Il Napoli tira il fiato ed arrivano due sconfitte consecutive, come non era mai accaduto in tutta la stagione; nell’era Mazzarri era avvenuto una sola volta, con i due ko subiti a Bologna il 7 Marzo scorso e con la Fiorentina al San Paolo il 13. Dopo quell’incidente di percorso, il tecnico di San Vincenzo era riuscito sempre a muovere le coscienze dei suoi giocatori verso il riscatto, giunto prontamente dopo le sconfitte.
“Il Napoli non sbaglia due partite consecutive”, era questa l’espressione che univa tifosi ed addetti ai lavori. Stavolta Mazzarri non è riuscito a reggere il peso del crollo atletico e mentale che ha travolto gli azzurri. Il limite dell’organico corto, in parte voluto da Mazzarri ma anche figlio di alcune scelte di mercato, (Cribari e Lucarelli su tutti, o flop come Sosa e Dumitru) ha manifestato le sue ripercussioni. Il Napoli ha degli uomini indispensabili per il suo gioco, come i due esterni ed il trio delle meraviglie. Quando questi cinque elementi non sono al massimo o addirittura mancano, l’impatto sul rendimento degli azzurri è molto forte. Potrebbe rappresentare un’obiezione a questa tesi il dato per cui la compagine di Mazzarri ha vinto alcune partite anche senza Lavezzi e Cavani, ma ciò è stato merito di un gruppo blindato e determinato ed inoltre non è nella sfida singola che si valutano determinate caratteristiche, ma nel lungo periodo.
Le strategie di mercato per la prossima stagione devono prevedere non solo la ristrutturazione del centrocampo, ma anche il potenziamento delle alternative in tutti i ruoli, soprattutto sulle corsie laterali e per i ricambi di Hamsik e Lavezzi. E’ evidente che il contributo di Zuniga e Vitale, anche impiegandoci grande impegno e dedizione, non è equiparabile in termini di intensità e qualità a quello di Maggio e Dossena. Il Napoli ha giocato contro l’Udinese con Lavezzi acciaccato ed a Palermo senza Cannavaro, lo stesso Pocho e con Maggio che soffriva per un’infiammazione al ginocchio e sostituito, infatti, dopo i primi quarantacinque minuti.
Il terzino destro del Napoli ha delle responsabilità negli episodi-chiave del match, avendo sprecato un’occasione sullo 0-1 ed essendo colpevole di una diagonale approssimativa nell’azione del gol del pareggio rosanero di Balzaretti. A prescindere però dalle situazioni dell’incontro, l’intera squadra è apparsa con meno benzina in corpo ed anche un po’ spenta dal punto di vista mentale, sia per la stanchezza che per i postumi della delusione dopo la sconfitta contro l’Udinese. Il sogno trainava gli azzurri sull’onda dell’entusiasmo partenopeo, il brutto risveglio contro i friulani deve aver soffocato l’aggressività della banda Mazzarri. Questo deficit è emerso al cospetto del forcing del Palermo, che, invece è in crescita sotto il profilo delle motivazioni, con la qualificazione in Europa League che torna possibile e la finale di Coppa Italia alla portata dopo il pareggio per 2-2 a San Siro. Nei momenti di difficoltà il contributo del Pocho è fondamentale, per la sua capacità di far salire la squadra, di creare superiorità numerica e trascinare i compagni con la propria esplosività. Lavezzi, però, non era a Palermo, ma a Capri con la sua compagna Janina, anticipando così, in virtù della squalifica, il suo weekend pasquale. Non è una crociata contro il Pocho, ma una constatazione di una disparità d’atteggiamento tra le cosiddette categorie minori ed invece i privilegi che vengono concessi ai ricchi calciatori della massima serie. Dovrebbe essere prassi che un giocatore squalificato segua i suoi compagni in trasferta per compattare il gruppo, trasmettere grinta, ed, invece talvolta vengono avvistati calciatori non convocati alle prese con situazioni personali durante una partita importante disputata dalla propria squadra. Poi ci sono uomini ed uomini, c’è chi anche fuori dal campo la sua vicinanza non la fa mancare mai. Per trasmettere concentrazione e lucidità ai giocatori, è necessario l’impegno da parte di tutti i componenti, a cominciare dal patron. Mentre mi arrabbiavo perché Lavezzi non era a Palermo, abbiamo saputo tutti che anche il presidente De Laurentiis era a Capri, piuttosto che a dare la carica con la sua presenza agli azzurri. Il patron seguiva la partita in una suite all’Hotel Quisisana, il Napoli non è una squadra di fenomeni, ma un buon organico che ha compiuto una stagione straordinaria grazie all’intensità mentale e fisica di una squadra che occupa gli spazi in fase offensiva non con il gioco, ma con la corsa; per fare risultato bisogna remare tutti verso lo stesso obiettivo, senza mai mollare. La crescita di una società passa anche per il rispetto delle regole non scritte che appartengono alla gestione di un collettivo.
Proprio compattare il gruppo, trasmettendo serenità e sicurezza, è la strada che Mazzarri deve percorrere. La stagione non è ancora terminata, c’è l’accesso diretto alla Champions da blindare. I cinque punti di vantaggio sulla Lazio ed i sei sull’Udinese non sono pochi, ma non si possono più compiere passi falsi; urge tornare a vincere nella sfida contro il Genoa. L’armonia è stata minata dalle voci su Mazzarri e sui gioielli dell’organico. Le frasi: “Non guardiamo la tv e non leggiamo i giornali” non sono credibili, dalle parti di Castelvolturno sono costantemente aggiornati. La strategia del tecnico di San Vincenzo di dire la verità, che cioè s’incontrerà con la società a fine stagione per discutere del piano tecnico e che fino a quel momento è tutto in stand-by, ha prodotto il passo indietro di De Laurentiis e la dichiarazione: “Resterà almeno altri due anni a Napoli”, ha tenuto gli altri club interessati, come Roma e Juventus, sulle corde, ma sicuramente la squadra, in termini di serenità, non ne ha giovato. Adesso c’è da compattare il gruppo, lavorare sulle motivazioni in modo che si riveda il Napoli aggressivo e convinto dei propri mezzi per blindare l’accesso diretto alla Champions, poi per il futuro c’è tutto il tempo di parlare…..
Ciro Troise
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