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ESCLUSIVA – Beghetto (All. Primavera Vicenza): ”Avevamo un gruppo pronto per la Berretti, il ripescaggio ci ha spiazzato. Su Guidolin vi svelo che…”

"Reja mi faceva giocare poco ma era una persona troppo limpida e schietta per poterci litigare. Saurini sta facendo un ottimo lavoro"

Ci sono ricordi che risulteranno per sempre indelebili nella carriera di un ex calciatore, specialmente quando si alzano al cielo trofei che caratterizzano la storia del club in cui si milita. L’ex calciatore del Vicenza Massimo Beghetto durante la sua carriera ha indossato per cinque anni la casacca del Vicenza, diventandone una vera e propria bandiera. Dal 2010 ad oggi fa parte dello staff tecnico della società veneta, rivestendo, tra l’altro, anche le vesti di allenatore della prima squadra per un breve periodo. Attualmente allena la Primavera dei biancorossi, prossima avversaria del Napoli di mister Saurini nella sesta giornata di campionato. La redazione di IamNaples.it ha raccolto in esclusiva le impressioni dell’allenatore della Primavera biancorossa alla vigilia del match contro i partenopei:

La vittoria di misura contro l’Avellino ha regalato gli unici tre punti in queste prime cinque gare di campionato al suo Vicenza. Come spiega questo avvio a rilento del suo gruppo?

“Questo avvio a rilento è una conseguenza indiretta del ripescaggio che c’è stato negli ultimi tre giorni. Avevamo allestito una squadra molto giovane per disputare il campionato Berretti, ma questa notizia “positiva” ci ha spiazzato. Sicuramente il campionato Primavera è più prestigioso del “Dante Berretti”, e purtroppo non eravamo pronti per questa situazione. Abbiamo costruito un gruppo basato su tanti 97’-98’, cercando di inserire in extremis qualche ragazzo più grande. Il nostro obiettivo è stato da sempre quello di non disperdere i promettenti 97’-98’ che abbiamo, lavorando su un programma a lungo termine”

Il Napoli di Saurini non ha giocato nell’ultima giornata di campionato a causa delle assenze di diversi ragazzi convocati nelle rispettive nazionali: dal punto di vista fisico ciò può rappresentare un vantaggio per gli azzurrini in vista della gara di sabato?

“Non so come abbia gestito Saurini questi quindici giorni. So che sta facendo un buon lavoro, gestendo in maniera efficiente le ottime individualità di cui dispone nel suo gruppo. Sta portando avanti un programma tecnico a medio-lungo termine egregiamente, con una programmazione che sta dando i suoi frutti fino a questo momento”

Che tipo di schieramento tattico adotta per il suo Vicenza? Ci può presentare i ragazzi più promettenti del suo organico?

“Stiamo provando varie soluzioni tattiche in questi ultimi due giorni, calandoci in due o tre sistemi di gioco. I ragazzi sanno ben concentrarsi nel lavoro tattico. Stiamo crescendo anche sotto questo punto di vista. Credo che questo gruppo da gennaio potrà dare i suoi frutti. Siamo estremamente più giovani in questo momento, ed è chiaro che si paga d’azio. Parlare di qualcuno in particolare dei miei ragazzi sarebbe inopportuno, toglierei qualche merito a qualcun’altro”

Lei ha fatto parte di quel sorprendente Vicenza che alzò la Coppa Italia nel 1997 contro il Napoli di Montefusco. Quali ricordi ha delle gare d’andata e ritorno di quella finale?

“Nella gara d’andata ricordo l’entusiasmo del pubblico di Napoli: abbiamo impiegato tantissimo tempo per arrivare allo stadio poiché le vie erano tutte intasate dai tifosi. C’era un clima incredibile, sicuramente indimenticabile. Per una società come la nostra arrivare a quei livelli e vincere quella Coppa è stato un motivo d’orgoglio. Quando l’arbitro fischiò la fine ero ancora incredulo di ciò che era accaduto”

Oggi diversi componenti di quella squadra sono degli allenatori: oltre a lei, ricordiamo Mimmo Di Carlo, Fabio Viviani, Giovanni Lopez (attuale allenatore della prima squadra), Giovanni Cornacchini. Quanto la filosofia di quel gruppo ha influito sul vostro credo calcistico?

“Quel gruppo era composto da dei buoni giocatori, ma soprattutto da grandi uomini che avevano l’obiettivo di dare sempre il massimo in campo. E’ chiaro che c’era tanta voglia di imparare e di emergere. Siamo stati guidati da una persona splendida come Guidolin che ci ha permesso di farci maturare al meglio”

Per un breve periodo ha seduto sulla panchina della prima squadra affiancato da Manlio Zanini: quanto è stata importante quest’esperienza per la sua preparazione?

“E’ stata fondamentale: io stavo allenando la Primavera e la società ha ritenuto che in quel momento fossi io la persona giusta. E’stata una breve parentesi con poche gioie dal punto di vista dei risultati: purtroppo nel calcio moderno sbagliare tre rigori in due partite com’è successo nella mia gestione ha influito non poco sui risultati utili da conseguire. Ma ripeto: è stato davvero importante per me quest’esperienza, anche se a me piace molto lavorare con i giovani”

Come detto, lei ha fatto parte del grande Vicenza allenato da Francesco Guidolin.  Da quest’anno il tecnico veneto ha deciso di abbandonare il timone della squadra per assumere l’incarico di supervisore tecnico dei club della famiglia Pozzo. Il suo nome in passato è stato accostato alla Nazionale italiana ed anche al Napoli: secondo lei può esserci qualche possibilità di rivederlo su una panchina in futuro?

“Proprio ieri ho parlato con lui, lui ha voglia di rientrare in un contesto diverso da quello italiano. Ha questa fissa di voler allenare un club nordeuropeo. E’ legato da un contratto con l’Udinese e sta aspettando le direzioni della società in tal senso, sebbene gli piaccia il ruolo che adesso sta rivestendo. Questa pausa di riflessione nella sua carriera ci può stare, ma vi assicuro che è carico ed ha ancora tanta voglia di mettersi in discussione in futuro”

Nella sua carriera da calciatore è stato allenato anche mister Edy Reja, che gli preferiva il più giovane Juri Tamburini: quanto secondo lei un allenatore può condizionare la carriera di un calciatore nel calcio moderno?

“Soprattutto in giovane età è fondamentale seguire i consigli tecnico-tattico dell’allenatore. Anche se non giocavo con Edy Reja con continuità non ho mai avuto modo di litigare con lui. E’ una persona troppo limpida, schietta, un uomo vero, quindi c’era anche un modo di confrontarsi tra di noi veramente importante. Era davvero difficile litigare con lui, sebbene le sue scelte tecniche mi mettevano in secondo piano. Ricordo che dopo 15 giorni dal suo approdo al timone della squadra, rilevando Franco Colomba, è riuscito subito ad identificare il reale valore della squadra. Ha una grande capacità nel conoscere i propri giocatori. Anche quell’esperienza mi ha fatto crescere dal punto di vista professionale”

Da calciatore, dopo una breve parentesi maltese, è approdato anche nella Scottish Premiership scozzese vestendo la maglia del Dundee per una stagione: quanto gap c’è tra il calcio britannico e quello italiano?

 “Posso dire che sono tornato bambino quando sono andato lì a giocare. Dopo la partita si stava decisamente più tranquilli rispetto a qui in Italia, a prescindere dal risultato conseguito durante il match. L’importante era dare il massimo in campo. Lì non si va alla ricerca del colpevole quando si sbagliava. Posso dire che in qualsiasi partita non ho visto nessun giocatore che si tirasse indietro dal punto di vista dell’intensità di gioco. Se tu trasmetti questo valore in campo i tifosi è chiaro che sanno anche sopportare un’eventuale sconfitta”

 

A cura di Gilberto D’Alessio

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

 

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