A Napoli per due anni, dal 2006 al 2008, una promozione conquistata in azzurro. Tanti bei ricordi con Reja, nonostante qualche difficoltà tattica, tre gol segnati con la maglia azzurra. Due prestiti tra Brescia e Avellino, un anno fuori rosa ed infine la rescissione contrattuale: adesso Roberto De Zerbi ha attaccato gli scarpini al chiodo e iniziato la carriera da allenatore. L’ex centrocampista ha conseguito il titolo di Allenatore Uefa-B a Coverciano il 27 novembre 2012, ricevendo la prima chiamata in panchina un anno dopo, grazie al Darfo Boario. Il primo luglio del 2014 arriva il primo contratto professionistico e per lui è un ritorno, visto che a Foggia ha giocato da calciatore. Il resto è storia recente e De Zerbi ce la racconta in esclusiva.
Cominciamo dal passato. Che ricordi ha dell’esperienza a Napoli?
“E’ stata un’esperienza bellissima e positiva, ho avuto la fortuna di giocare in una grande squadra come il Napoli, in una piazza importantissima. Per me è motivo di orgoglio, abbiamo vinto un campionato importante come la Serie B e sono contento di aver contribuito agli attuali successi del Napoli con quella promozione in Serie A”.
L’anno della cavalcata in Serie B fu emozionante. Sente ancora qualche suo compagno?
“Quando si vince si fa fatica a dimenticare, la cavalcata è stata bella ed esaltante e la squadra era forte e unita. Ultimamente mi sono sentito con il mister Reja, ma sento spesso anche giocatori come Grava, Montervino, Bucchi, Giubilato e Iezzo, in pratica una parte consistente di quel gruppo”.
Inizialmente la squadra doveva giocare con il 4-3-1-2, ma il progetto tattico non spiccò il volo. Come mai?
“Ai nastri di partenza dovevo giocare alle spalle di Bucchi e Calaiò, ma non ho mai amato giocare in posizione centrale, da trequartista, ero abituato a giocare da esterno offensivo. Dietro le punte non mi sono mai trovato tatticamente a mio agio, poi oltre me, Bucchi e Calaiò c’erano altri due attaccanti importanti come Pià e il Pampa Sosa”.
Lei ha subito molti infortuni. Quanto hanno condizionato la sua carriera?
“In tutta la mia carriera ho subito ben nove operazioni chirurgiche, sono stato sfortunato, ma le sofferenze hanno forgiato e modellato il mio carattere. Soffrire mi ha aiutato a diventare più forte”.
Passando al presente ci parli della sua carriera da allenatore: dopo la Serie D la Lega Pro con il Foggia…
“Prima del Foggia ho allenato per sei mesi il Darfo Boario, squadra di Darfo Boario Terme, paese in provincia di Brescia. L’esperienza in Serie D è stata per me formativa, la professione mi piace molto, la svolgo con passione e mi sento molto a mio agio nei panni dell’allenatore. Negli ultimi anni di carriera da calciatore già pensavo come un allenatore: preferisco fare l’allenatore piuttosto che il calciatore. Per mia fortuna ho avuto grandi maestri in passato, mi hanno trasferito idee che porto con me anche oggi”.
Che giudizio dà al Girone C di Lega Pro, nel quale milita il Foggia?
“Il girone è bello e affascinante, il campionato è livellato e si fa fatica. Tutte le squadre possono vincere e perdere contro chiunque, non ci sono favorite per la vittoria finale. Molte compagini sono costruite per vincere e hanno in rosa giocatori da Serie B. La mia squadra ha tanti giocatori forti, alcuni anche sottovalutati, visto che sono alla prima esperienza in Lega Pro e avrebbero meritato un’altra carriera”.
Ci parli un po’ del suo Foggia.
“La squadra è costruita su un mix di giovani e di calciatori più esperti, tra di loro non cambierei nessuno. Per me sono tutti forti e importanti, tutti titolari. Quello che voglio portarmi dietro dall’esperienza di calciatore è far sentire i miei ragazzi sempre protagonisti”.
Quali sono i migliori talenti della sua squadra?
“Ci sono molti giovani interessanti, come il classe ’94 Sicurella e il ’93 Leonetti e Maza, calciatore spagnolo. Leonetti è una punta di sicuro avvenire. Ho visto molto maturato Russotto, giocatore del Catanzaro, che è stato con me a Napoli, ha segnato fino ad ora cinque gol”.
Nel girone C ci sono molte squadre campane. Qual è quella più temibile?
“Tutte le campane sono squadre ostiche, la maggior parte di esse sono costruite per vincere. Benevento, Salernitana e Juve Stabia sono grandi squadre, così come la Casertana. Anche Paganese, Ischia ed Aversa sono realtà difficili da affrontare, ad esempio abbiamo pareggiato in casa con l’Aversa, che nonostante sia ultima gioca un buon calcio. Penso che il Savoia risalirà, ha una buona squadra, frenata da qualche problema iniziale”.
Per concludere, vuole lasciare un messaggio di auguri per Insigne?
“Mi dispiace molto per lui, ma sono episodi che fanno parte del calcio. Purtroppo è un passaggio quasi obbligato per i calciatori, lui non deve abbattersi e farsi forza. Un grosso in bocca al lupo a Lorenzo”.
A cura di Dario Gambardella
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