Otto anni nel settore giovanile del Napoli non sono assolutamente pochi, formano un bagaglio d’esperienza tecnico e umano di grande livello. Felice Mollo, ex allenatore della Berretti del Napoli campione d’Italia nella stagione 2010-11, è una cassaforte ricca di storie, aneddoti. L’obiettivo è formare i calciatori del domani, le difficoltà sono tante, in primis relative all’assenza di strutture di proprietà e alle problematiche sociali che molti ragazzi nel territorio napoletano esprimono. L’ultimo trofeo di un certo livello vinto dal Napoli a livello giovanile risale al 2011, è il campionato Berretti; in campo c’era Armando Izzo, che domenica scorsa al “Tardini” di Parma ha debuttato in serie A con la maglia del Genoa, in panchina Felice Mollo che abbiamo intervistato in esclusiva proprio per curiosare nei ricordi della crescita di Izzo nel vivaio del Napoli:
Domenica 5 Ottobre, al 55′ il Genoa resta in dieci per l’espulsione di Roncaglia, Gasperini al 58′ sostituisce Lestienne con Armando Izzo. Cosa hai provato nel vedere Izzo al debutto in Serie A?
“Una grandissima soddisfazione, una gioia immensa. Si è avverato il suo sogno, è stato commuovente. Ho cominciato a viaggiare tra i ricordi: ho pensato subito alla prima volta che l’ho visto quando lo allenavo nei Miniallievi regionali, era “grassottello”, gli chiesi di farmi conoscere il papà e lui mi disse che era orfano di padre. Parlai con la mamma che mi disse che ad Armando poteva pensare poco perchè giustamente doveva lavorare e far vivere la famiglia. Da quel momento è scattato qualcosa dentro di me, che sono orfano di padre come lui, Armando è diventato più di un calciatore, quasi un figlio. Condivido la gioia del debutto di Izzo con i collaboratori che si sono mossi molto per aiutare Armando e che in molti casi lo andavano a prendere per portarlo al campo d’allenamento e lo accompagnavano poi a casa dopo. Ho uno splendido ricordo per esempio di Cristiano Mozzillo e Corrado Saccone e mi fa piacere che stanno continuando l’avventura nel Napoli, rispettivamente al settore giovanile e in prima squadra. Quel gruppo di lavoro era una squadra, ci aiutavamo uno con l’altro ed i risultati ci sono stati. Non è da tutti portare tra le leve ’90, ’91 e ’92 tre giocatori in Serie A: Lorenzo Insigne, Sepe e Izzo, due in B come Maiello e Ciano, e poi ci sono i ragazzi del ’94, in primis la promessa Roberto Insigne.”
A livello tecnico che tipo di difensore era Armando Izzo? Si notavano le sue potenzialità?
“Armando era dotato di un’intelligenza tattica strepitosa, di qualità tecniche di grande levatura. La sua crescita fisica era lenta, ma mi tranquillizzò il padre di un altro ragazzo, Raffaele Maiorano, che mi rivelò che il padre di Armando era molto alto, un gigante e che, quindi, di conseguenza sarebbe diventato più alto anche lui. Mancava solo qualche centimetro in più, Armando era un giocatore di prospettiva”
Considerando le qualità di Izzo evidenti sin dal suo percorso nelle giovanili, come valuta la scelta del Napoli di non riscattarlo per “pochi spiccioli”?
“Purtroppo i napoletani nel Napoli fanno fatica, probabilmente Bigon non l’ha ritenuto all’altezza. E’ un peccato, farà le fortune del Genoa”
La tua esperienza più bella al Napoli è sicuramente la vittoria del campionato Berretti. Nelle fasi finali ci fu anche il contributo di Armando Izzo che veniva dalla Primavera. Che ricordi hai di quel trionfo?
“Bellissimi, è stato il coronamento del mio percorso al Napoli, ringrazierò sempre il direttore Giuseppe Santoro che mi portò nel Napoli e poi Luigi Caffarelli che mi affidò il “gruppo B”, quello che affrontò il torneo Berretti. E’ stata l’emozione più importante vissuta al Napoli, Izzo fu sicuramente di grande aiuto a quel gruppo, segnò anche il gol nella finale d’andata contro il Brescia, di testa su assist di Gatto. Tanti ragazzi di quella squadra ora sono tra i professionisti: Donnarumma e De Vena che arrivarono dalla Primavera per le fasi finali sono in Lega Pro al Messina e all’Aversa Normanna, così come Crispino, portiere titolare del Como, o Guarino, svincolato dal Napoli e oggi all’Arezzo dopo aver debuttato in B con la Juve Stabia, e Giuliano Laezza al Gubbio. Basta vedere questi risultati per capire che ho lavorato bene. C’è ancora qualche ragazzo in Primavera che ho allenato, come Girardi e Prezioso, e mi fa sempre piacere vederli giocare”
A cura di Ciro Troise
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