De Laurentiis con Mazzarri ha raggiunto le più grandi soddisfazioni nella sua era da presidente del Napoli, ma il rapporto tra i due non ha avuto certamente la serenità come leitmotiv. Anzi, i risultati arrivano sotto la spinta di una costante tensione produttiva. Abbiamo ancora impresso nella memoria la polemica mediatica conclusasi lo scorso 23 Maggio con l’accordo trovato nella sede della Filmauro grazie alla mediazione del ds Bigon. Due personaggi vulcanici, che non sanno stare in disparte, abituati a far sentire la propria voce; sembra che il destino li voglia in conflitto. L’unità d’intenti quest’anno non è mancata, infatti, il Napoli sta realizzando comunque una grande stagione con importanti traguardi: spettacolare cavalcata in Champions League, finale di Coppa Italia raggiunta, qualificazione all’Europa League assicurata e battaglia per il terzo posto in corso. Mazzarri, una volta terminata con la permanenza al Napoli la polemica del finale della scorsa stagione, ha accettato le scelte societarie in termini di mercato. Allo Juventus Stadium abbiamo ammirato il dinamismo di Vidal e pensato a quanto sarebbe stato importante nell’economia del sistema di gioco di Mazzarri. Il tecnico di San Vincenzo lo scorso 12 Agosto in conferenza stampa dichiarò: “Ben vengano Giuseppe Rossi ed altri top player, io sono felice di allenarli. Nella mia lista c’erano Criscito, Vucinic e Vidal”. Il montenegrino ed il cileno rappresentano dei tasselli fondamentali della Juventus di Conte, allenatore con molte idee in comune con Mazzarri come la ricerca dell’intensità, il grande lavoro chiesto ai centrocampisti e il ricorso continuo alla spinta degli esterni. Dal fallimento della trattativa con la Juventus ai messaggi del patron nel post-partita vissuto al favoloso stadio di proprietà del club bianconero; ciò che unisce, a distanza di un anno, queste dinamiche è l’eterno dibattito tra De Laurentiis e Mazzarri. “Non posso più accettare che ci siano undici titolari ed undici riserve. La squadra è stanca, paga le fatiche della Champions League, abbiamo tanti giovani bravi, è il momento di farli giocare”. Mazzarri in diretta tv non tradisce un po’ di delusione per le parole del patron e risponde: “Al presidente non si deve mai dire nulla, voglio solo ricordare che i “titolarissimi” hanno portato il Napoli in Champions League in maniera imprevista ed imprevedibile”. La verità è nel mezzo: se gli azzurri sono ancora in corsa in due competizioni ed hanno ben figurato nell’Europa che conta, il merito è principalmente di Mazzarri che ha saputo tirar fuori il massimo da un organico non all’altezza dei tanti impegni.
Gli infortuni di Britos e Donadel, la scelta di non rinforzare la rosa a Gennaio, puntando solo sul prospettico Vargas, e alcune scelte di mercato fallimentari hanno portato quest’organico ad essere sempre in affanno. Il tecnico di San Vincenzo ha accettato questa situazione con la filosofia della “coperta corta”; sono indimenticabili le sue dichiarazioni nel ritiro di Dimaro, dove affermava di non voler neanche un’alternativa in attacco. Il “girone della morte” convinse la società a prendere Pandev, scommessa vinta dopo quattro mesi di lavoro sulle sue condizioni atletiche. La rosa prevede dei “buchi” sulla mediana, dove oltre Inler e Gargano c’è solo Dzemaili, inadatto sulla mediana nel sistema di gioco della compagine partenopea, molto più produttivo come vice-Hamsik, e sulle fasce con soli tre esterni per due maglie. Sabato all’Olimpico, come ammesso in sala stampa, Mazzarri dovrà inventarsi qualcosa viste le assenze di Gargano, Zuniga e Maggio, è probabile anche un cambio di modulo.
Il presidente ci tiene tantissimo al terzo posto, l’ha dimostrato in settimana con la provocazione sull’Europa League attraverso Tuttosport: “E’ una competizione inutile, se dovessi ritornarci giocherei con la Primavera”. La voglia di lottare fino all’ultimo respiro era chiara anche in sala stampa nel favoloso Juventus Stadium: “Non ci abbattiamo, i ragazzi pagano la stanchezza. Gli assist di Lazio ed Udinese ci tengono in vita, la battaglia è ancora aperta. Bisogna stare attenti, però, anche alla Roma che incalza”. Se l’Inter ritrova con Stramaccioni la compattezza dello spogliatoio bisogna aggiungere anche i nerazzurri nella lotta per il terzo posto.
Il presidente vuole i palcoscenici della Champions League, molto importanti per accelerare il processo di crescita del club partenopeo. La partita di sabato all’Olimpico è centrale nell’economia del rush finale. Sarà una sfida molto diversa da quella di Torino. Reja imposterà il match sui ritmi bassi, tentando innanzitutto di chiudere gli spazi al Napoli per poi cercare di far male approfittando dei punti deboli degli azzurri che il tecnico goriziano conosce a memoria, vista la sua esperienza all’ombra del Vesuvio. La battaglia per il terzo posto e la finale di Coppa Italia, due eventi che condizioneranno anche le strategie per il futuro. Mazzarri e l’avvocato che ne gestisce gli interessi, Beppe Bozzo, si guardano costantemente intorno, mentre Montella, che piace a De Laurentiis, mette pubblicamente il Napoli in cima alla lista dei suoi desideri. Gli è stata proposta dall’agente Vigorelli l’ipotesi dell’Anzhi dove, però, Hiddink a Febbraio ha firmato per 18 mesi, aspettano cosa succede per Inter e Roma, tenendo però sempre come ipotesi più probabile la permanenza al Napoli fino alla scadenza di contratto. Lo Monaco è di ritorno dal Sudamerica, ha rotto ormai da mesi con il presidente Pulvirenti e stavolta lo scontro sembra definitivo. C’è anche il Napoli nei suoi pensieri, De Laurentiis valuta molto quest’idea considerando anche il contratto in scadenza del dg Fassone, l’hanno già contattato Torino e Fiorentina e punta l’occhio verso l’Inter, dove Moratti non sa ancora bene cosa fare. Intanto Bigon ha trovato da tempo l’accordo per il rinnovo del contratto, ma l’annuncio dell’intesa per il contratto triennale ancora non arriva. I motivi sono ancora oscuri, noi intanto stiamo sul pezzo…
A cura di Ciro Troise
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