Ci sono amicizie nel calcio senza troppi aggettivi e con pochissime parole, solo sostanza. Ci sono storie senza polemiche, contrapposizioni o rivalità esagerate. C’è un presidente come Daniele Sebastiani, 48 anni compiuti, che ha stretto un legame col suo collega Aurelio De Laurentiis. Più che un’intesa è un omaggio alla semplicità, spesso si fonda attraverso una stretta di mano o un omaggio.
C’è anche e soprattutto un proliferare di talenti che viaggia su un ideale asse che non sta al Barcellona né alla Juve, ma tra il Pescara e il Napoli. E da lì che sono nate e nasceranno diverse operazioni di mercato ma anche piani di sinergie per andare oltre le obsolete strategie del calcio. Certo, un rapporto così matura con più facilità tra due terre di mare, sciroccose e creative, abbastanza simili per le trasmigrazioni di napoletani verso la città dell’Adriatico. Le radici sono dove le senti. Come le parole di Sebastiani, imprenditore specializzato nel settore della locazione finanziaria e operativa. Parole che possiedono peso e rotondità e diventano dense di esclamativi quando egli accenna alla brutta annata della sua squadra e alla retrocessione.
Sarà una partita di buon vicinato, ma lei si aspettava un campionato così importante per il Napoli?
«Ho un buon rapporto con Aurelio De Laurentiis, mi piace definire il match di sabato l’incontro tra club amici. Un super Napoli me lo aspettavo, eccome. Ero tra coloro che lo avevano pronosticato anche in lotta per lo scudetto. E per almeno tre buoni motivi: un organico importante pur se non completo per far fronte a due o tre manifestazioni, una società solida e un allenatore molto bravo».
Il Napoli provò a prendere Verratti. Come andò la trattativa? Lei si adoperò per convincerlo ad accettare il Napoli piuttosto che la Juve prima e infine il Paris Saint Germain? C’era un accordo sulla base di 12 milioni, si dice che a farlo saltare fu il suo procuratore e il timore che Mazzarri non lo utilizzasse.
«L’affare Verratti si concluse in dieci minuti. De Laurentiis mi disse perentorio: lo prendo io, chiudiamo subito, oggi stesso. Gli chiesi di farlo restare un altro anno, così avrei convinto Zeman a non partire e si sarebbe sgombrato il campo da eventuali no di Mazzarri. Aurelio era d’accordo. Tuttavia qualcuno aveva venduto la pelle dell’orso prima di catturarlo promettendolo alla Juve. Passai una notte a convincere Verratti ad accettare il Napoli, gli spiegai per filo e per segno la trattativa e la possibilità di restare un altro anno da noi. Toccai le corde dei suoi sentimenti: la sua città, il Pescara del quale è tifosissimo, la prospettiva Napoli. Purtroppo andò diversamente. Successivamente l’accordo fu chiuso con il Psg».
Da Verratti a Quintero, il ragazzo sta catturando l’interesse dei più grandi club europei: il Napoli l’anno scorso la affiancò per prenderlo. Sarebbe possibile quest’anno ripetere l’operazione?
«Veramente ho fatto tutto da solo, perché è sempre stato un mio obiettivo. Mi dispiacerebbe se lasciasse l’Italia. Quest’esodo dei talenti è un grave problema del nostro calcio, vanno via non solo per i soldi ma perché in altri paesi ci sono molte più opportunità. Specchio dei tempi: dopo la fuga dei cervelli, assistiamo a quella dei talenti dai piedi buoni. Ecco perché credo sia possibile una sinergia col Napoli per trattenere questi ragazzi. Ho cercato sempre di agire così».
Lei ha chiesto Insigne junior al Napoli?
«Lo abbiamo seguito, come altri ragazzi della Primavera. La nostra area scouting ha sondato bene il terreno, ci sono buone relazioni su Tutino, Fornito e altri. Ma anche dei nostri giovani possono interessare il club azzurro. I nomi? Capuano e Cosic, validi centrali di difesa».
E Vladimir Weiss, il centrocampista stretto da una clausola rescissoria legata al ritorno in B del Pescara. C’è anche il Napoli oltre al City?
«La clausola è più che altro un gentlemen agreement col suo procuratore Raiola. Un accordo lo troveremo. Spero possa vestire l’azzurro».
Così come Perin, il portiere paragonato a Buffon.
«Su Marco metto la mano sul fuoco, lo consiglio vivamente al Napoli che so, segue piste che portano a nuove leve di portieri, lì potrà trovare un mio corregionale che gli insegnerà tante cose. Alludo a De Sanctis».
Il nome Perin lo ha scritto a De Laurentiis in uno degli sms che vi siete scambiati quando lui era alla Maldive, oppure nel biglietto che ha accompagnato quella pregiata bottiglia di vino che lei ha regalato al presidente del Napoli?
«Ci siamo sentiti, ma solo per fissare l’incontro che avremo prima della partita di sabato. L’omaggio? Una bottiglia di un leggendario Valentini del 2007, il trebbiano giudicato in assoluto il miglior vino italiano. Aurelio ama questi prodotti che si fondano sulle materie prime, con interferenze minime, senza interventi chimici, lieviti innaturali e controlli esasperati. Che aggiungere? Da buoni amici, leviamo anche i calici».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro