Il 2011 era finito con l’immagine di Mazzarri che abbandona di corsa la mixed zone del San Paolo. Nessuna intervista dopo il 6-1 al Genoa, il ds Bigon lo giustifica con il desiderio di tornare a casa dopo tanti mesi. L’entusiasmo per il successo prenatalizio fa scorrere via quell’immagine spiacevole, ma rimane comunque un argomento difficilmente trascurabile, viste le voci sulle sue presunte dimissioni avvenute dopo Villarreal-Napoli e emerse dopo la sconfitta contro la Roma. Bigon in conferenza stampa, infatti, esorcizza con l’ironia: “Il motivo del silenzio di Mazzarri? Mi verrebbe da fare una battuta, si è dimesso”.
Mazzarri, dopo qualche giorno di meritato riposo, tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012, ha ripreso la guida della squadra non solo a Castelvolturno (non gli è mai sfuggita) ma anche a livello mediatico. Tre interviste in pochi giorni per spaziare su più questioni. Le tentazioni estere, la sua incredibile carriera con la frase da cavallo di battaglia: “In dieci anni non ho mai sbagliato una stagione”, un concetto da rimarcare nell’epoca dove va di moda la via facile dei voli pindarici tra categorie, le emozioni e gli straordinari risultati del 2011 e la voglia di stupire ancora nel 2012.
Nell’intervista rilasciata oggi ai colleghi de “Il Mattino” non è mancata anche la chiarificazione su Vargas: “E’ stato seguito dai nostri osservatori. È un giocatore di talento, ancora molto giovane, ha mostrato qualità in una realtà completamente diversa dall’Italia. Ora dovrà coniugare le sue doti con quelle della squadra e con il calcio italiano. Nel suo ruolo nel Napoli ci sono valori importanti, bisogna dargli tempo”.
Il suo imminente arrivo, previsto tra il 6 e 7 Gennaio, ha già scatenato i dibattiti su un suo potenziale cambio di modulo al 4-2-3-1. La tattica è un argomento difficile, si rischia di scivolare. Sono tante le indicazioni e le scelte di un tecnico che non sempre sono colte da tutti. Il sistema di gioco di una squadra non è direttamente collegato al suo modulo, che rappresenta una caratteristica ma non l’essenza della sua filosofia.
Il tecnico del Napoli non cambierà il suo classico schieramento con la difesa a tre che costituisce per lui una sicurezza, l’ancora delle sue idee. Un appoggio a cui aggrapparsi, ma non un totem.
La principale sfida del 2012 sarà superare i limiti riscontrati nel 2011: riuscire a vincere anche quando non si riesce a mantenere i ritmi altissimi, magari contro avversari che chiudono tutti gli spazi e le fonti di gioco. Mazzarri ha già lavorato su innovazioni tattiche, tante le situazioni che lo dimostrano: Cavani nel ruolo di esterno contro il Bayern Monaco per non dare ai tedeschi la possibilità di andare in superiorità numerica con la spinta dei terzini, l’attacco senza punti di riferimento con Lavezzi e Pandev nel magico primo tempo contro la Juventus, o il macedone nel ruolo di trequartista classico che abbiamo notato contro Lecce e Genoa. Fatti, non chiacchiere che inchiodano la “vox populi” abituata a criticare l’immobilismo del suo credo tattico. Abbiamo raccolto degli esempi, ma la stessa difesa a quattro è stata spesso schierata da Mazzarri, soprattutto a gara in corso. Flessibilità ed innovazioni che non sono ancora servite a dare la svolta in campionato soprattutto per la povertà di alternative che lamenta l’organico partenopeo. Il talentuoso attaccante cileno Vargas godrà della stessa “iniziazione” diventata prassi all’ombra del Vesuvio, che ha reso degli “assi nella manica” i vari Campagnaro, Paolo Cannavaro, Aronica, Gargano e a suo tempo Pazienza. Sono pochi i calciatori che hanno dovuto cambiare aria per emergere: Cigarini, Denis, Quagliarella, e molto spesso non per ragioni da attribuire al tecnico. Piani societari diversi oppure la chiara ammissione che le caratteristiche di alcuni elementi non rientravano nel proprio sistema di gioco.
Vargas ha le caratteristiche di Lavezzi, più bravo negli spazi stretti rispetto all’argentino ma meno esplosivo sull’allungo in velocità. Discutiamo su ciò che ha fatto vedere in Cile, adesso l’ex giocatore dell’Universidad de Chile deve dimostrare le sue qualità nel complicato campionato di Serie A italiana. Mazzarri chiede la duttilità ai suoi uomini, soprattutto riguardo al fronte offensivo; infatti, in estate aveva inserito Vucinic nella lista delle sue richieste.
Vargas sarà inserito nel gruppo e nel sistema di gioco per occupare principalmente le due posizioni alle spalle di Cavani, ma non è da escludere che il cileno possa essere provato anche come sostituto dell’uruguagio quando ce ne sarà l’esigenza. Naturalmente ci vorrà del tempo perché plasmare gli uomini intorno alle idee è un processo complicato, ma rappresenta anche l’arma in più del Napoli. «Il mio merito maggiore è quello di essere andato sempre dritto per la mia strada riuscendo a gestire le pressioni e le aspettative di una piazza importante, titolata e passionale che mira a raggiungere i grandissimi club. Portare avanti un processo di crescita a Napoli non è semplice», così ha parlato Mazzarri nella sua prima intervista del 2012. In questo concetto c’è la chiave del successo ma anche delle profonde difficoltà nell’esercizio della gestione tecnica dalle parti di Castelvolturno, anche per l’handicap di una società dove manca la figura del “trait d’union” tra De Laurentiis e Mazzarri. Né Bigon né Fassone hanno la personalità, il carisma per farlo e non gli è neanche richiesto per le gerarchie societarie.
Il Napoli si aggrappa a Mazzarri nel 2012, che si conferma un punto di riferimento. E’ essenziale, però, che non perda mai la consapevolezza del suo “merito maggiore”, che non si faccia mai sfuggire la bussola al cospetto delle pressioni interne ed esterne! Poi a Giugno si vedrà per il futuro.
La fine dell’anno ha visto anche la chiusura del bilancio per la Società Sportiva Calcio Napoli, il quinto consecutivo chiuso in attivo per le casse del club del presidente De Laurentiis. Questa volta la relazione del patron ha potuto salutare con soddisfazione un attivo di 4.197.829 euro. Nel consultare il bilancio, ci ha colpito la definizione del settore giovanile: «asset strategico per la crescita del patrimonio aziendale e lo sviluppo del potenziale sportivo della squadra». E’ il momento di passare dalla consapevolezza all’azione, dalle parole ai fatti, anche in termini di investimenti economici.
A cura di Ciro Troise
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