Le vicende extrasportive che hanno colpito il presidente Salvatore Righi nei mesi scorsi hanno rappresentato un uragano per la Mariano Keller, una delle realtà del calcio giovanile campano maggiormente all’avanguardia che ha dato tantissimi ragazzi ai vivai professionistici negli ultimi anni. La Mariano Keller è pronta a ripartire in vista della prossima stagione, ne abbiamo parlato in esclusiva con Gianluca Macone, responsabile del settore giovanile della società napoletana, che si è soffermato sui progetti per il futuro, sull’esperienza vissuta e sulle grandi difficoltà vissute in Italia nella formazione dei talenti:
Portare avanti la Mariano Keller dopo il terremoto che vi ha coinvolto ha rappresentato per te un’esperienza importante. Ce la potresti raccontare?
“Quello che è successo ha rappresentato una doccia fredda. Noi dello staff ci siamo subito resi conto che c’era bisogno di prenderci le nostre responsabilità in maniera ancora più forte rispetto al passato. Abbiamo dovuto riorganizzare tutto: dai rimborsi degli allenatori alle strutture sportive. Vorrei sottolineare la grande disponibilità dello staff della Keller, così si è rafforzata la sensazione di appartenere ad una grande famiglia. Mi piace ricordare anche la solidarietà trasmessa da alcune scuole calcio: in primis la “Luigi Vitale”, con cui condividevamo il centro “Audax”, il Monteruscello, l’Internapoli, la Calcio Azzurri. Abbiamo portato avanti tutte le attività, l’unica differenza è che eravamo sotto amministrazione controllata, abbiamo dovuto gestire le preoccupazioni dei genitori. Nonostante tutte queste difficoltà, abbiamo raccolto anche qualche risultato importante, come la salvezza della prima squadra e la finale raggiunta con i Giovanissimi Fascia B e persa contro il Real Casarea”
Abbandoniamo il passato e pensiamo alla prossima stagione. Quali sono i programmi?
“Lavoreremo tutti insieme su una sola struttura, il centro sportivo “La Paratina” di Chiaiano. Non ci sarà la prima squadra, ci fermeremo alla Juniores. Lo staff è stato quasi tutto riconfermato, solo qualche allenatore ha deciso di andare via. C’è grande entusiasmo e voglia di ripartire, abbiamo deciso di rimanere sulla barca per cercare di riportare la Keller ai fasti del passato. Gli eventi accaduti ci toglieranno sicuramente qualcosa ma è un’ulteriore sfida che vogliamo affrontare. Abbiamo avuto varie proposte, era facile andare via ma abbiamo deciso di rimanere. Ciò dimostra il valore professionale e umano del nostro staff. Ripartiamo da un centro tutto nostro e da circa venti gruppi compresa la Juniores e l’attività di base, vogliamo dare così dei segnali di forza”
E’ tempo di calciomercato. Avete già realizzato delle cessioni ad alcuni club professionistici?
“Si, quattro ragazzi classe ‘2000 sono andati al Frosinone: il centrocampista De Cicco, l’esterno sinistro Esposito, gli attaccanti Barbato e Conte. Ruggiero è stato ceduto al Palermo, poi c’è una trattativa in corso con il Napoli per Pizza, Palmieri e Pirone (clicca qui per leggere l’esclusiva del 30 Luglio scorso). Ci sono stati dei contatti con il responsabile del settore giovanile Gianluca Grava, se ne occuperà il nostro presidente. Ci sono dei discorsi avviati anche per qualche ragazzo con alcuni club di Lega Pro e Serie D: l’esterno destro Cioffi è stato già ceduto alla Frattese, sono in corso alcune trattative per Roghi, Marseglia e Della Corte”
Hai qualche rammarico per qualche vicenda avvenuta in questi mesi di sofferenza?
“Mi dispiace solo per qualche ragazzo che abbiamo perso, come per esempio alcuni ‘2001. Devo sottolineare che in questi mesi c’è stato un accanimento di procuratori, allenatori, società professionistiche che hanno contattato spesso i ragazzi e i genitori su Facebook. Sugli allenatori si gioca spesso su un confine labile: io ho sempre detto ai tecnici del nostro staff di capire se le società cercano di prenderti perchè sei bravo e non perchè potenzialmente puoi portare con te vari ragazzi. Qualcuno ha approfittato del nostro momento difficile”
L’eliminazione dell’Italia dai Mondiali ha scatenato il dibattito sulla ristrutturazione che dovrebbe compiere il calcio italiano. Da addetto ai lavori che lavora con i giovani da anni, che ne pensi?
“Il calcio non va cambiato semplicemente negli uomini che lo gestiscono, ma nelle regole che in tutti i settori costituiscono la base. Il nostro mondo non è alla pari con quello delle altre nazioni, siamo lontani dagli standard internazionali. Quanti giovani italiani giocano nelle prime squadre? Verratti non avrebbe giocato, Insigne ha avuto la fortuna di avere un allenatore che ha la mentalità internazionale. Andrebbe rivoluzionato tutto: che senso ha il campionato Primavera? Bisogna costruire le academy come all’estero. Va affrontato poi quanto prima un cambiamento culturale: bisogna spiegare ai genitori che non tutti devono fare i calciatori, ma che i ragazzi devono sostenere un percorso sportivo collegato alla scuola. Discuto quotidianamente con tanti genitori che sono convinti che i figli devono fare i calciatori. Questa mentalità produce poi disastri perchè si comincia a pensare che conoscendo il procuratore o pagando il convitto si favorisce la “carriera” del figlio. Spesso sbagliamo anche noi allenatori ad esaltare troppo i ragazzi e poi il percorso calcistico ci smentisce. Bisognerebbe verificare di più le scuole calcio: quante realtà possono contare su istruttori preparati non solo dal punto di vista calcistico ma anche educativo? Quanti allenatori riescono ad influire sull’atteggiamento del proprio gruppo? Spesso si considera troppo importante il risultato finale, la vittoria. Nel calcio giovanile è più importante la crescita dei ragazzi che il successo sportivo. Abbiamo una grossa responsabilità: incidiamo sui processi d’apprendimento dei giovani, la figura dell’allenatore può essere determinante”
Dall’Italia alla Campania: facciamo un focus sulla nostra regione. Come valuti lo stato del movimento calcistico in questa terra?
“Escludendo Napoli, Benevento e Salernitana, che curano con maggiore attenzione il settore giovanile, non c’è grande programmazione. Parlo da parte in causa perchè abbiamo ricevuto proposte da alcune realtà professionistiche campane che dimostrano grande improvvisazione. Alcune società contattano i genitori piuttosto che le scuole calcio, mandano i papà a chiedere le liberatorie. E’ un mondo destinato a fallire perchè il settore giovanile è obbligatorio e non c’è un minimo di budget a disposizione. Il livello del calcio campano è disastroso, una squadra di Lega Pro dovrebbe considerare il vivaio una risorsa da curare con attenzione certosina e invece si pensa di stagione in stagione a costruire gli organici senza un progetto solido. L’atteggiamento di alcuni club produce il circolo vizioso delle illusioni coltivate soprattutto dai genitori, bisognerebbe verificare quanti ragazzi lasciano il calcio anzitempo dopo alcuni percorsi che hanno prodotto ripercussioni negative anche sul rendimento scolastico”
A cura di Ciro Troise
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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