Fernando Signorini, ex preparatore atletico di Maradona e dell’Argentina, è un amico della famiglia Higuain. Quando Fillol allenava il Racing, sette anni fa, Jorge Higuain, il papà di Gonzalo, faceva il secondo e Fernando rivestiva il ruolo di preparatore atletico. «Quante chiacchierate con padre e figlio su Napoli e sul Napoli. Jorge voleva sapere tutto degli anni vissuti con Diego sotto il Vesuvio, io gli parlavo e Gonzalo ascoltava. Voleva che gli raccontassi qualche sfida contro la Juve e il Milan, quelle partite che hanno reso immortale il mito di Diego e del Napoli anche in Argentina. Gonzalo neanche aveva vent’anni e giocava nella primavera del River, aveva come riferimento il papà che è stato un discreto giocatore. Io gli dicevo scherzando: stai tranquillo, non ci vuole molto a diventare più bravo di tuo padre…».
Quando decise Maradona di convocare Higuain nella Seleccion?
«Eravamo in tournèe diretti a Mosca, incrociammo il Real all’aeroporto di Madrid. Diego non lo convocava perché c’era abbondanza di attaccanti, qualcuno tra Milito, Lopez e Aguero rischiava di stare fuori. Presentai, anzi quasi raccomandai, Gonzalo a Maradona, che poi mi disse: okay, farò seguire il tuo amico. Ricevette ottime relazioni, lo convocò, giocò con noi i Mondiali in Sudafrica facendo anche tre gol in una sola partita contro la Corea. Da allora non è più uscito dal giro della Seleccion».
Può essere lui l’erede di Cavani in azzurro?
«Quello che ha fatto Cavani con la maglia del Napoli è una cosa che accade ogni 15-20 anni. Però mi stupisce il fatto che tra Real, Chelsea e Napoli, alla fine Gonzalo abbia optato per il Napoli».
C’era anche il Chelsea?
«Sì, Mourinho l’ha sempre apprezzato e l’avrebbe portato volentieri a Londra, noi amici infatti sapevamo che stava per firmare con gli inglesi. Per lui al Chelsea sarebbe stato tutto più facile, anche a livello ambientale».
Lasciare Madrid non è cosa di tutti i giorni.
«C’era troppa concorrenza. Higuain ha giocato molto meno di Ronaldo eppure la sua media gol in Spagna è stata impressionante».
Cosa o chi gli ha fatto venire l’idea di cambiare aria?
«Innanzitutto il fatto che due suoi amici ed ex compagni, Albiol e Callejon, avevano già preso la strada di Napoli. Benitez che parla spagnolo è un altro argomento per niente secondario. Alla fine avrà prevalso lo stimolo di intraprendere una nuova avventura e poi Napoli è un posto fantastico per gli argentini».
La sua caratteristica migliore?
«Fisicamente è devastante, esprime una forza in progressione che pochi hanno. Dopo Batistuta, il calcio argentino non aveva più avuto giocatori con queste stesse doti. Ha grande resistenza, lavora molto e in allenamento non si tira mai indietro».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
L.D.M.
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