Lavezzi è il caso di ogni estate. La clausola rescissoria di 31 milioni di euro è da anni il seme della discordia, quell’elemento che può far terminare il rapporto tra il Pocho e la maglia azzurra. Quest’anno la voce di mercato si è anticipata arrivando a riscaldare una primavera già calda su altri fronti: lotta per la Champions, finale di Coppa Italia e calcioscommesse.
De Laurentiis ribadisce più volte la sua linea: niente contropartite tecniche, saluta Lavezzi solo davanti all’intero valore della clausola. L’Inter punta sui buoni rapporti con il club partenopeo, Moratti sogna un’operazione di buonsenso come da lui definita, ma c’è la sensazione che tra Zenit, Psg, Manchester City, Anzhi si sia acceso un duello dove De Laurentiis può monetizzare.
L’acquisto di Vargas, nonostante le smentite di rito, aveva lo scopo di cautelarsi in vista del futuro con un’alternativa a Lavezzi, ma il cileno è un ottimo prospetto da crescere, ma per la prossima stagione non dà ancora le garanzie necessarie.
Ci sarà tempo per il mercato, adesso bisogna pensare solo ai due obiettivi fondamentali da raggiungere in questi venti giorni: la qualificazione ai preliminari di Champions League e la Coppa Italia.
Bisogna chiedere anche al Pocho di essere professionale, di giocare queste ultime gare senza distrazioni, con la carica psicologica di chi deve aiutare il proprio club a raggiungere degli obiettivi.
La prestazione sottotono di Lavezzi a Roma ha sorpreso anche Mazzarri, come dimostrano le sue sincere parole in conferenza stampa: “Mi sono reso conto che non era in condizione ottimale, ho potuto verificarlo solo facendolo giocare. Era la sua partita, negli spazi in velocità poteva far male”. Domani contro il Palermo toccherà a Pandev, autore di un’ottima prestazione all’Olimpico dove ha creato scompiglio tra le linee alla difesa giallorossa.
Mazzarri ha nell’ottimizzazione delle risorse a sua disposizione la qualità più riconosciuta: basta vedere il rendimento alle sue dipendenze di giocatori come Bianchi, Nicola Amoruso, Maggio, Pazienza, Zuniga. In questo finale di stagione sarà messa alla prova la sua capacità gestionale. Questo gruppo ha avuto, dopo l’eliminazione dalla Champions League, tante frizioni interne, che vanno immediatamente superate. La compattezza è il valore fondamentale per agguantare un obiettivo alla portata, quale il terzo posto. Il Napoli è in vantaggio per la classifica avulsa sulle altre concorrenti, c’è solo la Lazio con cui è in svantaggio negli scontri diretti, ma i biancocelesti hanno all’ultima giornata la gara contro l’Inter; quindi, se gli azzurri riescono a totalizzare nove punti in tre partita, ha molte possibilità di centrare il terzo posto.
Il finale di stagione ed i ragionamenti per il futuro sono sempre degli aspetti che vanno di pari passo, strettamente legati. A partire dal 21 Maggio, le scelte strategiche sul mercato devono tener conto di quanto emerso durante questa stagione.
Ho visto il primo tempo di Roma-Napoli in linea con la trequarti in cui attaccavano i giallorossi e comprendevo la rabbia di Mazzarri perché i movimenti non funzionavano. Dzemaili e Gargano non riuscivano mai a seguire l’uomo tra le linee, i tagli di Bojan mettevano sempre in difficoltà una difesa molto statica, Zuniga soffriva tantissimo Rosi, certamente non devastante in fase di spinta. Nella ripresa il gol del colombiano ha cambiato l’economia della sfida; il Napoli sull’onda dell’entusiasmo ha schiacciato i giallorossi ed ha fallito tantissime occasioni da gol. Luis Enrique, grande competente di calcio che meriterebbe maggiore serenità per realizzare il suo progetto calcistico, ha inserito l’ennesimo giovane lanciato nella sua Roma (dopo Borini, Piscitella, Viviani, Leonardi, ndr), Tallo e Simplicio. Proprio sull’asse dei nuovi entrati i giallorossi hanno pareggiato nell’unica occasione creata nella ripresa. Due gol simili, subiti a difesa schierata. Fernandez ha concesso a Tallo la possibilità di raccogliere il pallone indisturbato, Maggio è andato a chiudere con sufficienza e sul cross Zuniga si è fatto anticipare da Simplicio. Peccato, con una vittoria si poteva conquistare un vantaggio considerevole in chiave Champions.
Mazzarri sa bene che non avere avuto a disposizione grandi alternative in difesa ed avere utilizzato poco e male le poche risorse su cui si poteva contare (Fernandez nello schieramento a tre può dare il suo contributo solo da centrale) è la chiave per analizzare i dati molto chiari nel confronto con la scorsa stagione. Il Napoli ha ora tredici punti in meno rispetto alla scorsa stagione, ha subito sette gol in più. Gli azzurri hanno la decima difesa del campionato (l’anno scorso la seconda a pari merito con la Lazio, subito dietro il Milan campione d’Italia) con un passivo di 43 gol, ben quattro più del dato finale del 2010-11.
Ciò che più deve far riflettere è la quantità di reti subite su situazioni standardizzate e ripetute durante l’anno. Aggiungendo i due gol subiti a Roma, la nostra redazione ha aggiornato le statistiche in merito alle 57 marcature inflitte agli azzurri tra campionato, Champions League e Coppa Italia: sette da calci piazzati, dodici gol per errato posizionamento (di cui sette per inserimenti su vie centrali), dodici per errori individuali, tredici per amnesie degli esterni, tredici da situazioni di gioco aereo.
Alla fase offensiva non si può rimproverare nulla: la compagine di Mazzarri ha in campionato il secondo miglior attacco a pari merito con la Juventus (62 gol realizzati, sei in più rispetto allo stesso punto del 2010-11 e tre di vantaggio sul dato finale). Influisce su questo dato positivo la crescita di Lavezzi a livello realizzativo, la buona mira dalla distanza di Inler e Dzemaili e la conferma di Edinson Cavani.
A cura di Ciro Troise
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