E’ qui la testa: in una vigilia da assorbire per intera, in un silenzio da utilizzare con cura per definire i dettagli, nella preparazione (maniacale) d’una sfida che sa di Champions (ufficiale perché diretta). Il futuro è adesso: e tra un’ora e mezza (calcistica) si potrebbe cominciare a scorgere qualche sagoma all’orizzonte e capire cosa sarà di quel Napoli che ha fatto venire ad Hamsik l’ansia da competizione e il desiderio di comunicarlo a quel macrocosmo che va a cliccare sul proprio sito. «Speriamo di festeggiare a Bologna». Si gioca e si pensa, palla a centro e meditare: perché intanto, al di là del suono (pieno) d’una sfera che racchiude in sé una trentina di milioni di euro circa, c’è un destino da scegliere.
MENO TRE – Si comincia dalla cronaca asciutta: e c’è Bologna-Napoli, il primo match point per timbrare il passaporto e cominciare a volare, ma mica con la fantasia, realmente, verso i sorteggi della Champions, in quella dimensione da sogno che per concretizzarsi avrà bisogno di un’altra vittoria soltanto, da afferrare stasera o domenica con il Siena o con la Roma e con i titolarissimi rinunciando al turn-over, puntando forte sulle certezze d’una squadra che sa bene cosa ottenere e come ottenerlo. L’arimetica è divenuta ormai un’opinione che avrà poi bisogno d’una relazione: del domani non v’è certezza, ma segnali chiarissimi e una verità che Mazzarri svelerà soltanto alla fine del campionato, non a secondo posto matematicamente conquistato. «Per ora devo inseguire quel successo che ci manca per arrivare laddove tutti vogliamo, poi saprete ciò che avrò deciso. Per il momento, mi concedo soltanto attenzioni al campionato e al tabù-Bologna».
