E’ un grande film di Pedro Almodovar, si chiama “Donne sull’orlo di una crisi di nervi”, lo consiglio a Mazzarri ed agli azzurri, magari in una visione collettiva a Castelvolturno. Serve, però, uno scatto d’immaginazione: ritrovarsi in quelle donne alle prese con la difficoltà di reggere il proprio equilibrio nervoso al cospetto di problemi personali.
Quando si è sull’orlo di una crisi di nervi, è automatico trovare un capro espiatorio, qualcuno su cui sfogare addossando le responsabilità del proprio tracollo. Il maestro ad applicare questo capolavoro di comunicazione è Mourinho ed i tanti imitatori producono un “giochetto” che non coinvolge ed emoziona nessuno, ma anzi determina le legittime risposte di allenatori come Reja: “Mazzarri deve trovare sempre qualcosa che non va, impari ad accettare le sconfitte. Quando perdo, applaudo e do la mano all’avversario”. Mazzarri in conferenza stampa e Bigon in mixed zone allo Stadio “Olimpico” colpiscono Mazzoleni, definendo la partita condizionata da una prova negativa dell’arbitro. Gli episodi contestati sono il rigore non assegnato a Pandev ed il fuorigioco inesistente che ha fermato Cavani sul 2-1. Considerando anche il gol annullato all’andata proprio al “Matador”, Lotito, dopo le polemiche della scorsa stagione, non può certamente recriminare per le sfide contro gli azzurri.
Il direttore di gara Mazzoleni è storicamente il soggetto degli attacchi del Napoli. Ricordate Napoli-Brescia 0-0 del 6 Marzo 2011, con l’espulsione di Mazzarri e lo sfogo di De Laurentiis sulle “Genoveffe” o la sconfitta interna contro il Parma dell’Ottobre scorso, quando il tecnico di San Vincenzo si lamentò per i falli tattici e per qualche “rigorino” non concesso.
Il “j’accuse” nei confronti di Mazzoleni va subito dimenticato e bisogna concentrarsi per curare le malattie di una squadra in profonda difficoltà. La diagnosi è complicata, va affrontata con una dimensione storica affondando le radici nell’estate delle polemiche tra Mazzarri e De Laurentiis ed in una campagna acquisti inadeguata.
La verità è che il Napoli è “scoppiato”, deve ritrovare le energie con la fame, le motivazioni, l’ardente “voglia di vincere” (ricordate le parole di Cavani dopo Napoli-Catania), superando così anche il calo atletico dovuto ai tanti impegni affrontati con l’impiego di soli 14-15 uomini. La compagine di Mazzarri non incide quando attua il possesso palla compassato ed il predominio territoriale; la Lazio sabato sera attendeva tranquilla nella propria metà campo mentre gli azzurri spesso si perdevano in un tic-tac all’altezza della trequarti avversaria. L’intensità, la velocità, l’affondo sugli esterni sono le armi da ritrovare per la compagine di Mazzarri. La prestazione di un atleta in qualsiasi sport è il frutto della comunicazione tra gli input del sistema nervoso e la risposta dell’apparato motorio, in questo meccanismo bidirezionale entrano in gioco tanti fattori: la grinta, le motivazioni, la concentrazione.
Il calo atletico di un gruppo è sempre da associare all’aspetto mentale. Il Napoli, caduto a Torino e Roma, è apparso afflitto da vari problemi: lo scoramento dopo quella maledetta serata londinese, con i tre tenori che avevano trovato nella Champions League l’entusiasmo per mettersi sempre più in mostra e tante situazioni, come l’ansia da rinnovo di De Sanctis, atavici problemi di spogliatoio esplosi nelle ultime settimane o le insicurezze della squadra giunta a due trasferte fondamentali con la “mazzata” subita a livello psicologico dal pareggio in rimonta del Catania. 17 gol in 6 partite contro 21 nelle precedenti diciassette è un confronto statistico che dovrebbe far riflettere a lungo. Non si può ridurre tutto alla stanchezza; una differenza così profonda non può essere attribuita solo ad una perdita di lucidità. Il Napoli anche mediaticamente non ha bisogno di coprire le prorie difficoltà, ma di uscire a testa alta e tornare a correre. Bisogna ritrovare l’equilibrio, partendo innanzitutto dal tecnico che a Torino e Roma ha compiuto delle sostituzioni molto discutibili. Quattro delle sei reti subite nelle ultime due trasferte sono frutto di errori individuali; abbiamo contato ben dodici gol nell’arco della stagione subiti proprio per spaventose amnesie dei singoli. Alcune nascono da cali di concentrazione, altre dalla sofferenza nell’entrare nei meccanismi del sistema di gioco “mazzarriano”.
Britos ha sempre giocato nella difesa a quattro e fa una grande fatica nel trovare la necessaria velocità nelle gambe per lo schieramento a tre della retroguardia del Napoli, Dzemaili non ha né il dinamismo di Gargano né la qualità di Inler per dare il suo contributo sulla mediana, nel ruolo di vice-Hamsik mette al servizio della squadra le sue caratteristiche riguardo agli inserimenti senza palla. Mazzarri boccia Ruiz e Fernandez per la scarsa rapidità ma sarebbe curioso conoscere i test atletici di Britos o forse nell’ex giocatore del Bologna vorrebbe trovare l’esperienza che, secondo il tecnico di San Vincenzo, è stato il fattore che ha fatto pendere la bilancia del match a favore dei biancocelesti.
Mancano sette partite in cui compattarsi e lottare fino all’ultimo respiro, il terzo posto è ancora un obiettivo raggiungibile. Ha ragione Lavezzi, il quale su Twitter scrive che bisogna crederci, ma Mazzarri deve, però, mettersi in testa che serve il contributo di tutti. Squalifiche ed infortuni imporranno al tecnico di inventare un’altra formazione contro l’Atalanta. La compagine bergamasca fa dell’aggressività e del ricorso continuo agli esterni la sua chiave di gioco. Maggio dovrebbe essere ancora ai box e gli esterni saranno Campagnaro e Dossena con il ritorno al 3-4-1-2 e Gargano al fianco di Inler sulla mediana. In difesa dovrebbero tornare Grava e Fernandez con Aronica per fermare l’ex Denis che all’andata si tolse lo sfizio di segnare alla squadra che l’ha scaricato per ragioni tecnico-tattiche. Attenzione anche a Gabbiadini, un altro attaccante da tenere d’occhio per la formazione di una Nazionale del futuro che con Ogbonna, Capuano, Borini, Insigne, Gabbiadini e Destro mette in campo un ottimo potenziale.
Ciro Troise
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