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ESCLUSIVA- Giampaolo (all. Primavera Bari): “Anche nel mio Bari talenti da coltivare”

"L'intera squadra del Napoli è temibile ma se devo fare dei nomi dico Insigne e Tutino"

La Redazione di IamNaples.it vi propone in esclusiva quest’oggi, per la rubrica “La Telefonata”, un interessante colloquio con mister Federico Giampaolo, tecnico della Primavera del Bari, prossimo avversario degli azzurrini di Saurini. Ex attaccante tra le altre di Juventus, Genoa, Bari e Pescara, dov’è il best scorer di tutti i tempi e fratello di Marco, tecnico affermato, mister Giampaolo ci dice la sua sul mondo “non ancora adulto” che lo circonda.  Il suo Bari, dopo un avvio non dei migliori (pareggi con Catania e Lanciano e debacle con la Reggina, oltre ad una vittoria con il Vicenza) proverà a mettere il bastone tra le ruote ad Insigne jr. e compagni, vogliosi, a loro volta, di riscattarsi dopo il passo falso di domenica scorsa a Pescara.

Dopo un avvio non proprio esaltante si ritroverà ad affrontare il Napoli, grande sorpresa del girone C nonostante la sconfitta di sabato scorso a Pescara. Chi teme di più dell’undici di Saurini?

“Partendo dal presupposto che fare 3 vittorie consecutive in campionati del genere non è mai facile, credo che tutta la squadra partenopea sia temibile. Se però devo fare dei nomi dico Insigne e Tutino, due giocatori molto conosciuti a livello nazionale. Sarà molto difficile per noi affrontare gli azzurri che, nonostante l’ultimo passo falso a Pescara, sono una squadra molto temibile e che sta acquisendo anche un ottimo livello di autostima: il Napoli è tra le papabili regine del torneo. Rispetto allo scorso anno la rosa si è anche ringiovanita e ci sono vari elementi classe ’94 e ’95 molto interessanti. L’avvio del mio Bari non è stato di sicuro esaltante ma ai ragazzi chiederò di rispettare l’avversario senza comunque avere timore nel cercare di impostare il nostro gioco”.

Se invece dovesse indicarmi qualche individualità di spicco della sua squadra, che nomi farebbe? 

“Come in ogni squadra Primavera ci sono tanti talenti da coltivare. Se proprio devo fare due nomi, però, faccio quelli di Anthony Partipilo, attaccante classe ’94 e Idriz Toskic, baby centrocampista del ’95. Sono i calciatori che meglio stanno interpretando questo inizio di campionato ma come potenzialità ci sono anche altri ragazzi che potrebbero dire la loro”

Il settore giovanile del Bari, nonostante qualche alto e basso societario, è comunque serbatoio di buoni talenti. Basti pensare ad Antonio Cassano, probabilmente il miglior talento italiano della generazione dei nati negli anni ’80. Martedi scorso, sul campo neutro di Andria contro la Pro Vercelli, sembra essersi accesa un’altra stella, quella di Nicola Bellomo. Ci descriva quello che sembra essere il “nuovo Cassano”. 

“Nicola Bellomo è un ottimo calciatore, un fantasista che fa della tecnica, della rapidità e quindi dell’imprevedibilità le sue armi migliori. Lo scorso anno il ragazzo è andato a farsi le ossa in Lega Pro, col Barletta. Quest’esperienza gli è molto servita molto per acquisire esperienze e soprattutto autostima. Per quanto un ragazzino della Primavera possa essere bravo, volente o nolente paga lo scotto del passaggio da un Campionato come il nostro a quello che affronta una prima squadra, quindi fare esperienza in categorie minori non può far che bene. Certo che se sei un fenomeno alla Cassano non hai neanche bisogno di adattarti, ma casi del genere capitano, in media, una volta ogni diecimila. Quindi piano anche con i paragoni, Bellomo è Bellomo e non il “nuovo Cassano” e spero possa avere una carriera di tutto rispetto”

Da calciatore ha avuto una carriera di tutto rispetto: è il best scorer di tutti i tempi con la maglia del Pescara ed ha calcato realtà niente male come la Juventus, il Genoa, il Palermo e lo stesso Bari. Ora che si è seduto in panca, come cambia il suo approccio al calcio? 

“Devo dire che giocare a calcio, per me, è sempre stato il massimo, basti pensare che ho appeso le scarpette al chiodo all’età di quarant’anni (stagione 2009-10 al Noicattaro ndr). Una volta fatto, però, credo sia giusto cambiare la propria mentalità. Mi spiego: una volta sedutomi in panchina ho cercato di imparare a pensare come allenatore, e non più come calciatore. Le responsabilità aumentano e, specie quando si allenano le giovanili, molto spesso non sono circoscritte al solo gioco del calcio, ma anche ad aspetti umani fondamentali nella formazione di un calciatore e di un uomo, in primis”

Suo fratello Marco, ex tecnico tra le altre di Cesena, Catania e Cagliari, può vantare un’ottima carriera anche in panchina. Che idee ha per ripercorrere le sue orme? 

“Credo sia importante, nell’ottica di poter allenare una prima squadra in futuro, imparare molto dalle esperienze nelle giovanili. Qui devi capire che non hai a disposizione calciatori già affermati, ma ragazzi che hanno ancora molto da imparare, nonostante molti di loro abbiano qualità eccezionali. Personalmente cerco di non pensare esclusivamente all’aspetto tecnico-tattico, anzi la mia peculiarità è inculcare ai miei ragazzi determinati valori, senza mai dimenticare la loro giovane età. Credo che questa sia la palestra migliore per poi, un giorno, essere pronto ad allenare una squadra di “adulti””

Saluti finali. Una battuta su questo campionato Primavera 2012-13.

“Come ogni anno un gran bel torneo. Con la crisi economica che, inevitabilmente, ha colpito anche il mondo del calcio, il nostro campionato sta assumendo un’importanza sempre maggiore. Molti calciatori di domani passano di qua. Se poi posso spezzare una lancia anche sulla bonarietà del torneo devo dire che, rispetto agli scorsi anni, si usano sempre meno fuoriquota: tutto questo non può che far bene al gioco, rendendolo sempre equilibrato ed avvincente”

 

A cura di Mirko Panico

 

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