soprattutto da parte delle curve l’amore al di là del risultato non è mancato neanche in caso dei passi falsi in Serie C e B. La storia è memoria, quando quest’ultima appare corta prevale la demagogia ed il qualunquismo.
Quanti spunti, quante emozioni nascono dal maledetto posticipo del San Paolo, che spegne l’immaginazione partenopea ed aumenta in maniera considerevole le percentuali di scudetto rossonere. E’ subito da chiarire che non è finito nulla; naturalmente i “sogni tricolore” sono molto più complicati dopo la sconfitta contro l’Udinese, ma trattandosi di traguardi a cui si vola con l’immaginazione, si può ancora farlo e fa anche bene ad un popolo che viene sconfitto ogni volta che si rassegna, anche al cospetto degli innumerevoli problemi della città. Adesso, però, la priorità è garantirsi l’accesso diretto alla Champions, tocca a Mazzarri eseguire un compito riuscitogli sempre nell’arco della stagione: non far demoralizzare il gruppo e costruire la reazione, già dal “Renzo Barbera” di Palermo. Mancheranno Cannavaro e Lavezzi, che dovrebbero essere sostituiti da Aronica e Mascara. La Champions, il mercato, la compagine da rinforzare sono tutte prospettive future che passano, però, per il presente, cioè dalla salvaguardia dell’attuale posizione in classifica.
Una sconfitta, arrivata dopo una prestazione non brillante, non può spegnere l’entusiasmo per una cavalcata straordinaria; allora continuiamo a sognare e a divertirci senza mettere pressione al gruppo “dei record” che non è l’invincibile Armata ed ha molti limiti soprattutto riguardo alla gestione dei nervi ed il modo migliore per aiutarlo è allentare la pressione.
La gara del San Paolo è stata una partita a scacchi, dove gli avversari non si affrontavano solo sul terreno della tattica, ma anche sotto il profilo nervoso. Ho ascoltato eccessive esaltazioni del gioco dell’Udinese, che non hai messo sotto gli azzurri, anche nel loro momento peggiore, cioè subito dopo il 2-0. I friulani, messi bene in campo da Guidolin, che nella sua carriera non ha mai sbagliato una stagione (gli esoneri di Zamparini non contano perché non fanno notizia), sono stati semplicemente bravi a sbagliare meno del Napoli. Sin dal 3′, quando Denis ha avuto la possibilità di agganciare un pallone e di calciare tranquillamente in area di rigore, si è capito che la compagine partenopea non era al massimo della lucidità e della concentrazione. Durante tutto il primo tempo, però, il Napoli ha fatto la partita, costruendo tre nette palle gol, due con Cavani ed una con Lavezzi. L’Udinese aspettava e poi tentava di far male in contropiede con la velocità degli esterni e dei centrocampisti. Sarebbe forse servito Gargano nel contrastare gli scatti di Pinzi ed Asamoah e nel tenere il ritmo costantemente alto in fase d’impostazione. Nei tanti battibecchi con gli avversari, avvenuti a causa del buonismo di Tagliavento nell’uso dei cartellini, il Napoli mostrava di sentire la pressione dell’evento e di avere l’ansia di sbloccare l’incontro davanti alla folla di Fuorigrotta. Proprio su un errore dettato dalla frenesia e dall’ansia di vincere la partita, Maggio regalava il pallone nella propria metà campo all’Udinese ed Inler trovava un grande gol; il Napoli subiva il colpo disunendosi ed arrivava in contropiede il raddoppio di Denis. Gli azzurri non hanno avuto la forza di produrre la grande rimonta, anche a causa degli episodi, come la traversa di Maggio ed il rigore sbagliato da Cavani. Anche in occasione del penalty fallito dal Matador ritorna il problema dei nervi: che senso ha accompagnare Armero nelle sue sceneggiate, che avevano come obiettivo deconcentrare Cavani? A Lavezzi e Gargano l’ardua risposta. Ci sarebbe poi da chiedersi come può restare impunito l’atteggiamento del colombiano, ma sugli errori arbitrali ormai non c’è più nulla da meravigliarsi.
Siamo un popolo abituato a soffrire e ad accontentarsi di poco anche perché l’argomento più discusso non è la sconfitta, ma l’enigma della mancata esultanza di Inler. Se vogliamo trattare l’argomento cercando di ricavarne la verità, evince dal suo gesto un messaggio chiaro alle parti in causa nella trattativa che lo potrebbe portare a Napoli: lo svizzero vuole indossare la maglia azzurra. Il nazionale elvetico è rimasto attratto dalla smisurata passione dei napoletani per il calcio e per la maglia azzurra. Del resto ha sentito parlare della possibilità di trasferirsi a Napoli già la scorsa estate, quando Pozzo e De Laurentiis non hanno trovato l’accordo economico, poi a Gennaio la valigia era pronta, ma l’affare è stato bloccato da Guidolin, preoccupato per la ripercussione tecnica della cessione eccellente, e adesso in estate vuole trasferirsi all’ombra del Vesuvio. Il club partenopeo deve, però, superare l’ostacolo delle pretese dell’Udinese, che non vuole adeguarsi alla valutazione espressa da De Laurentiis: 10 milioni di euro. Una volta raggiunto l’accordo con il presidente Pozzo ed il ds Larini, sarà una passeggiata ratificare l’accordo con Inler ed il suo agente Dino Lamberti. Sul mercato il Napoli dà un occhio anche ai giovani: si seguono l’attaccante Elia del Materdei (classe ’94), il difensore centrale Formato (’93) del Frosinone, impiegato anche come terzino sinistro e che ha già debuttato in Serie B, e poi i radar sempre accesi sul Sudamerica ed altrove. La strategia è chiara: non c’è la possibilità in tempi brevi di costruire un settore giovanile organizzato con strutture all’avanguardia e nel frattempo si intende potenziare soprattutto la Primavera del prossimo anno con acquisti validi anche in prospettiva. In chiave prima squadra, De Laurentiis vuole trattenere Mazzarri ed accontenterà le sue richieste tecniche; è chiaro che a centrocampo avevamo visto giusto qualche settimana fa: si cerca un mediano dai piedi buoni con Inler obiettivo dichiaratissimo e poi un giocatore dinamico (la prima scelta è Borja Valero, come alternative da tenere pronta si monitorano Matuidi del Saint Etienne ed il coreano Ki Sung Yueng del Celtic Glasgow). Arriverà poi un giovane a rinforzare l’organico; la prima scelta è Poli, poi c’è sempre la vecchia conoscenza di Bigon, Rizzo. Gargano, se vorrà rimanere in maglia azzurra, deve accettare la panchina; Mazzarri lo sta già facendo abituare, anche a causa di problemi personali che non lo fanno stare tranquillo. Per il tecnico toscano Yebda nell’arco complessivo dei novanta minuti dà più garanzie, ed, infatti, da cinque partite l’uruguagio entra solo nella ripresa.
Ciro Troise
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