Mertens arriva a Napoli per smentire la tradizione che vuole i suoi connazionali fallire all’ombra del Vesuvio. Sotto questo aspetto, i precedenti non sono affatto confortanti: se il giovane El Kaddouri, giunto in comproprietà col Brescia, può ancora crescere, Bertrand Crasson ed Oliver Renard richiamano alla mente periodi decisamente bui della storia del club azzurro. Oggi, con ben altre ambizioni, il Napoli vuole puntare ad arrivare fino in fondo sia in Serie A che in Europa, dove il cammino del club di proprietà di Aurelio de Laurentiis si è già incrociato più di una volta con quella del ventisettenne attaccante belga: sia nel 2010, quando vestiva la maglia dell’Utrecht, che nella scorsa stagione, da giocatore del PSV, Mertens ha ben figurato contro gli azzurri, rendendo chiaro il perchè, nel 2009, l’Utrecht abbia deciso di focalizzare le sue attenzioni sul miglior talento della Eerstedivisie, così come riconosciuto dalla giuria che gli assegna il De Gouden Stier, il Toro d’Oro, premio consegnato al miglior giovane della seconda serie.
All’ombra del Dom, Mertens ha segnato 16 gol in 65 presenze, ma il passo successivo della sua carriera, ovvero l’approdo al PSV Eindhoven (che per soli 15 milioni ha portato via dal Galgenwaard Stadion lui e Strootman, altro obiettivo del Napoli), gli garantisce di raddoppiare il suo score: in due anni, con praticamente lo stesso numero di presenze, Mertens è arrivato a segnare ben 37 reti, più del doppio rispetto a quanto visto con la maglia dell’Utrecht. Buon segno, quindi, per i tifosi del Napoli, che non possono che augurarsi di poter ammirare il talento di questa seconda punta brevilinea che ama partire da sinistra pur essendo di piede destro.
Nello scacchiere tattico di Benitez, infatti, Mertens può collocarsi quasi indifferentemente in ogni posizione alle spalle della prima punta, così come accadeva ad Eindhoven e come succede con la nazionale belga, con la quale ha esordito nel 2011 raccogliendo quasi 20 presenze. Dribbling, rapidità nel breve e velocità di esecuzione sono le sue armi migliori, ma non va dimenticata la sua capacità di calciare da fermo. Esistono delle perplessità, maturate negli ultimi anni di Eredivisie, sulla sua capacità di essere decisivo, vista la tendenza a scomparire nei match “che contano”. C’è da dire, a sua discolpa, che nelle gare in esame non solo lui, ma tutto il PSV ha fallito l’approccio ai big match, finendo col regalare alcune partite agli avversari. Ovviamente, anche in questo caso, sarà compito del suo prossimo allenatore affidargli i giusti compiti ed aiutarlo a calarsi in una realtà, quella napoletana, che può esaltarti o bruciarti in fretta.
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