Immaginavano già il “de profundis” dopo la sconfitta di Verona. L’argomento dell’inadeguatezza delle alternative sentenziava già il crollo del Napoli; così commentavano i “soloni” dell’informazione nazionale appena una decina di giorni fa. Oggi lì vedi esaltare il Napoli, dargli lo spazio che hanno sempre negato, a favore dell’ossequio ai poteri forti, dell’esaltazione del valore di Inter e Milan, con l’intermezzo del fastidio capitolino.
Ciò che manca alla stampa sportiva è la personalità e l’autonomia; tutti parlano inseguendo interessi editoriali e strategie di radicamento territoriale. Parafrasando Mourinho, “il Napoli deve abituarsi al rumore dei nemici”. Il club di De Laurentiis sta scompaginando gli equilibri, con un lavoro costruito negli anni, volto ad un processo di crescita che ha ancora tanti step da compiere, ma che rappresenta nel capoluogo della Campania e nella città faro del Sud Italia l’unica realtà che funziona, intraprendendo la strada della professionalità, dell’internazionalizzazione, acquisendo quotidianamente dei punti nella scala della competitività su tutti i fronti. E’ cresciuto anche sul piano politico il Napoli, il direttore generale Fassone appartiene all’elite dell’economia italiana, oltre all’esperienza nella Juventus. Ha acquisito potere con un lavoro diplomatico costante nelle Assemblee di Lega.
Il Napoli, infatti, non ha ancora subito i vergognosi torti arbitrali della scorsa stagione; non dimenticherò mai Udinese-Napoli e Napoli-Fiorentina, gare completamente falsate dagli “orrori” di Damato e Banti. Il lavoro del vulcanico presidente De Laurentiis non può bastare, però, per ribaltare gli equilibri sociali dell’Italia. Infatti, sabato il Napoli ha vinto all’Olimpico, con una prova nettamente superiore alla Roma e confermandosi al secondo posto a tre punti dal Milan, creando un vuoto alle proprie spalle, a causa della sconfitta dell’Inter in casa della Juventus. Nelle tv e sulla maggioranza dei giornali, che hanno il centro editoriale e lavorativo a Milano, si parla principalmente dello “scambio di sputi” tra Rosi e Lavezzi. Così si arriva alla sentenza di Tosel, che squalifica entrambi i calciatori per tre giornate, adducendo come motivazione la comunicazione dell’arbitro Bergonzi per cui le ammonizioni attribuite durante la gara sono da addebitare alle spinte reciproche.
Leggendo il comunicato ufficiale, si nota che viene definito ininfluente se lo sputo ha colpito o meno l’obiettivo e comunque il carattere non chiaro delle immagini, ma ciò che conta è il gesto. Quindi, si punisce l’intenzione, un’interpretazione non condivisibile ma da accettare; però, bisogna aspettare al varco il giudice sportivo Tosel nel caso in cui dovessero ripetersi episodi simili. Il Napoli, probabilmente, farà ricorso, che a questo punto, più che sulla mancata chiarezza delle immagini, dovrebbe essere mirato sull’iniquità di un provvedimento che punisce allo stesso modo il provocatore e colui che reagisce. L’equiparazione tra i due gesti è la grande ingiustizia di questa sentenza.
Lavezzi è un grandissimo calciatore, la sua esplosività raggiunge dei livelli inimitabili in tutto il mondo, però sotto l’aspetto psicologico deve crescere. Un campione in quella condizione fa pagare a Rosi il suo gesto, non rispondendo con la stessa moneta, ma ubriacandolo di dribbling ed accelerazioni dall’occasione successiva, finchè dopo un brutto intervento l’arbitro non è costretto ad espellerlo.
Questa vicenda, però, non può oscurare la cavalcata impressionante di questo Napoli; è impressionante la continuità di rendimento di questa squadra, che si rialza ed innesca il turbo subito dopo le cadute. Nell’arco di tre settimane gli azzurri hanno compiuto contro Inter, Sampdoria e Roma tre prestazioni con un’intensità altissima ed una tenuta della concentrazione impressionante, se consideriamo le continue amnesie ed i cali a cui eravamo abituati fino alla scorsa stagione. A Milano hanno paura perché Mazzarri ed il Napoli stanno spiegando sia alla sponda rossonera che a quella neroazzurra che con i soldi non puoi fare tutto. Sono abituati a pensare che in Italia con il denaro si possono comprare le donne, i giudici, le aziende, le ville, in poche parole tutto, ed invece arriva De Laurentiis che insidia il loro potere, con una rosa che costa come monte ingaggi tre/quattro volte meno rispetto ai loro spaventosi organici. Mazzarri sta ricevendo giustamente vari riconoscimenti in giro per l’Italia, ma bisognerebbe avere il coraggio di affermare che il tecnico del Napoli è non solo il migliore del nostro campionato, ma la sua cavalcata può essere considerata anche da prime posizioni a livello europeo. Continuare il cammino in Europa League potrebbe essere un’occasione importante; il Napoli non mollerà in nessuna competizione, la crescita a livello internazionale passa anche per i risultati e la società ci tiene tantissimo. Mazzarri è meglio di Mourinho perché il tecnico toscano, così come il portoghese, si ispira alla filosofia dell’armonia del gruppo e del senso del sacrificio di tutti, ma ha un valore riuscire a trasformare tutto ciò in risultati quando si hanno le rose di Inter e Real Madrid e ne ha completamente un altro, decisamente più alto, quando lo si riesce a fare con l’organico di Reggina o Napoli. Chapeau mister, lo ripetiamo, Mazzarri è meglio di Mourinho!
Ciro Troise
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