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Skrtel – Grinta e velocità. Guerriero d’area di rigore

Il costo del suo cartellino è di 12 milioni di euro

A Liverpool non impiegarono molto ad apprezzarlo. E anche a cambiargli nome. Così, l’impronunciabile Skrtel diventò subito e più semplicemente: “The Terminator” . Alto (191 centimetri), spalle larghe, un’aggressività positiva che a volte neppure lui riesce o, meglio, riusciva a tenere a bada, infatti, quel giovanotto slovacco nato tra il verde degli abeti e il nero del carbone di Handlovà, ha il fisico di un gigante e il carattere d’un guerriero che non s’arrende mai. Che magari va giù, ma si rialza. Come gli è capitato già due o tre volte nella sua esperienza inglese. “Pensavo di non giocare più a pallone” , confidò infatti quando, in un match contro il City, gli partì un ginocchio. Dissero che ne avrebbe avuto per otto mesi, invece il danno si rivelò assai meno grave e ne ebbe solo per otto settimane. Però la strizza fu notevole per lui. Che poi, più in là nel tempo, rimediò anche due fratture: una al piede e l’altra alla mascella. Perché lui è così: una roccia che magari traballa, ma non si spacca mai. Altrimenti che “Terminator” sarebbe!

LE QUALITA’ – Aggressivo, veloce, abile di testa. Ma di lui Rafa Benitez, nel 2008 a caccia d’un buon sostituto dell’infortunato Daniel Agger, nella scheda che presentò al Liverpool scrisse anche: atleta di gran forza, eccellente nei contrasti, resistente alla fatica e anche con un ottimo senso della posizione. Poi, ovviamente, c’è anche qualcosa che non va: l’eccessiva propensione al cartellino giallo, per esempio (ma negli ultimi tempi s’è dato una regolata) e poi il tiro. Innanzitutto il tiro. Soprattutto il tiro. Ma poiché Martin Skrtel è un centrale difensivo, la cosa può avere un’importanza relativa. Certo, però, è anche una stranezza. Perché sino a 16 anni il futuro “Terminator” era stato un attaccante. Lui, destro naturale, giocava a sinistra ma in verità non faceva tanti gol. Un giorno, però, il ct d’una delle formazioni giovanili nelle quali lui giocava, si ritrovò senza stopper e, anche in nome della sua altezza già abbondante, gli chiese d’inventarsi difensore. “Pocuvat” , obbedisco, disse il giovane Martin e fu la svolta della sua vita e della sua carriera. E pensare che da bambino il suo sogno era quello di diventare un campione dell’hockey su ghiaccio.

CAMBIAMENTO – Dal Trencin (squadra della sua regione che con un gol di Brugnera la Fiorentina sconfisse nella finale della Mitropa Cup del ’66) allo Zenit di San Pietroburgo, il passo fu abbastanza rapido e importante. Altro calcio, altro mondo, altro contratto nella città fondata da Pietro il Grande sul delta della Neva. Quattro stagioni, 74 presenze e 3 gol e sempre un profilo alto di difesa. Abbastanza, insomma, per finire sulle liste buone dei buoni club d’Italia e d’Inghilterra. Lo notò la Juve, infatti, ma non se ne fece nulla. Lo volle Benitez in Premier, invece, quando ebbe bisogno d’un difensore grande, grosso, ma anche veloce e ancora con ampi margini di miglioramento. Ebbene, ebbe ragione il coach del Liverpool. E’ stato sotto la sua guida, infatti, che Skrtel, prima in coppia con Carragher e poi con Agger, s’è trasformato in “Terminator” imparando anche a frenare l’irruenza e i cartellini gialli.

LUI E LIVERPOOL – Quattro stagioni e mezzo, al Liverpool, infatti. Con 119 presenze in Premier e 5 gol; 9 partite nelle coppe inglesi e 1 gol e 28 match europei, però senza mai segnare. Una bella esperienza, insomma. E, forse, ora anche la voglia di cambiare aria, Paese e campionato. La voglia, forse, di trasferirsi qui in Italia. Magari proprio in quel Napoli del quale gli ha detto tanto bene il suo amico e compagno di Nazionale Marek Hamsik. Valutazione: 12 milioni. Se il Liverpool abbassa un poco le pretese?

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

A.S.

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