Quando provi il disgusto per il calcio delle lotte di potere, del divario enorme tra i top team del calcio italiano e le categorie inferiori, della “Calciopoli infinita”, delle polemiche, c’è Genoa-Napoli per riconciliarti con il mondo del pallone. L’atmosfera dell’incontro tra le due tifoserie ha un fascino suggestivo. Non si tratta di un semplice gemellaggio, ma di un’osmosi culturale che affonda le radici nella storia di due popoli ispirati dal mare, dallo sguardo verso l’altro e dall’integrazione di culture. Sono stato accolto a Genova dalla vecchia guardia dei napoletani emigrati nel capoluogo ligure e le storie di vita di queste persone esprimono il profondo legame tra la storia della città partenopea e quella di Cristoforo Colombo. Genoa-Napoli è sempre uno spettacolo dalle grandi emozioni, con tifosi azzurri presenti in tutti i settori dello stadio senza dover avere remore a manifestare la propria identità. Quando si gioca contro il Genoa, le incitazioni al Vesuvio ed i cori razzisti sono solo brutti ricordi. Il fascino della Gradinata Sud, con il Napoli Club Genova in prima fila e con tifosi di entrambe le squadre ad intonare cori e ad alzare i propri vessilli, è una cartolina per il “calcio mondiale”.
Gli appassionati di questo sport in tutto il mondo dovrebbero inserire nell’elenco dei luoghi simbolici in cui recarsi e delle sfide a cui assistere un passaggio al Ferraris ed al San Paolo per le partite tra Genoa e Napoli. Il pre-partita tra i quartieri Sestri Ponente, Bocca D’Assi e Marassi, con qualche doriano che tira fuori i colori blucerchiati per reagire alla frustrazione provata nell’assistere alla festa del gemellaggio in attesa del “derby della Lanterna” di domenica prossima, è un rito culturale in cui si consumano i valori dell’amicizia e del rispetto. Proprio a Bocca d’Assi parliamo con alcuni genoani orgogliosi perché il Boca Juniors, icona del calcio mondiale, squadra di Diego Armando Maradona, è stato fondato da genovesi emigrati in Argentina e ce lo dimostrano parlando proprio della storia del quartiere Bocca d’Assi. Sbeffeggiano i doriani che avevano chiesto il gemellaggio alla curva del Boca Juniors per incrementare il loro prestigio internazionale e si sono sentiti rispondere: “Mi dispiace, ma noi in virtù delle nostre radici dobbiamo unirci alla vera squadra di Genova”. Storie di calcio, che non è mai solo il racconto di gol, azioni, tattica e tecnica ma narrazioni collettive delle comunità in cui viviamo. Il Napoli torna da Marassi con la consapevolezza di non avere solo la spavalderia della squadra ricca di giovani talenti, ma anche il cinismo di chi ormai assapora da settimane l’atmosfera dell’alta classifica. Si torna da Genova con la convinzione che il processo di crescita avanza sotto la guida del meticoloso Mazzarri. Nel post-partita il Napoli che soffre e porta a casa il risultato nell’arena del Ferraris veniva paragonato a quello che espugnò il Sant’Elia. Non c’è paragone, la vittoria di Cagliari al 94′ è arrivata grazie ad un episodio, che ha premiato la capacità di non mollare mai e di essere concentrati fino all’ultimo secondo, ma gli azzurri hanno approfittato anche delle ingenuità dei sardi in difficoltà sotto la guida di Bisoli. Il colpo, con il quale gli azzurri hanno sfatato il tabù Genoa, invece, è un segnale di maturità, arrivato grazie ad una sapiente organizzazione tattica. Mancava Lavezzi a Marassi e Mazzarri si è affidato a Zuniga, che con la sua mobilità non ha dato punti di riferimento in fase offensiva e quando gli avversari schiacciavano il Napoli, il colombiano raddoppiava sulla fascia destra, aiutando Maggio.
Nel secondo tempo Zuniga ha fatto spazio a Yebda, che ha dato la superiorità numerica al centrocampo partenopeo. Infatti, il forcing degli uomini di Ballardini nella ripresa è consistito solo in lanci verso le sponde di Toni oppure nelle progressioni di Mesto, molto più pericoloso di Rafinha in chiave offensiva. Gli azzurri non si sono scomposti neanche dopo l’espulsione di Pazienza, concedendo solo un’occasione a Destro nei minuti finali. Il Napoli ha arretrato il baricentro un po’ più del dovuto soprattutto nella ripresa perché il Napoli senza Lavezzi non aveva grande brillantezza nelle ripartenze. Spesso ci ha pensato Hamsik a guidare la fuoriuscita degli azzurri dalla propria metà campo ed, infatti sugli sviluppi di un suo cross proveniente dalla sinistra Zuniga e Cavani hanno sprecato il possibile raddoppio. Quando lo slovacco è un po’ calato, il Genoa è riuscito a produrre un forcing più continuato e Sosa, entrato al posto di Hamsik, ha dato più qualità nel possesso palla ma certamente non ha le caratteristiche per imprimere la velocità alle ripartenze. La prova contro il Palermo di lunedì sera è stata sicuramente più esaltante rispetto a quella di Marassi, ma ciò non significa che il Napoli sia calato. La prestazione contro i rosanero arriva in quelle serate dove tutto l’undici titolare è brillante ed invece il colpo al “Ferraris” è giunto con un atteggiamento da grande squadra, capace di soffrire, superando anche le difficoltà di qualche giocatore. Ricordo la prova di Catania, quando sull’1-0, al cospetto degli attacchi della compagine siciliana, si aprì una voragine tra centrocampo e difesa, ed approfittando dei varchi lasciati dalla retroguardia partenopea, Gomez realizzò il pareggio e gli interventi di De Sanctis evitarono la sconfitta. Basta pensare poi ai cali di concentrazione contro Bari e Chievo per notare i segnali di crescita di questa squadra. Mercoledì però c’è un impegno che può cambiare le sorti della stagione del Napoli. Infatti arriva lo Steaua Bucarest al San Paolo; gli azzurri devono vincere per ottenere il passaggio ai sedicesimi di finale di Europa League. Battere la compagine rumena spalancherebbe anche le porte del mercato perché affrontare tre competizioni da protagonisti nella seconda parte della stagione imporrebbe dei rinforzi ed inoltre la crescita economica conquistata calcando i campi europei rappresenterebbe le fondamentale per realizzare gli acquisti nella sessione di mercato invernale. Le gerarchie di un campionato così incerto possono variare proprio in base al mercato che arriverà dopo la sosta natalizia; quindi, la qualificazione ai sedicesimi in Europa League e gli innesti giusti a Gennaio possono rappresentare i passaggi per costruire una grande stagione.
Ciro Troise
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