Passò alla ribalta come uno dei principali protagonisti in quel Perugia tutto grinta e qualità che tanto sorprese nella stagione 2000/2001 agli ordini di Serve Cosmi. Si consacrò la stagione seguente con la maglia della Lazio e ha lasciato il segno nelle successive esperienze a Firenze e Palermo. Ma non molti ricordano che il piede fatato di Fabio Liverani deliziò, anche se solo nelle trafile delle selezioni giovanili, le squadre di Napoli e Cagliari. In vista della sfida che vedrà opposte le squadre di Benitez e Zeman, IamNaples.it ha avvicinato l’ex regista della Nazionale per affrontare il suo passato in queste due realtà, la sfida del San Paolo di domenica pomeriggio e il percorso di Rolando Mandragora, centrocampista classe ’97 che ha debuttato con la maglia del Genoa contro la Juventus ed è cresciuto proprio negli Allievi Nazionali rossoblù diretti da Liverani.
Fabio, prima di affermarti tra i protagonisti, hai avuto un breve trascorso nelle giovanili del Napoli: come ricordi quegli anni?
“Napoli è una delle piazze più importanti del panorama calcistico italiano. Mi volle Perinetti, che all’epoca faceva parte della dirigenza azzurra, ma la stagione seguente, cambiando i quadri societari, furono fatte scelte diverse. Arrivarono Bianchi e Casati ed io andai a Cagliari”.
Come andò in Sardegna?
“A Cagliari ero tenuto in grande considerazione. Facevo parte della squadra Primavera, ma l’allora tecnico Trapattoni mi utilizzava in pianta stabile durante le sessioni di allenamento, fui anche convocato per il ritiro. L’esonero di mister Giovanni Trapattoni cambiò un po’ le carte in tavola e trovando meno spazio cercai di trovare una situazione di maggiore visibilità e operatività”.
Domenica al San Paolo Napoli e Cagliari si affronteranno, per quale squadra farai il tifo?
“Non ho preferenze tra le due. Credo che siano squadre importanti allenate da due tecnici di indubbio valore. E’ ovvio che il Napoli, per caratura della rosa, tra le più forti del panorama italiano, sia di un altro livello rispetto alla compagine sarda, ma non parteggio per nessuna delle due squadre”.
Se ti chiedessi un pronostico?
“Ovvio che gli azzurri, sia per il fattore campo, che per obbiettivi di maggiore rilievo, parta avanti, ma sono partite comunque aperte. Credo che il calcio di Benitez, inoltre, possa trovare maggiori varchi quando ha contro squadre come quella di Zeman che non si coprono, ma cercano di imporre il proprio credo tattico”.
Credi che Benitez, viste le defezioni di Insigne e Mertens, sarà costretto a cambiare molto a livello tattico?
“Purtroppo l’infortunio di Insigne, cui faccio i migliori auguri di pronta guarigione, ha scombussolato un po’ i piani del tecnico spagnolo, che dovrà far fronte anche all’incidente occorso a Mertens con la Nazionale belga, ma la carriera di Benitez parla per lui e saprà certamente cosa fare domenica per schierare la migliore formazione possibile”.
Abbiamo accennato ad Insigne, ma c’è un altro prospetto campano che conosci bene: cosa pensi di Mandragora?
“Parliamo di un ’97 di grandissima personalità e dall’indubbio talento. Sono convinto che farà cose buone, purchè si ricordi che non è decisivo arrivare a calcare grandi palcoscenici, quanto mantenersi a quei livelli. Per farlo serve grande determinazione, motivazione e sacrificio e credo che il ragazzo che ho apprezzato a Genoa quando facevo parte del team tecnico abbia tutte le carte in regola per essere un giocatore di valore”.
Ti manca la panchina?
“Certo che mi manca, sono un uomo di campo e sogno di poter tornare ad allenare. Spero di poter avere presto una nuova possibilità per potermi nuovamente mettere alla prova”.
A cura di Francesco Pugliese
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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