“Gli ospiti siete voi”, è il claim della stagione della tifoseria partenopea che con la passione e la generosità che la contraddistinguono su qualsiasi campo riesce ad isolare anche le più calde “torcide” italiane e straniere. Da Londra ad Udine, “l’esercito della passione” non concepisce differenze, del resto non può farlo dopo aver inondato di passione e di colore anche i campi meno gloriosi di Teramo, Sora, Fermo e Pesaro, etc…. A formare la torcida “emigrante” per storia tanti componenti di generazioni che non hanno visto Maradona e che hanno trascinato il peso dei ricordi dei loro genitori nell’inseguire il percorso di crescita disegnato da De Laurentiis dopo tanti anni infausti per la storia del club partenopeo. Questo popolo mercoledì sera ha un piccolo e simbolico conto da presentare agli azzurri: il dovere di non sbagliare la semifinale di ritorno contro il Siena per tornare ad assaporare la vittoria di un trofeo dopo ventidue anni. In tutti questi anni si sono vissute tante grandi delusioni come il triste epilogo della finale di Coppa Italia contro il Vicenza del 29 Maggio 1997.
Il Napoli, abituato ad indossare i panni dell’outsider, avrà il pesante ruolo di chi deve convivere con la pressione della big alle prese con un appuntamento importantissimo contro un avversario che non ha nulla di perdere e che, considerato il vantaggio acquisito all’andata, può disputare il calcio che preferisce, dando priorità a bloccare gli spazi agli azzurri.
Lavezzi già si prepara, vuole il riscatto dalla serata di Londra che ancora deve digerire. Mercoledì servirà la sua imprevedibilità che è mancata domenica sera ad Udine. Il Napoli soffriva tantissimo nell’aprire gli spazi della fase difensiva dell’Udinese predisposta da Guidolin, con Fernandes, Pinzi e Pazienza che, aiutando i difensori, formavano la gabbia a protezione della porta di Handanovic. Sulla corsia destra Zuniga non assicurava la velocità e la profondità di Maggio, quindi era più difficile costruire i tagli sulle fasce laterali.
Il tecnico dell’Udinese ha preparato la partita conoscendo i punti deboli del Napoli: priorità alla fase difensiva, bloccare gli spazi predisponendo una morsa di maglie negli ultimi venti metri, lanciando poi con le ripartenze i due esterni e valorizzando i movimenti di Fabbrini, il compagno preferito da Di Natale, bravissimo ad aprire la difesa partenopea indossando spesso i panni della boa che lancia l’esterno in profondità e poi va a seguire l’azione.
Il Napoli, nonostante Mazzarri dica che ha giocato meglio dell’Udinese, nel primo tempo ha impensierito gli avversari in pochissime occasioni, soprattutto con i movimenti di Pandev che si liberava tra le linee e cercava Cavani per vie centrali. I due gol dei friulani sono simili e mettono a nudo le difficoltà della fase difensiva in questa stagione. I campanelli d’allarme erano arrivati già in altre sfide, come quelle recenti contro Parma e Cagliari, oltre alla serata di Londra, dove hanno influito anche degli errori individuali, come lo spazio lasciato da Aronica a Drogba in occasione del primo gol ed il fallo di mano di Dossena che ha provocato il rigore realizzato da Lampard. Sono stati compiuti anche errori collettivi di posizione della difesa, con voragini che si sono aperte nonostante la retroguardia fosse schierata. La stanchezza dovuta ai tanti impegni non può essere esaustiva per comprendere in profondità tale problematica; un calo di concentrazione può essere la causa del gol di Ivanovic al 105’ a Stamford Bridge, ma non è sufficiente per cogliere l’andamento della fase difensiva, che era apparsa solida nelle quattro sfide di Febbraio in campionato terminate senza subire gol contro Milan, Chievo, Fiorentina ed Inter. Mazzarri nel post-partita ad Udine è stato molto chiaro sul valore di alcune situazioni notate contro l’Udinese: “Sono contento per la prestazione, meno per la scarsa attenzione ad alcuni dettagli. Chiedo di difendere ad uomo negli ultimi venti metri ed, invece, lo facevamo a zona”. Le possibili soluzioni sono due e possono anche essere complementari: un ricorso più continuo alla difesa a quattro, riducendo sia gli spazi sulle corsie esterne che il lavoro dei difensori e il turn-over. Grava contro il Catania dovrebbe ritornare dall’infortunio e Fernandez meriterebbe più fiducia.
Le difficoltà del pacchetto arretrato sono da attribuire anche alle caratteristiche del centrocampo del Napoli, formato da Inler, più bravo in fase d’impostazione che di contenimento e Gargano, fondamentale per il suo dinamismo ma sprovvisto di senso della posizione e disciplina tattica. Lo svizzero sta crescendo a vista d’occhio sotto il profilo della personalità e della capacità di incidere sulla manovra del Napoli, ma non ha certamente le caratteristiche dell’uomo che fa filtro davanti alla difesa, il compito che svolgeva Pazienza. A questo limite non c’è rimedio immediato poiché sono ancora sconosciuti i tempi di recupero di Donadel, sottopostosi martedì scorso ad un intervento per la lesione al retto femorale che lo blocca da inizio stagione. Torniamo ai limiti d’organico con cui Mazzarri è abituato a convivere; dalla mediana agli esterni, dove proprio l’infortunio di Maggio ha mostrato la carenza sulle corsie laterali, dove ci sono solo tre interpreti di ruoli fondamentali per il sistema di gioco del tecnico di San Vincenzo. C’è innanzitutto un problema di qualità del reparto arretrato nettamente inferiore a quella dei tre tenori, capaci di sfoderare grandi giocate anche se non al massimo della forma. I difensori a disposizione di Mazzarri, invece, devono essere sempre molto concentrati ed atleticamente brillanti per compiere prestazioni all’altezza del valore del Napoli.
Se la fase difensiva è ciò che preoccupa dopo la serata di Udine, sicuramente fa ben sperare la capacità di questo gruppo di non mollare mai, di trovare sempre la reazione d’orgoglio, giunta puntuale anche a Stamford Bridge con quella decina di minuti in cui ha chiuso il Chelsea nella propria metà campo, fino al gol di Inler. Ad Udine l’espulsione di Fabbrini ha non solo tolto l’elemento tra le linee che il Napoli soffre sempre, ma ha dato anche fiducia agli azzurri, capaci di chiudere i friulani nella propria metà campo anche grazie alla vittoria di Mazzarri su Guidolin nel saper leggere la partita. Il tecnico toscano inserisce Hamsik e Vargas, passa alla difesa a quattro togliendo Britos; il Napoli così è più coperto sulle corsie laterali, lo slovacco dà maggiore qualità e fluidità alla costruzione della manovra offensiva, il cileno, anche se non riesce ancora ad incidere sul match, cresce sotto il profilo dell’attenzione ai movimenti ed aiuta i compagni nel creare densità negli ultimi venti metri. Guidolin, invece, toglie Di Natale, bravissimo a tenere palla, aprire gli spazi, concentrare l’attenzione dei difensori avversari, ed inserisce Floro Flores che non ha le caratteristiche per fare reparto da solo senza essere sostenuto dai compagni. L’Udinese si allunga e si fa schiacciare, il Napoli passa due volte ed all’89’ con Zuniga potrebbe addirittura vincere, nonostante il rigore fallito da Cavani sul 2-0, che avrebbe piegato qualunque squadra.
A cura di Ciro Troise
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