La variabilità del “termometro dei sentimenti” è la dinamica che caratterizza di più l’ambiente partenopeo. In una partita soporifera a Cagliari, Lavezzi trova uno spunto al 94′ e si parla di scudetto, creando un entusiasmo razionalmente inspiegabile poiché si trattava dell’undicesima giornata di campionato.
Quando si alza troppo il livello delle aspettative, è poi normale che dopo una sconfitta si respiri l’atmosfera del dramma. Il Napoli ha perso sul campo della Lazio, dove, tranne il Milan, che ha raccolto un pareggio, hanno perso tutte.
Il derby di Roma, ai fini di questa statistica, non va considerato perché è una gara particolare, dove il fattore campo è annullato. Dopo tre vittorie consecutive contro Brescia, Parma e Cagliari, ci può stare una sconfitta sul campo della seconda in classifica, che rappresenta la principale sorpresa di questo campionato. La compagine biancoceleste ha un organico molto valido e non deve sostenere le coppe europee, che tolgono energie fisiche e mentali.
Inoltre Eddy Reja, dopo il periodo di transizione della scorsa stagione, ha dato un’anima a questa realtà. Se il tecnico goriziano sarà capace di gestire Zarate e se a Gennaio non esploderà nuovamente il caso Ledesma, la Lazio si candida per stazionare fino alla fine del campionato nelle prime sei posizioni. Dalla gara di Roma bisogna trarre una lezione, che può essere utile dal punto di vista tattico per tutto il prosieguo della stagione. Lazio-Napoli è stata una partita a scacchi e Reja ha piazzato la mossa vincente. Conoscendo molto bene la difesa a tre del Napoli, l’allenatore della Lazio ha schierato Zarate come punta centrale che tagliava verso destra e sinistra, aprendo gli spazi per Floccari che lavorava alle sue spalle e per centrocampisti molto validi negli inserimenti come Hernanes e Mauri. Prima del gol, Zarate si era già trovato davanti a De Sanctis ma Cannavaro ha sventato in extremis il pericolo. Reja è sempre stato capace di alternare gli schemi di gioco; anche a Napoli era capace in corsa di giocare con il tridente con Bogliacino nel ruolo di esterno, nel suo 3-5-2 la manovra si trasformava profondamente in base all’utilizzo di prime punte come Zalayeta e Sosa, oppure di punte mobili come Calaiò, Pià e Lavezzi. Mazzarri invece ha un’altra filosofia di calcio, struttura una mentalità ed un modulo tattico e cerca, in base alle esigenze, di adeguare gli uomini al suo credo. Il tecnico, dopo il gol del vantaggio laziale, ha provato ad alternare le posizioni di Campagnaro e Grava. Il Napoli ha prodotto una reazione molto positiva, costringendo la Lazio a difendersi negli ultimi venti minuti del primo tempo ed andando vicinissimo al gol con Lavezzi, che ha colpito l’incrocio dei pali. Le energie sprecate dagli azzurri senza arrivare al pareggio si sono fatte sentire ad inizio ripresa, quando la Lazio con furbizia gestiva il possesso palla e faceva correre a vuoto il Napoli. L’inizio della seconda frazione di gioco è stato il momento più difficile per gli uomini di Mazzarri, che sono finiti in balia della compagine biancoceleste. Il gol di Floccari ha rappresentato una svolta decisiva per il match; infatti, dopo questa marcatura, Mazzarri ha inserito Sosa al posto di Grava, passando alla difesa a quattro. La Lazio si chiudeva bene e poi ripartiva in contropiede, il Napoli, soprattutto grazie alla determinazione di alcuni giocatori, Lavezzi, Sosa e Vitale su tutti, ha prodotto qualche occasione, senza però riuscire a riaprire la gara. La premessa da fare è che gli episodi nel calcio sono determinanti; se l’arbitro Bergonzi annulla giustamente il gol di Zarate, che si porta avanti il pallone con il braccio, la partita può anche prendere una piega diversa. Certamente non ci si può fermare agli episodi o alla stanchezza dovuta all’ottava gara in ventinove giornate, ma bisogna andare in profondità e ragionare sulle cause per cui la Lazio per lunghi tratti della gara è stata superiore rispetto al Napoli. Una settimana fa, dopo la sfida contro il Parma, avevo suggerito a Mazzarri due strade da seguire: mai più giocatori fuori ruolo e nessun “escluso” in casa, partendo proprio dalla risoluzione del caso Santacroce.
La storia dell’italo-brasiliano invece continua ad assumere i contorni del giallo. I rapporti col Napoli sembravano compromessi, poi sono arrivate le dichiarazioni del ds Bigon nel post-partita di Napoli-Parma e la decisione di Mazzarri di schierarlo a Cagliari. Santacroce al Sant’Elia è stato sostituito con Campagnaro al 60′ dopo una prestazione sufficiente. Nonostante l’ex difensore del Brescia sia il più adatto per contrastare calciatori come Zarate, a Roma Mazzarri gli ha preferito Grava, che non è sembrato in forma, e Campagnaro, che ha smaltito in settimana un infortunio. Il Napoli ha profondi limiti nel reparto difensivo, non lo abbiamo scoperto contro la Lazio. In organico c’è un solo difensore mancino, Aronica, e a Gennaio bisogna assolutamente colmare questa carenza. Con l’emergenza difesa, il Napoli non si può permettere la svalutazione di Santacroce. Il giocatore è in conflitto con la società e con il tecnico, ma sarebbe intelligente utilizzarlo fino a Gennaio, cercando anche di recuperarlo attraverso la continuità per alzare il suo valore sul mercato. Aggiungo un altro consiglio a Mazzarri, sempre nell’ottica della profonda stima che nutro verso il suo lavoro certificato dai risultati; se in qualche gara può essere utile schierare un modulo diverso, adoperare la difesa a quattro, è opportuno farlo e non necessariamente si snatura la squadra. Può essere un esperimento da provare, però non quando si perde già 2-0.
Allo Stadio Olimpico di Roma ho apprezzato ancora una volta l’umanità di Eddy Reja, un signore nel salutare i tifosi partenopei, che gli hanno dedicato anche uno striscione prima dell’inizio della gara. Anche in conferenza stampa ha ricordato con affetto tutti i giornalisti, compreso quelli che spesso in maniera ossessiva hanno rivolto critiche ingiuste al suo lavoro. Chapeau, mister! In questo calcio arrogante e “miliardario” c’è bisogno di gente educata e rispettosa come lei.
Dal nostro inviato all’Olimpico Ciro Troise
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