Si è lasciato dietro la Juventus quando è scivolata in serie B per andare al Barcellona dove Bojan, Messi, Xavi e Iniesta erano già titolari a 19 anni. Era il 2006. «El Shaarawy e Insigne insieme? Non diciamo in quale squadra, ma sarebbe davvero bello vederli giocare ogni domenica. Ci vuole coraggio, fino ad adesso non ne abbiamo avuto tantissimo in Italia ma l’ultimo Milan ha dimostrato che con la linea verde si può anche fare bene». Gianluca Zambrotta, 35 anni, con 98 gettoni occupa il sesto posto nella classifica delle presenze dell’Italia, in coda soltanto a Cannavaro (136), Buffon (128) Paolo Maldini (126), Zoff (124) e Pirlo (99). Campione del mondo a Berlino, affondato all’Ellis Park di Johannesburg nel 2010 nella sfida con la Slovacchia. Sta per completare il corso per allenatore a Coverciano: due giorni fa ha sentito le parole di Galliani che aprivano all’addio del Faraone sulla Msc Fantasia durante la “Crociera rossonera”.
Davvero crede che il Milan dia via uno dei suoi simboli?
«No. Penso piuttosto che il signor Galliani abbia detto una cosa ovvia: se non sei il Psg o il Manchester City non c’è club al mondo che possa dire che un giocatore non sia cedibile. Anche se parla di un giocatore importante e su cui la società ha puntato».
Dalla serie, per ognuno c’è il prezzo giusto?
«È così. Lo scorso anno sono convinto che né Ibrahimovic né tantomeno Thiago Silva erano inizialmente nella lista di chi doveva andare via dal Milan. Ma se poi ti pagano un cartellino in quella maniera, come non venderli?».
Un po’ quello che sta capitando al Napoli per l’affare Cavani?
«Quando il presidente è uno sceicco o uno di questi russi che neppure vedono i bilanci, ovvio che può permetterti di blindare il tuo campione più rappresentativo e ignorare le offerte. Ma se c’è chi offre a De Laurentiis 60 milioni per Cavani, sono sicuro che il presidente non potrà rifiutare. E sono certo che anche i tifosi capirebbero».
Come si sostituisce un bomber da 29 gol a stagione?
«Con un altro che ne fa altrettanti. In Italia non ce ne sono tantissimi, bisogna scommettere su qualcuno che arriva dall’estero e credere nelle capacità dell’allenatore di valorizzarlo».
A proposito: come vede Benitez sulla panchina del Napoli?
«Penso che abbiano preso un allenatore di grande esperienza, uno abituato a prendere di petto le cose, di affrontarle come fosse una sfida personale».
Eredita una panchina dove Mazzarri ha fatto cose grandiose?
«Non sarà facile, però Benitez è abituato a questo tipo di scommesse e ha capacità da vendere».
Tanto per rimanere in tema, ma non è che il dopo Mazzarri somiglia un po’ al dopo Mourinho?
«Quell’Inter era una squadra arrivata al limite, questo Napoli mi sembra che abbia elementi come Hamsik e Insigne intorno a cui far ruotare l’intera formazione. Insomma, lo attende un compito meno complicato di tre anni fa».
Come le pare la sua ex Juve?
«Va bene, oltre le aspettative: è tornata a dominare in Italia, ha fatto vedere un buon calcio e ha i numeri per essere tra le protagoniste anche della prossima Champions».
Che giudizio dà al Napoli?
«Credo che uno dei segreti del successo degli azzurri sia quello di avere un gruppo forte, unito, che si conosce da tanto tempo, che non ha mai smesso di lottare e che ha sempre voglia di vincere».
Con Benitez si ricomincia da zero, però?
«Quando arriva un nuovo allenatore può essere addirittura meglio: si ritrovano gli stimoli, si pensa a dare il massimo per dimostrare il proprio valore.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
L.D.M.
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