Nessun dramma, non sono ammessi i processi ad una squadra che ha raggiunto l’obiettivo storico della qualificazione alla Champions League. L’ambiente è in fibrillazione, la sconfitta contro la Roma nella serata in cui si doveva dar inizio alla “remuntada” è una mazzata difficilmente digeribile, un colpo da ko, ma ci spetta la mission di mantenere l’equilibrio, in un ambiente diviso tra “servi” ed “avvoltoi” dove sono veramente pochi coloro che seguono la via della lucidità e dell’onestà intellettuale. Il colore vince sempre sull’analisi ed allora tutti a parlare delle dichiarazioni di Mazzarri su Vargas o di De Sanctis sulla difesa.
Sarò forse buonista, ma non vedo in nessuno dei due interventi segnali di mancata coesione dell’ambiente. Anzi, ho particolarmente apprezzato le dichiarazioni del portiere del Napoli, che ha evitato la solita banalità delle interviste post-partita affrontando da leader con lucidità gli evidenti problemi della retroguardia partenopea. L’esperienza in tutti i settori della vita insegna a rendersi conto delle difficoltà e ad affrontarle, non ad illudersi che esse non esistano oppure a nasconderle. Il numero 1 della compagine di Mazzarri ha avuto così rispetto dei giornalisti e dei tifosi. Ci sono dei dati che rendono la sua tesi ineccepibile: la Roma, in tutte le trasferte tra campionato ed Europa League, aveva segnato otto gol e ieri sera ne ha realizzati tre in un colpo solo, nelle ultime tre gare al San Paolo il Napoli ha subito otto reti e su quindici sfide disputate in campionato gli azzurri sono stati “bucati” in ben undici partite (escluse Fiorentina, Inter, Cagliari e Lazio) ed hanno l’ottava difesa del campionato per reti incassate (ben diciassette), un po’ poco per una squadra che punta alle prime posizioni di classifica.
La dichiarazione del tecnico di San Vincenzo su Vargas invece mi sembra un’ammissione sincera, senza nessuna dietrologia da mettere in campo. Credo che Mazzarri non conoscesse bene neanche Fideleff e Fernandez, il suo compito è fare l’allenatore, né il talent-scout né il direttore sportivo. Qualcuno può giustamente obiettare che a Napoli la sua figura ha spesso superato i limiti della direzione tecnica, influenzando anche il mercato, senza determinare poi tante scelte, come spesso si vuole far credere. Aveva chiesto Criscito, Vucinic e Vidal, gli hanno dato Britos, Pandev e Dzemaili; ha condiviso (o accettato?), come ammesso nella prima conferenza stagionale a Dimaro, la linea di puntare su giocatori da riscattare come Britos, Santana, Pandev, Donadel, strategia certamente non all’altezza per una compagine che affrontava il doppio impegno Champions-Campionato per la prima volta ed aveva bisogno di giocatori pronti, non di scommesse.
Non c’è nulla di male a non conoscere Vargas, attaccante molto vicino ad indossare i colori azzurri, il mercato non è compito di Mazzarri. Un allenatore deve indicare i ruoli e le caratteristiche dei giocatori da ricercare, poi ci sono i dirigenti a dover mettersi all’opera. Vargas ha le caratteristiche di Lavezzi, una fisionomia di calciatore che serve tantissimo al Napoli, quindi la distribuzione di ruoli e competenze sembra aver funzionato.
La palla passerà a Mazzarri se e quando bisognerà gestire il processo d’inserimento del cileno classe ’89 dalle parti di Castelvolturno.
Mi preoccupa, invece, la continua aggressività del tecnico con i giornalisti; lo sappiamo che è influenzato dai “seminatori di zizzanie” ed innervosito dalle pressioni, ma la sua serenità è indispensabile per il Napoli. L’atteggiamento è sempre di chi mette davanti a sé una barricata per difendersi, quando basterebbe avere la tranquillità di dialogare. Bigon è in scadenza di contratto, il mercato estivo non è piaciuto a De Laurentiis, che ha con Mazzarri un buon rapporto ma sempre teso dopo la querelle estiva. Bisogna proteggere il Napoli da queste dinamiche, altrimenti gli azzurri non hanno la serenità di rispondere alle difficoltà.
Gli elementi di contorno fanno dimenticare la sostanza, ciò che veramente preoccupa riguardo al rendimento del Napoli. Non bisogna avere eccessiva ansia riguardo alla classifica, il campionato è ancora lungo e negli anni scorsi abbiamo assistito a rimonte anche più complicate di quella a cui è chiamata la compagine di Mazzarri (ricordate l’Inter nella scorsa stagione?).
Il problema è: il Napoli è in condizione di tornare a correre in campionato? Tutti hanno perso un po’ di sicurezza dopo la sfida di domenica sera. Preoccupa la tendenza ai blackout, il calo nella concentrazione e nella solidità a livello difensivo, che rappresentava una virtù del Napoli di Mazzarri. C’è un problema di lucidità dei difensori del Napoli, che, mentre si pensa al turn-over degli attaccanti, sono tra i più chiamati in causa in quest’estenuante stagione. Fideleff ha perso valore come alternativa, Britos è indisponibile da mesi, c’è solo Fernandez come alternativa, protagonista di un rendimento incostante ma cui non bisogna mai smettere di puntare perché le qualità ci sono. Campagnaro ed Aronica hanno le idee annebbiate, inoltre non dispongono né dell’esperienza né di qualità sopra la media, sono due buoni difensori che hanno acquisito le luci della ribalta nel sistema di gioco di Mazzarri. La prestazione di ieri sera è da collegare alla sfida contro la Juventus; i due incontri sono importanti perché mostrano in maniera chiara i blackout degli azzurri. Il gol di Lamela ha mandato in crisi la squadra di Mazzarri, che ha perso proprio la bussola in fase difensiva, come se l’intero reparto fosse travolto dai sensi di colpa. Basta aggredire il lento e compassato possesso palla giallorosso per annullarlo, invece si davano troppi metri ai portatori di palla avversari, tenendo sempre la difesa aperta e non chiudendo mai gli spazi; se ci mettiamo poi gli errori sotto porta, le mastodontiche disattenzioni individuali come quella di Campagnaro in occasione della marcatura di Osvaldo, il gol ingiustamente annullato a Cavani e tanta confusione in fase d’impostazione, allora capiamo le tante sfaccettature della “frittata” di domenica sera. Non bisogna poi sottovalutare le amnesie del centrocampo, che non è apparso mai “sul pezzo” a differenza dei movimenti continui ed armonici di Greco, Simplicio e De Rossi. Tanti gli inserimenti per vie centrali dei giallorossi, con Gargano ed Inler in confusione sia in fase d’impostazione che di copertura.
Mercoledì arriva il Genoa e Mazzarri, privo di Lavezzi, pensa ad una configurazione del reparto offensivo con Hamsik e Pandev alle spalle di Cavani. I movimenti di Di Vaio e Ramirez hanno mandato in crisi il Genoa domenica e soltanto gli straordinari interventi di Frey e la fortuna hanno fatto in modo che i liguri non passassero in svantaggio, prima che poi il gol di Pratto regalasse poi la vittoria a Malesani e compagni. La mobilità di Cavani potrebbe aprire gli spazi per gli inserimenti dei due uomini posti tra centrocampo ed attacco, che possono far molto male al Genoa che non ha una mediana muscolare e dinamica. Servirà però l’intensità dei tempi migliori…
A cura di Ciro Troise
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