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Il cammino del Napoli tra sogno e realtà

E’ un sogno o la realtà? Questa è la domanda che i tifosi napoletani e non solo si sono posti ininterrottamente dal fischio finale di Damato. A guardare la classifica ad otto partite dal termine, vengono i brividi e tutto il Meridione comincia a tifare per gli azzurri. Il Napoli è a tre punti dal Milan ed i pensieri vanno all’infausta serata di San Siro del 28 Febbraio, quando tra le “ansie da prestazione”, il blocco da grande evento degli azzurri e le decisioni dell’arbitro Rocchi, sembrava di essere al capolinea del grande sogno, sempre però con la consapevolezza di lottare per un obiettivo storico: l’accesso alla Champions League. 

L’Italia non è abituata alle novità, è ingabbiata nei suoi schemi, nelle rigidità della riproduzione del potere in cui in maniera gattopardesca tutto cambia affinchè nulla cambi; perciò, nonostante che il Napoli sia a ridosso delle milanesi, ancora ci si ostina ad ignorarlo, a considerarlo una meteora. I campionati non si vincono solo sul campo, con la tecnica, l’applicazione ed il senso del sacrificio che Mazzarri comunica costantemente, ma anche con l'”ars comunicatoria” ed il peso politico da acquistare, sgomitando contro chi è conscio che la passione partenopea è un bacino di risorse ma mostra fastidio quando l’outsider mette in discussione gli equilibri consolidati. Il Napoli degli scudetti di Ferlaino e Maradona era rispettato nel “Palazzo”, come dimostra l’episodio della monetina di Alemao a Bergamo nella stagione 89-90. Il cammino del Napoli tra sogno e realtà ha avuto un passaggio fondamentale nel discorso di De Laurentiis dopo i torti arbitrali subiti durante la sfida contro il Brescia. Il presidente ha dimostrato la sua abilità comunicativa, come dimostra l’impatto dirompente del termine “Genoveffe”. Invocavamo da tempo che il presidente alzasse la voce, convinti che avesse i poteri per pretendere rispetto, non lasciando solo Mazzarri contro i “fuochi mediatici” che tendono ad isolarlo ed etichettarlo come “Lamentino”.

Il Napoli ha battuto Cagliari e Parma con le proprie forze e meritando le vittorie, ma bisogna avere l’onestà di ammettere che qualche settimana fa il rigore per la netta trattenuta di Ariaudo su Lavezzi ed il gol di Hamsik in fuorigioco al “Tardini” probabilmente non sarebbero arrivati. Gli azzurri stanno rendendo il campionato brioso ed emozionante, ridando dignità ad un mondo del pallone vecchio ed in crisi, che ha sprecato l’occasione del post-Calciopoli per rinnovarsi ed acquistare credibilità.

Il crollo delle italiane in Europa indica l’arretratezza di un movimento poco coraggioso, incapace di rischiare, dove Napoli ed Udinese rappresentano il nuovo che avanza e che vorrebbero frenare. Si tratta di un vero e proprio miracolo; perciò, considerando il monte ingaggi inferiore di circa 100 milioni rispetto ad Inter e Milan, il Napoli deve pretendere, facendo sentire costantemente la propria voce in Federazione e con i media, di essere considerato al pari degli avversari. Fino allo sfogo del patron avevamo notato un Napoli titubante e quasi rassegnato all’idea che ci fossero traguardi preclusi a prescindere. La vita ci insegna che non vince sempre il più forte, anzi talvolta si creano delle condizioni “magiche” per cui Davide se riesce, però, a farsi trovare pronto può battere Golia,. La trasformazione del Napoli dei secondi tempi contro Parma e Cagliari dimostra che gli azzurri devono disputare questo rush finale con l’animo sbarazzino e determinato, che contraddistingue il valore aggiunto di una squadra giovane. Mazzarri spesso ha affermato il concetto per cui il Napoli, per portare a casa i risultati, deve esprimersi sempre al meglio, mantenendo sempre altissima la concentrazione e l’intensità, conscio naturalmente della difficoltà nel reggere, con un organico comunque limitato, la continuità nelle prestazioni di alto livello.

Il tecnico del Napoli ha il compito impegnativo di preservare la serenità del gruppo, lavorando sui nervi e sugli approcci mentali alle gare. Nel primo tempo contro la compagine di Donadoni gli azzurri sono apparsi contratti e bloccati, perdendo le proprie sicurezze al cospetto delle difficoltà nel superare il muro sardo. Ha influito principalmente l’assenza di Gargano perché l’organico partenopeo a centrocampo non prevede alternative in grado di occupare gli spazi con la corsa e le accelerazioni, come l’uruguagio.

Quando manca Gargano gli azzurri dipendono da Hamsik e Lavezzi; se l’argentino non trova la giocata vincente e lo slovacco non è in serata di grazia, anche a causa della gabbia costruita dagli avversari, la manovra non riesce a trovare sbocchi.

Nella ripresa, grazie alla capacità di Mazzarri di comunicare i messaggi giusti ai suoi ragazzi, è entrato un Napoli completamente diverso, convinto dei propri mezzi e determinato. Anche a livello tattico ci sono stati dei cambiamenti centrali nella vittoria del Napoli: Hamsik era più mobile e riusciva a svincolarsi dalle marcature doppie e triple del Cagliari, Lavezzi attaccava lo spazio, puntando più la porta invece che perdersi in inutili movimenti e soprattutto Cavani dava maggiore profondità alla squadra, stazionando qualche metro più avanti ed occupando la zona centrale della metà campo avversaria, senza spostarsi troppo sulle fasce laterali. Ad otto gare dal termine non ci resta che esprimere un concetto importante per tutto l’ambiente partenopeo: Napoli, rivendica il diritto a sognare e fatti scivolare addosso lo snobismo altrui.

 

Ciro Troise

 

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